I sessanta colossi di marmo apuano evocano nell’insieme la forma della ghirlanda in uso nell’antica Grecia per incoronare il vincitore in una disciplina sportiva. Meritevole di particolare attenzione la statua del Pilibulus, il giocatore con il bracciale
Per me, romano di sette generazioni nato a piazzale Clodio, poco distante dal Foro Italico, lo Stadio dei marmi rappresenta da sempre una sorta di dependance all’aperto di casa mia, scenografica, accogliente, carica di sport, storia e cultura classica, tre componenti importanti nella mia vita. Qui mi sono allenato spesso nelle corse veloci, 100 e 200 metri, in alternativa al campo dell’Acqua Acetosa, meno bello ma con l’acqua della doccia frizzantina e gradevole nel bere. Allo stadio dei marmi da ragazzino ho fatto più di una partitella di pallone ma era sempre troppo frequentato e più adatto per la corsa e il salto triplo, mie discipline predilette.
Situato alle pendici di Monte Mario, il complesso del foro Mussolini, ora Foro Italico,fu ideato intorno alla fine degli anni Venti da Renato Ricci, allora presidente dell’ONB – Opera Nazionale Balilla, su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio, con l’obiettivo di educare i giovani associando la disciplina sportiva agli ideali fascisti.
Delle strutture iniziali del complesso faceva già parte il maestoso Stadio dei Marmi, adibito alla pratica dello sport. Di ispirazione ellenica, è contornato da 60 imponenti statue in marmo bianco, simbolo delle diverse attività sportive, donate da altrettante città italiane. Due gruppi di lottatori bronzee e due grandi figure, sempre in bronzo, di Aroldo Bellini adornano rispettivamente la tribuna centrale e l’accesso alla pista. All’ingresso, si trova un mosaico con la rappresentazione di otto figure di atletica leggera, opera di Angelo Canevari.
Costruito tra il 1928 e il 1932 e inaugurato come Stadio dei Marmi nacque come estensione dell'Accademia fascista maschile di educazione fisica per gli allenamenti quotidiani dei suoi allievi. Dal 12 settembre 2013 accanto al suo nome originale figura l'intitolazione a Pietro Mennea, velocista italiano detentore per 17 anni del record mondiale sui 200 metri piani.
Lo stadio, ispirato alla Grecia classica (la corona delle statue formerebbe un serto, ossia una ghirlanda in uso per incoronare il vincitore), è stato progettato nel 1928 da Enrico Del Debbio insieme al primo piano generale dell'allora Foro Mussolini, e venne portato a termine e inaugurato nel 1932.
Lo Stadio dei marmi ha una struttura a pianta ovale. Dispone di sei corsie di pista di atletica ed ha una disponibilità per 5280 posti a sedere. Le gradinate perimetrali in marmo bianco di Carrara furono ottenute sopraelevando il terreno di 5,50 m. I due corpi di fabbrica affiancati che delimitano l'accesso al campo sono destinati ai servizi e ai magazzini per gli attrezzi. Infine, sulle gradinate furono poste 60 statue marmoree raffiguranti diverse attività sportive, con in più altre 4 statue bronzee.
Gli artisti prescelti per la progettazione dello stadio avrebbero anche dovuto sovrintendere, dietro compenso di 10.000 lire, alle successive fasi della lavorazione. Il progetto prevedeva che, per le caratteristiche sue proprie, fosse possibile utilizzarlo solo per manifestazioni ginnico-sportive e non per il calcio, per il quale sarà successivamente costruito l'adiacente stadio dei Centomila (1953). Alla fine degli anni cinquanta il campo di gioco dello Stadio fu destinato all'hockey su prato, in vista dei Giochi olimpici estivi di Roma 1960. Durante la rassegna a cinque cerchi, lo stadio dei Marmi ospitò numerose partite dei gironi di qualificazione e delle semifinali. Dopo i Giochi, e fino alla metà degli anni 1970, il terreno di gioco restò prevalentemente utilizzato per incontri internazionali e per le partite della Serie A di hockey su prato.
