25 novembre - Insieme contro la violenza sulle donne. E' la Giornata internazionale contro ogni genere di violenza sulle donne, istituita nel 1999 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite

Giovedì 26 Novembre 2020 13:20
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Durante il lockdown per l'emergenza coronavirus le donne hanno rappresentato il 75,9% delle vittime di omicidi in ambito familiare-affettivo. Occorre allora l'impegno di tutti per fronteggiare questo seme velenoso che ha radici antiche ma comportamenti sempre nuovi ed attuali. Sempre attivo il numero verde 1522

 

La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.

In molti paesi, come l'Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. L'idea è nata da un'installazione dell'artista messicana Elina Chauvet, "Zapatos Rojos", realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all'omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umaniL'installazione è stata poi replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada, Spagna e Italia.

Nella risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 viene precisato che si intende per violenza contro le donne "qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata".

Il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana furono uccise le tre sorelle Mirabal Patria Mirabal, Minerva Mirabal e Maria Teresa Mirabal, attiviste politiche, per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961). Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.

Per il 2020 lo slogan è "Orange the World: Fund, Respond, Prevent, Collect!". L'attenzione è rivolta alla richiesta di un intervento globale per colmare le lacune di finanziamento, garantire servizi essenziali per le sopravvissute alla violenza durante la crisi COVID-19, concentrarsi sulla prevenzione e sulla raccolta di dati che possano migliorare i servizi salvavita per donne e ragazze.

I Dati a livello globale

La prima grande rilevazione globale, con dati provenienti da tutti il mondo, è stata promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicata nel 2013, con l'obbiettivo di rilevare dati su due distinte forme di violenza contro le donne - quella compiuta da un partner e quella compiuta da un diverso soggetto (amici, conoscenti, estranei, altri membri della famiglia) - e di documentarne gli effetti sulla salute psicofisica delle donne vittime di violenza. Il risultato ha messo in luce un dato sorprendente: nel mondo mediamente il 35,6% delle donne aveva subito violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner, o violenza sessuale da parte di un non partner. In particolare, il 38% degli omicidi a danno di donne erano stati compiuti da loro partner. I dati hanno anche messo in luce la portata endemica del fenomeno, pervasivo a livello globale, pur nella diversa gradazione delle percentuali locali e regionali, dal 37,7% delle regioni del sud est asiatico, al 24,6% delle regioni del Pacifico occidentale. A livello di conseguenze sulla salute, l'inchiesta ha stabilito che le donne vittima di violenza, rispetto alle altre donne, hanno il doppio di probabilità di soffrire di depressione, più del doppio di avere problemi mentali o di soffrire di alcolismo; sono più soggette a malattie virali e maggiormente esposte a tentativi di suicidio.

Uno studio globale sugli omicidi di donne correlati al genere (o "femminicidi", laddove le legislazioni nazionali prevedano questo termine) pubblicato nel 2019 dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODOC) sulla base delle statistiche degli omicidi fornite dalle diverse nazioni, comprensive della segnalazione dei rapporti tra la vittima e l'autore del reato e/o il movente, ha rilevato che nel 2017 sono morte nel mondo ogni giorno 137 donne per mano del partner o di un familiare: circa 50.000 (58%), ossia circa 6 donne su dieci, su un totale di 87.000 uccise ntenzionalmente, percentuale in crescita dell'11% rispetto alla rilevazione 2012. A livello globale le vittime degli omicidi compiuti all'interno della famiglia sono per il 64% di sesso femminile; l'82% se a compiere l'omicidio è il partner.

Situazione in Italia. L'indagine ISTAT del 2014 ha rilevato che il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Un rapporto del 2018 relativo alle molestie sul luogo di lavoro ha messo in luce che nel corso della loro vita, 1 milione e 100 mila donne (pari al 7,5% delle lavoratrici) ha subito ricatti sessuali per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera.

Confrontando gli omicidi volontari di donne nel 2018 (133 omicidi, pari allo 0,43 per 100.000 donne), l'ISTAT ha collocato l'Italia fra i paesi europei con una più bassa percentuale, dietro solo a Grecia e Cipro; ai primi posti Lettonia e Lituania. È stato tuttavia evidenziato come mentre la serie storica rilevi un notevole calo degli omicidi di uomini nel corso di 25 anni (da 4,0 per 100.000 maschi nel 1992 a 0,8 nel 2016), il numero di donne uccise registrate nello stesso periodo (da 0,6 a 0,4 per 100.000 femmine) rimanga perlopiù stabile.

Nell'opuscolo pubblicato dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, a sostegno della campagna “…questo NON E’ AMORE” per aiutare le vittime di violenza a vincere la paura di denunciare, i dati parlano di un aumento delle vittime di sesso femminile dal 2016 (68%) al 2019 (71%). Sia le vittime che gli autori di questi reati sono in alta percentuale di nazionalità italiana: nel 2018 erano italiani il 73% dei soggetti segnalati all’autorità giudiziaria dalle forze di polizia, nel 2019 il dato è salito al 74%. Nel 2018-2019 tra le donne straniere sono le romene a denunciare più di altre di aver subito maltrattamenti in famiglia, percosse, violenze sessuali e atti persecutori. Nel 2018 l'82% degli autori di omicidi femminili è un familiare.[

Secondo il Rapporto EURES sul femminicidio in Italia, tra il 2000 e il 31 ottobre 2020 sono 3.344 le donne uccise in Italia, pari al 30% degli 11.133 omicidi volontari complessivamente censiti. Nel 2019 sono state uccise 99 donne, 85 in ambito familiare. Nei primi 10 mesi del 2020 le vittime registrate sono 91, con un leggero calo nella percentuale di donne straniere. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, viene rilevata una flessione del numero di femminicidi al centro-sud e un aumento al nord: in Lombardia e Piemonte si concentra il 36% dei casi nazionali.

La rilevazione ISTAT sul numero delle chiamate al numero verde 1522 contro la violenza e lo stalking durante periodo di emergenza COVID-19 ha evidenziato che la quantità delle chiamate è più che raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%). Le vittime che hanno chiesto aiuto nel periodo 1. marzo-16 aprile sono state 2.013 (+59%).

La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio ha confermato come durante il lockdown, - secondo quanto evidenziato dai dati forniti dal Ministero dell’Interno - a fronte di un calo complessivo dei reati contro la persona, la violenza di genere sia aumentata in forma sommersa a causa delle maggiori difficoltà delle donne a denunciare: l'ISTAT ha riportato un calo del 43,6% delle denunce per maltrattamenti in famiglia nel periodo marzo-aprile 2020. Dai dati forniti dall'Associazione Nazionale D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza che riunisce più di 80 associazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio su tutto il territorio italiano, il numero delle donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza della rete della Rete D.i.Re per chiedere sostegno nel periodo 6 aprile - 3 maggio 2020 risulta aumentato del 79,9% rispetto all'anno 2018.