Il carcere romano di Regina Coeli. A cura di Riccardo Davide Montalbano

Sabato 25 Febbraio 2023 10:30
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Un Detto popolare romano, pubblicato nello "Lo scalino", antico giornalino interno dei detenuti, recitava che “A via de la Lungara ce sta 'n gradino, chi nun salisce quelo nun è romano e né trasteverino”.

 

 

 

Regina Coeli non può che evocare il carcere ottocentesco di via della Lungara che prende il nome dal vecchio monastero  sorto in quella strada per volere  di Anna Colonna, moglie di Taddeo Barberini. I lavori per l’edificazione del convento iniziarono  il 1 settembre 1643. Nel 1873 il monastero venne confiscato per essere adibito  a stanze per  detenuti e condannati a pene brevi. Nello stesso anno il vecchio monastero delle Mantellate, attiguo a Regina Coeli, viene adattato a carcere femminile e tale resterà fino al 1959, anno in vui le detenute saranno trasferite nel nuovo carcere costruito in località Rebibbia.

Tale carcere femminile ha ispirato anche la canzone intitolata Le Mantellate, scritta da Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi per Ornella Vanoni ed eseguita in seguito anche da interpreti di canzoni popolari romane, tra cui Alida Chelli e Gabriella Ferri.

Il testo recita:  Le Mantellate so' delle suore, ma a Roma son soltanto celle scure; 'Na campana sona a tutte l'ore, Ma Cristo nun ce sta dentro a 'ste mura, Ma che parlate a fa'?Qui dentro ce sta solo infamità. Carcere femminile ci hanno scritto, sulla facciata d'un convento vecchio, sacco de paglia al posto de' 'sto letto, mezza pagnotta e l'acqua dentro ar secchio. Tre mesi che me svejo e che t'aspetto, cent'anni che s'è chiuso 'sto portone…

Solo nel 1891 fu terminata la costruzione dell’avancorpo in via della Lungara. Con l’instaurarsi del periodo fascista fino al 25 luglio 1943 il sesto braccio del carcere venne riservato ai detenuti politici. Nelle celle del carcere furono rinchiusi numerosi antifascisti, da Gaetano Salvemini a Francesco Fausto Nitti, che descrisse i disagi subiti e le celle di rigore. Tra i nomi illustri figurano anche Alcide De Gasperi, Antonio Gramsci, Riccardo Bauer, Luchino Visconti. Solo dopo il 25 luglio 1943, grazie all’intervento di Badoglio, i detenuti antifascisti furono scarcerati.

Con la caduta del regime, il carcere si andò a riempire di fascisti, gerarchi, ministri, prefetti e funzionari. Dopo l’8 settembre, iniziata la Resistenza anche a Roma, i nazifascisti occuparono il carcere in cui rinchiusero partigiani ed antifascisti.  Il comando tedesco occupò poi il terzo braccio  sottraendolo al controllo italiano. Un’altra pagina tragica della storia di regina Coeli fu la vicenda delle Fosse Ardeatine. Dal carcere romano infatti furono prelevati cinquanta detenuti da inviare nelle cave sull’Ardeatina per essere trucidati come rappresaglia per la morte di trentatre soldati tedeschi  uccisi nell’attentato partigiano di via Rasella. La lista dei detenuti fu compilata da Pietro Caruso, questore di Roma, che pagherà la sua collaborazione al nazifascismo con la condanna a morte, eseguita a Roma, al Forte Bravetta, mediante fucilazione il 22 settembre 1945.

Le vicende del carcere romano per antonomasia nel dopoguerra sono seguite con l’arresto di Arnaldo Graziosi  condannato per l’omicidio di Maria Martirano, moglie di Fenaroli. Va ricordato come nel 1958 il papa Giovanni XXIII fece visita ai detenuti in questo istituto di pena che oggi accoglie più detenuti comuni  e non è annoverato come carcere di massima sicurezza.

Una pagina importante nella storia di quella che è, amministrativamente, la casa circondariale della capitale fu scritta, il 24 gennaio 1944,  da Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, futuri presidenti della Repubblica. Quel giorno i due esponenti dell’antifascismo evadono dal carcere di Regina Coeli insieme a cinque loro compagni socialisti di prigionia. Furono arrestati il 18 ottobre 1943 e rinchiusi nel braccio nazista del carcere romano, condannati a morte in attesa dell'esecuzione. Saragat, intervistato da Gianni Bisiach nel 1977, ricorda l'atteggiamento sereno di Pertini in carcere. Dopo lo sbarco di Anzio i socialisti organizzarono l'evasione. La ricostruzione filmata degli avvenimenti che li portarono alla libertà con l'aiuto degli agenti carcerari che favorirono l'evasione, rischiando la propria vita.

A partire dagli anni 90, la maggioranza dei detenuti ristretti nel penitenziario trasteverino sono stranieri, provenienti da ogni parte del mondo. La loro massiccia presenza è legata al fenomeno dell’immigrazione che vede Roma come punto di appoggio di almeno il 25% di tutta la popolazione straniera presente sul territorio italiano. Il carcere è strutturato per accogliere 628 detenuti, ma al gennaio 2023 le presenze  risultano essere 996, di cui 500 stranieri.

La II e la IV domenica di ogni mese è possibile partecipare alla Santa Messa all’interno della Casa Circondariale Regina Coeli, previa richiesta di partecipazione che deve pervenire almeno 15 giorni prima della domenica. Per i gruppi parrocchiali inviare elenco con nome-cognome-luogo e data di nascita con la residenza, accompagnata da una lettera del Parroco. In queste occasioni è consuetudine portare dolci e beni di prima necessità per i detenuti indigenti.