Ogni statua è alta 4 metri ed è collocata su blocchi cilindrici di metri due di diametro e metri 1,20 di altezza. I dieci gradoni formano una scalea continua e coprono circa 5000metri quadrati, permettendo di accogliere fino a 15000 spettatori in piedi e seduti. Sotto le gradinate sono stati realizzati 36 spogliatoi dotati di docce e servizi igienici.
Nel 2011, presso lo Stadio dei Marmi, si è svolta la Finale Nazionale di Gazzetta Cup 2011, il più grande torneo nazionale di calcio a 5 e a 7 organizzato da La Gazzetta dello Sport in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano. Per l'occasione, la cornice dello Stadio dei Marmi fu gremita da centinaia di bambini, mentre gli spalti furono riempiti da centinaia di spettatori. Da allora lo stadio è utilizzato soprattutto per gare e attività legate all'atletica leggera.
Nel 2024 l'impianto è stato riqualificato e utilizzato come area di riscaldamento e allenamento per gli atleti impegnati nei XXVI campionati europei di atletica leggera, svolti nell'adiacente stadio Olimpico. Nell'anno seguente diviene tra le sedi di gara degli Internazionali d'Italia di tennis.
Le gigantesche statue in coro
Quasi tutte le 60 statue dello stadio dei Marmi furono offerte da una delle province d'Italia, che allora, anno 1935, erano 94. Ognuna tra le statue offerte in questo modo reca sul piedistallo il nome della rispettiva provincia.
Prima di entrare nello stadio intitolato a Pietro Mennea per ammirare le statue in marmo apuano che fanno da cornice al prato destinato alle pratiche sportive, va ricordato che altre quattro statue analoghe a queste si trovano in altrettante nicchie sulle facciate esterne del Palazzo H. Si tratta dell’ Atleta, donato da Trento e del Giocatore di bocce donato da Udine, mentre verso lo stadio stesso sono allocate le statue del Rematore in riposo donata da Genova e quella del Pugile vittorioso donata da Viterbo. Tanta la mia attrazione per queste sagome atletiche che una di esse ho utilizzato come copertina del mio libro Latinorum in versione on line.
All’interno dello Stadio, vicino all’area di accesso alle piste ed alla tribuna centrale, sono visibili quattro statue in bronzo, tutte realizzate da Aroldo Bellini negli anni 1932 – 33 e rappresentano la lotta greco romana, la lotta libera, l’uomo col giavellotto ed il giovanetto arciere. Sessanta le statue in marmo che rappresentano altrettante province italiane (oggi sono 107) anche se in realtà cinque non riportano nel basamento l’indicazione di una città. La loro realizzazione si colloca tra gli anni 1931 (Roma, Napoli, Massa Carrara ed altre) ed il 1938 quella del Pugile che si asciuga priva del nome di città. Molti degli sport rappresentanti dalle aitanti figure realizzate nel marmo di Carrara sono tipici di quell’epoca, dello stile del ventennio ed esaltano la forza, il coraggio, l’eroismo nel gesto atletico. Soggetto dominante è l’atleta, raffigurato in varie declinazioni della sua attività sportiva: l’Atleta per Arezzo, Atleta che si massaggia (nuotatore) per Napoli, l’Atleta scalatore per Aosta, l’Atleta che saluta per Massa Carrara, l’Atleta con clava (ginnasta) per Lecce, l’Atleta con strigile (per detergere olio e polvere di pomice) per Catania, l’Atleta con pallone (Giocatore di calcio) per Catanzaro, l’Atleta al timone per Enna, l’Atleta a riposo per Gorizia, l’Atleta su barca a vela per Gorizia, l’Atleta con l’asta – senza città; l’Atleta col fascio littorio (scure tra bastoni in legno) per Littoria, oggi Latina. l’Atleta vittorioso che saluta, per Trapani, l’Atleta scalatore per Bergamo, l’Atleta che si asciuga (nuotatore) per Livorno. Accanto al genus atleta sono presenti le species dei vari sport, a cominciare dal discobolo, che nulla ha a che fare con