ICIDH2, non una formula chimica né un acronimo criptato ma una innovativa classificazione dettata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per descrivere e misurare la disabilità

Lunedì 04 Ottobre 2010 00:00
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L'importanza dell'indicatore “Daly's”. Di Guido De Filippi

World Health Organization“La pubblicazione del marzo 2002, del ICIDH2 (International, Classification of Impairments, Disabilities and Health 2) da parte dell OMS propone una classificazione come standard internazionale per descrivere e misurare la salute e la disabilità. L’atto dell’OMS costituisce una radicale innovazione nell’approccio conoscitivo della disabilità e supera la precedente classificazione ICIDH.

L’idea base è che la disabilità non e una situazione che riguarda le singole persone rispetto al gruppo maggioritario di “ non disabilita”, ma riguarda tutte le persone in quanto componenti del gruppo sociale di cui il disabile è una costante o – detto in termini di sistemi matematici – è una variabile attesa. Gli strumenti di accertamento perciò costituiscono un “modulo integrato” bio-psico-sociale che pur sempre dall’accertamento delle condizioni di salute delle persone osservate ma valutate, ora nella loro interazione con i fattori ambientali, nella convinzione che non ci possa essere definizione di disabilità se non attraverso la valutazione del modo di interagire dell’individuo con il contesto ambientale nel quale esso vive”.

L’OMS ha coniato un nuovo indicatore, definito Daly’S. Si tratta di una unità di misura che calcola il peso per la società determinato sia dalla mortalità provocata da una determinata malattia o patologia, sia dalla disabilità che la stessa malattia provoca. Si usa una formula matematica che tiene conto della gravità e della durata della disabilità. Ebbene, utilizzando questo nuovo parametro, l’OMS ha calcolato che le malattie mentali nel mondo rappresentano, da sole, il 12,3% del peso di tutte le malattie. Per fare un raffronto, le neoplasie costituiscono il 6% di tutte le malattie, l’aids pesa il 6,1% e le malattie cardiovascolari circa l’11%.

In altre parole, la sofferenza provocata dalle malattie mentali ed i costi che esse provocano alla società sono circa il doppio rispetto a quelle dovute a tutte le forme di cancro. Inoltre, è stato dimostrato che la depressione provoca una disabilità piu lunga e più grave di quella indotta da malattie croniche molto diffuse come l’ipertensione, l’artrite e il diabete.

Secondo l’organizzazione mondiale della Sanità, in particolare, tra venti anni i disturbi neuropsichiatrici, tale forme di ansia e depressione, sino alle gravi psicosi (schizofrenia), graveranno per il 16,4% del totale nelle nazioni più povere e per il 25,4% nei paesi più industrializzati.

Da questi dati, anche se in proiezione, si potrebbe fare una riflessione sui costi sociali, considerando che un “disabile” puo essere produttivo mentre un depresso, no.