Amico libro. Rubrica letteraria di Alberto Alfieri Bordi. MATERIA REDENTA – raccolta di poesie di Marina Petrillo

Mercoledì 13 Settembre 2023 08:05
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I suoi versi metaforici sembrano modulare lo spazio ed il tempo intorno ad un punto nevralgico, le sue parole scavano la realtà più profonda con un linguaggio remoto e futuro al tempo stesso, non certo acquisibile ad una lettura superficiale

 

Ho conosciuto e frequentato Marina Petrillo negli spazi del Viminale, entrambi colleghi al servizio dello Stato, e di lei mi ha sempre colpito, come penso a tutti, la sua bellezza classica, lunare, quasi metafisica, che nel corso del tempo si è sublimata in una sensibilità metafisica, espressa in una vena poetica profonda, inconfondibile, quasi criptica, direi anche antica e per questo ancora più rara e suggestiva. Di recente Marina ha partecipato alla rassegna "La porta magica" a Roma ma i suoi incontri letterari, sempre raffinati e quasi intimistici fino ad apparire blindati, sono  stati numerosi e sempre apprezzati; tra i tanti citiamo la partecipazione alla rassegna ” Inchiostro blu “ di Formello ed alla vetrina poetica nell’ambito del festival di Spoleto del 2014. Ha iniziato a scrivere poesie fin da piccola, pubblicate da una casa editrice di Venezia. E’ nata a Roma, città nella quale da sempre vive. Ha pubblicato l’unico libro “Il Normale Astratto” (1986) per Le Edizioni del Leone. Le sue poesie sono apparse su antologie e premi letterari.  La raccolta di poesie  Materia redenta (2019) è sempre stata oggetto di attente riflessioni da parte di studiosi ed amanti della poesia. Tra questi merita attenzione il commento impolitico di Giorgio Linguaglossa. Si occupa anche di hanami (godere nella contemplazione della fioritura) al laghetto dell'Eur, attività, a suo dire, di grande aiuto nella sollecitazione della  vena poetica e meditativa.

Materia redenta

La poesia della Petrillo predilige l’espressione figurata, nella quale il letterale e il figurato funzionano come categorie proposizionali della differenza problematologica. Ad esempio nel sintagma «Io diffuso ad Uno», siamo indotti a ricercare altro da ciò che è detto in ciò che è detto attraverso ciò che è detto. Decifrarne il senso implica l’atto di aderire ad un universo concettuale e metaforico dominato dalla contradiction adiecto e dalla tautologia dove l’enunciato è risposta ad un altro enunciato secretato, risposta alla questione del senso, impossibile a dirsi e a dire se non mediante un atto linguistico figurato.

Commento impolitico di Giorgio Linguaglossa

Forse nessun’altra poesia quanto questa di Marina Petrillo comprova quanto asserito da Adorno: «I segni dello sfacelo sono il sigillo di autenticità dell’arte moderna».

Quanto più la soggettività si rifugia nell’unico posto in cui può rinserrarsi, nella pura interiorità, ecco che essa fuoriesce non domata e reclama la forza costrittiva della «forma» per essere espressa. La lirica di Marina Petrillo si trova tutta qui, in questo imbuto, in questo nodo scorsoio dove forza e debolezza, espressione e anti espressione, lirica e anti lirica si trovano fuse in un unico maelström, in lotta reciproca, perché il «domato» si converte subito in «inespresso», e il «non domato» diventa «espressione», espressione poetica, infirmata e inferma, codicillo del dolore, codificazione dello sfacelo. Ecco la ragione della versificazione franta, spezzata, in punta di stilo, in punta di piedi, per dire cose che non si possono dire con il linguaggio di tutti i giorni, come quando la poetessa romana ci dice, quasi in sordina e in diminuendo, in modo elusivo: «Sappiamo della nostra presenza».

Vedi l’intero commento   GIORGIO LINGUAGLOSSA - Marina Petrillo

 

Estratto di Poesie di Marina Petrillo, da “Materia redenta” (2019)

 

Di passo in passo
l’orma conduce al sentiero.

Lieve eco ne ebbe il giardino della pre-eternità.

Inquieta fu l’ombra sospesa

sino a trarre del segno la traccia.

Scese in polisemia

ponendo divario tra sé e l’assoluto.

Incontro fece del Vate

lì dove si svela grande il progetto

a parola riflesso.

Saprà di essere

senza dismettere alcuna cosa.

Un buco le attraversa il torace

in respiro di vento.

Non è mai esistita abbastanza.

 

****

 

Ha cantato in giorno di festa

il migrante uccello

verso altra forma assorto.

Dimentico del cielo, cangiante

nella spessa terra brulla

solo giace in cinereo spazio.

Compone uno spoglio verso

cui giunge dimora il suono

a misterioso ricordo del notturno andare.

Torna la sera

ed accende rare luci.

Sconfitto dal dilagare

di un dolore alla mente ignoto

ne accoglie l’umano sentimento

come potesse sottacersi l’indefinita specie.

In destino traduce minute briciole

di pane

sino a scomparire in nube passeggera.

Senza ausilio dell’incerto azzurro

preghiera trasuda il doloroso andare.

Come fosse l’ultimo prima

del mormorante radioso commiato.

appare a tettoia di cielo.

Palafitta posta in sommità

da gravoso vento scalfita.

Dolmen di antiche genie,

quando gli Dei abitavano luoghi e le conchiglie

erano loro monili.

Il mare ondoso dei sibili notturni

stordisce a nenia,

tra navigatori rapiti da smerigliati brusii.

Non sopravvivono gli orizzonti

se a macchia mediterranea serpeggiano

in siepi dilaganti a dirupo.

In breve respiro, solo gli abitatori del firmamento

traggono vita.

Per gli umani, stupore il creato

a segno contrario di infinito.

****

oltre la croce abbagliata dal sole

fu percepita la linea di un fiore

 

il cui stelo in gemma di legno

sosteneva una corolla dolente

di petali infranti.

Le foglie forate in rugginosa

rovina traevano linfa da un fondo odoroso

mentre, del transito umano,

una piccola goccia leniva l’inganno

di un tempo avverso all’amore.

Del fiore in sua vita visione

ne ebbe lo Spirito che ogni cosa

in Segno traduce

per cui la Morte parla alla Vita

come una madre e, in sua cura,

risorge, sì che in profumo

torna all’Essere, in gioia

 

 

Materia redenta di Marina Petrillo -  Pasquale Gnasso Editore, 2022 è disponibile  per l’acquisto su internet al costo di 12 euro nella nuova edizione