il capolavoro di Mirone, qui rappresentato quattro volte : per Siena , Frosinone, Imperia, oltre alla variante “ a riposo” senza città. Il giocatore di tennis esiste nella rappresentazione di Ragusa ed in quella di Parma. Consistente il novero dei lanciatori: il lanciatore di palla rappresenta Piacenza, il lanciatore di martello (giovane atleta con gagliardetto) la città di Fiume, non più italiana (jugoslava dal 1947 e croata dal 1991), il lanciatore di palla vibrata per Caltanissetta, il lanciatore di giavellotto per Messina, il lanciatore della sfera per Macerata, il lanciatore di giavellotto per Perugia, il lanciatore della palla di ferro per Pistoia, il lanciatore di disco per Palermo, il lanciatore di pietra per La Spezia. Piuttosto frequente la figura del pugile, lontana da quella meravigliosa in bronzo al museo Massimo di Roma, ma pur sempre apprezzabile nella sua fisionomia potente e muscolosa: il pugilatore per Rieti, il pugile che si asciuga (senza città), il pugile vittorioso (lottatore che saluta) per Milano, il pugilatore per Ascoli Piceno, il pugilatore in guardia per Sassari, il pugilatore che si fascia la mano per Mantova, il Pugilatore a mani nude per Chieti; il Pugilatore in riposo per Siracusa. Tra i praticanti attività oggi desuete il Fromboliere (che utilizza la fionda) per Alessandria, la figura del David per Pisa, il Fiondatore per Pavia. Abbiamo visto la figura del David, ma non mancano i richiami ad Ercole simbolo tanto di Roma che di Brindisi ed all’Ercole cacciatore per Ancona. Pola, non più italiana (Jugoslava dal 1947 e croata dal 1991) è raffigurata dal tuffatore. Il pallone col bracciale è uno sport di squadra circolare e uno dei giochi nazionali italiani più antichi: fu lo spettacolo atletico più popolare in Italia sino a circa il 1921. Ai tempi dell'inaugurazione del Foro Italico, negli anni 1930, lo scultore Bernardino Boifava scelse di rappresentare un Pilibulus, ossia un giocatore con un bracciale, come atleta emblematico della Provincia di Forlì. I pallonisti professionisti dell'epoca erano tra gli atleti più ricchi nel mondo di allora: forse solo i toreri spagnoli e i lottatori giapponesi di sumo potevano rivaleggiare con loro per popolarità e ricchezza. Il Gioco del Pallone col Bracciale, cominciò ad affermarsi in Italia già a partire dal XVI secolo. Per quattro secoli è stato il protagonista indiscusso degli sport sferistici in Italia: una componente sportiva che ha contribuito a far crescere e unificare, nel periodo risorgimentale, la nuova nazione italiana. In questo secolo furono costruiti appositi impianti di gioco, detti sferisteri, che potevano ospitare migliaia di persone.
Numerosi sono stati i campioni professionisti e i personaggi importanti che hanno contribuito a creare nell’immaginario collettivo il mito di questo antico gioco, scrivendo memorabili pagine di sport e di letteratura: la Città di Treia ricorda in particolare il concittadino Carlo Didimi, uno dei più grandi giocatori di Pallone col Bracciale della storia, a cui lo stesso Giacomo Leopardi dedicò l’ode “A un vincitore nel pallone”.
La Città treiese ancora oggi organizza un’importate rievocazione storica legata al Pallone col Bracciale e soprattutto ha ripristinato la pratica di questo sport tradizionale costituendo un ricco vivaio di atleti che coinvolge numerosi e valenti giovani, anche di sesso femminile. Negli ultimi anni è stata altresì riattivata la competizione con il ripristino dei campionati nazionali.
Pertanto la statua del Pilibulus, da me prediletta in un contesto piuttosto omogeneo e comunque attraente, rappresenta una celebrazione non solo a gloria di un antico sport storico, ma soprattutto un simbolo di identità sia per la nazione che per la Città di Forlì.
