Il talento innato di Fabrizio Caporello è quello di usare il pennello come il grande pittore olandese ed è difficile distinguere un originale da una “copia”. Ero finalmente pronto a questo incontro elettrizzante, ennesima puntata delle mie “interviste impossibili”, e nella stanza diacronica stavo aspettando proprio lui, Vincent Van Gogh.
Mi ero preparato un po’ di domande sale e pepe, alcune scontate, alcune inedite ed un po’ particolari (i rapporti con il medico Gachet, la religione, i cinque fratelli, l’amicizia con altri pittori, le lettere al fratello Theo, il suicidio), ma non ebbi modo di iniziare perché il grande pittore dei “girasoli”, preso da un evidente fastidio, senza neanche accomodarsi o stringermi la mano, mi dice di avere un grande problema, invadente ed assorbente. “Ho scoperto che da un po’ di tempo c’è un tizio che si diverte a riprodurre i miei quadri convinto di farli meglio di me”, - queste le sue parole dirette e concitate – “lei deve scoprire chi e, in quale secolo vive e come fa ad essere talmente bravo da riprodurre in modo esemplare i miei capolavori.”
Ovviamente l’intervista con l’autore dei “mangiatori di patate” era svanita ed era oramai inevitabilmente condizionata all’esito della individuazione del suo epigono sconosciuto. Da quel giorno mi misi a ricercare in ogni direzione, spaziale e temporale il clone di Van Gogh: libri, mostre, pinacoteche, siti internet, biografie di artisti ed altro ancora, ma nulla di serio; avevo trovato qualcosa ad una mostra internazionale sui “falsari d’autore” ma nessuno ero così abile da mettere in crisi il grande Vincent.
Avevo da tempo deposto ogni velleità di successo su questa storia quando, come spesso succede nella vita, la vicenda del misterioso pittore si riapre a sorpresa e prende una svolta inattesa quando meno te l’aspetti. Mi trovavo infatti al bar della Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno intento scambiare due chiacchiere con Maurizio, geniaccio dell’informatica e di altro ancora, quando mi passa accanto un tipo alto e magro, un portamento da bohemien e sotto al braccio l’inconfondibile sagoma della chiesa di Auvers, il celebre dipinto di Van Gogh. Lo avvicino con slancio felino e gli chiedo con discrezione vivace qualcosa di quel quadro sotto il braccio. Poche parole mi bastano a capire che era lui il personaggio che poteva fare ombra al pittore olandese, o forse dargli ancora più luce, rinverdendo una pittura che, per molti, non ha uguali nella storia dell’arte. Fabrizio Caporello lavora alla SSAI, luogo di cultura e di arte per antonomasia, e proprio li ha scoperto di avere questo straordinario talento nel riprodurre fedelmente i quadri di Van Gogh che riesce a realizzare mantenendo tratti, colori e dimensioni originarie. Per chi conosce la pennellata di Van Gogh, breve e pastosa, sa bene la difficolta di un tale stile, ma per Fabrizio è un dono della natura che ha attraversato il tempo e lo spazio per riconsegnargli metaforicamente, dopo un secolo e mezzo, il pennello di un artista eccelso come l’olandese.
Andando sul sito www.quadrivangogh.it possiamo renderci conto del suo straordinario talento che si accompagna ad un carattere schivo che rende questa sua prerogativa artistica ancora piu preziosa e peculiare. Ci sono molti, tra amici ed amanti di pittura, che vorrebbero avere uno dei suoi dipinti, rappresentazioni che e riduttivo chiamare semplicemente “copie”, e che puoi vedere nel suo sito, spesso confrontate con gli originali. Il fatto è, come dice Fabrizio, che ci vuole tempo e le giornate sono di sole 24 ore, soprattutto per chi lavora, ha impegni familiari e avrebbe tanta voglia di fare arte...