

Il piccolo municipio nell’area de La Storta costituisce l’ideale per una gita improvvisata a soli 20 minuti di distanza dal centro della capitale
Un pezzo di Raccordo, un tratto della Cassia ed ecco che la domenica si tinge di verdi vallate, di acque limpide e di profumi intrisi di storia medievale ma anche etrusca, perché in realtà siamo nel Parco di Veio. Lasciata la macchina sul ciglio della strada del paesino che deve il suo nome ad un insula romana ed alla nobile famiglia dei Farnese, una piccola salita e qualche gradone ci portano già nella piccola piazza del borgo dove sorge la chiesa di S. Sancrazio. Vicino ai resti di una tomba etrusca incastonati nel muro di ingresso al castello, si passa sotto un’arcata che ci conduce in una sorta di chiostro atipico, poco luminoso a causa di pitosfori e oleandri monumentali, dove fa bella mostra di sé un pozzo di assoluta bellezza, vicino a scalinate che conducono ai piani alti del maniero. Più avanti ci si può affacciare ad una terrazza panoramica del castello, di cui non sono facilmente identificabili le fattezze. Nelle casette tipiche della campagna romana ci sono tanti fiori e qualche antefissa etrusca a ricordare la storia più antica del luogo. Proseguendo sull’altro lato della piazza si scende fino al vecchio forno ancora in funzione. La stradina che conduce al Parco di Veio ed alle cascate del vecchio mulino è ben segnalata ma l’incontro con vetture in senso opposto rende difficoltoso il transito nel primo tratto. A piedi si arriva al vecchio mulino con le mole in bella vista, ma accan
to c’è un parcheggio per chi abbia problemi di deambulazione. Le cascatelle sono molto belle a vedersi anche se non imponenti , con un movimento di acque piuttosto modesto. Passando per il ponticello prospiciente si percorre un sentiero battuto, ricco di vegetazione e di pareti di tufo. Attraente e divertente per i più piccoli, una spelonca bassa, buia e stretta che ti conduce ad una uscita poco più avanti. Superata l’area piana degli scout, si può proseguire per l’ingresso al parco di Veio, spesso chiuso per lavori, ma ricco di scavi e reperti tra i quali l’Apollo di Portonaccio. Si tratta di una statua in terracotta di epoca tardoarcaica, attribuibile alla scuola dello scultore etrusco Vulca, rinvenuta in questa area nel 1916. Faceva parte di un complesso di sculture in terracotta in dimensioni pari al vero, poste a decorazione del columen (la trave di colmo) del tetto del tempio consacrato alla dea Minerva. L’aria frizzantina del fuori porta, la passeggiata e l’atmosfera del borgo medievale, si sa, fanno venire appetito e le risposte della ristorazione locale non mancano. In primis la trattoria Antico mulino, praticamente sopra alle cascatelle, una location suggestiva, fiore all’occhiello di un locale molto frequentato, accogliente e rustico, dal servizio accurato ed un ottimo rapporto qualità prezzo. Lungo via Isola Farnese al n.140 c’è la trattoria di campagna Vai o rimani, cucina tradizionale, forno a legna, piatti tipici ed un'atmosfera semplice ed accogliente. La nostra scelta si orienta, con felice intuizione, sulla Fattoria di Clotilde, un ampio ristorante sulla via Cassia 1844 dotato di parcheggio, capace di soddisfare la clientela più varia grazie ad un locale molto grande, ad una buona organizzazione e ad un servizio efficiente e cortese. Le pietanze sono ottime e non banali, le porzioni molto abbondanti, i prezzi contenuti.
Segnaliamo la focaccia con puntarelle e porchetta (10 euro), una bruschetta cicoria e salsiccia (7 ) , piuttosto grandi e squisite Di pari attrattiva il tagliere di Clotilde (16) per due persone, anch’esso monumentale, carico di affettati e formaggi a KM zero. Primi piatti notevoli, di terra e di mare (a 13 euro): sugli scudi i tonnarelli spigola e datterini, gli spaghetti alle telline, le fettuccine pachino, galletti, salsicce e pecorino. Per i secondi molto apprezzate le guance di manzo brasato con purè, il petto di vitella cotto a legna con contorno di patate ed il roasbeef ai funghi porcini, tutti sui 16 uro. Qui vale la pena limpegnare le mandibole con la fiorentina all’italiana (peso di circa un KG) con chips al sale (prezzo 48 euro), bastevole per tre persone. Vino della casa andante, delizioso il pane. Il dolce di Clotilde, fatto in casa, a base di zabaione e frammenti di cioccolato, è commovente ma merita attenzione anche il tris. Ristorante da annotare nella lista dei buoni indirizzi intorno a Roma; l’atmosfera è piacevole, rilassata, conviviale. Di sera funziona anche la pizzeria. Qui non manca nulla.