Il "bracciale" ebbe diffusione pure in Francia, Germania, Austria, Inghilterra e Paesi Bassi. Questo sport ha varie similitudini con il tamburello, una disciplina piuttosto praticata in Italia, che condivide con il "bracciale" la stessa origine da un gioco degli antichi Latini. Il lottatore è l’emblema sia di Treviso che di Potenza, l’arciere rappresenta tanto Ravenna che Rovigo, lo sciatore è la figura rappresentativa di Bolzano come pure di Aquila degli Abruzzi. La statua del giuocatore di hockey non ha città di riferimento mentre il marciatore (podista) rappresenta Torino. Altro podista (maratoneta) sta a rappresentare Novara. Pescara è presente con la statua del timoniere mentre il saltatore con l’asta è collegato alla città di Trieste. Il calciatore in riposo è la statua donata dalla città di Bari. Ultima menzione è per la statua dell’eroe medievale non ancorato ad alcuna provincia.
Il concorso per la realizzazione delle statue. A fine 1930 venne bandito un concorso nazionale. Ogni partecipante avrebbe dovuto presentare un bozzetto in gesso di due metri d’altezza. Ne arrivarono 127 da 92 provincie. La giuria riuscì però ad individuare solo due bozzetti utili. In pratica, non si riscontrò la necessaria coerenza estetica tra i bozzetti e la struttura architettonica dello stadio. A passare la selezione furono solo Ercole Drei e Aldo Buttini mentre ad un altro gruppo di artisti venne chiesto di presentare nuovi bozzetti. Tra questi ultimi, vennero poi selezionati Oddo Aliventi, Aroldo Bellini, Tommaso Bertolino, Romeo Gregori e Enrico Martini.
Ad essere selezionati furono così i seguenti scultori, alcuni dei quali realizzarono più di una statua (vedi numero tra parentesi): Oddo Aliventi, Libero Andreotti, Eugenio Baroni (4), Aroldo Bellini (13), Antonio Berti, Tommaso Bertolino (4), Angelo Biancini, Aldo Buttini (7), Silvio Canevari (4), Nino Cloza, Nicola D’Antino (2), Carlo De Veroli (8), Ercole Drei, Romeo Gregori, Enrico Martini, Francesco Messina (2), Publio Morbiducci, Bernardo Morescalchi (2), Attilio Selva (4), Omero Taddeini.
Il triestino Attilio Selva (1888-1970) realizzò quattro statue: lanciatore di giavellotto (Messina), pugilatore (Rieti), Discobolo (Siena), Fromboliere (Alessandria).
Queste opere furono portate a Roma tra il 1929 ed il 1930, cioè prima che fosse indetto il concorso. Inoltre tre di esse furono le uniche ad essere realizzate presso la Scuola del Marmo dell’Accademia di Carrara mentre tutte le altre vennero assegnate ai vari laboratori privati che operavano in questa città ed i cui artigiani provenivano dalla citata Scuola del Marmo. Dunque, un ulteriore tentativo di ottenere omogeneità tra le opere.
Infine, le statue di Attilio Selva furono le quattro ad essere posizionate ai lati della tribuna delle autorità, dunque erano le più in vista. Forse, in qualche modo, furono i prototipi che Enrico Del Debbio aveva in mente tanto più che lui e Selva si conoscevano da diversi lustri ed avevano già lavorato insieme.
Le statue dello Stadio dei Marmi, dal 2013 intitolato al grande velocista Pietro Mennea
A Lotta greco-romana (bronzo) Aroldo Bellini 1932 —
B Lotta libera (bronzo) Aroldo Bellini 1932 —
C Uomo col giavellotto (bronzo) Aroldo Bellini 1933 —
D Giovanetto arciere (bronzo) Aroldo Bellini 1933 —
1 Ercole Silvio Canevari 1931 Roma
2 Atleta che si massaggia (Nuotatore) Carlo De Veroli 1931 Napoli
3 Atleta scalatore Eugenio Baroni 1933 Aosta
4 Discobolo Aroldo Bellini 1931/1932 Imperia
5 Atleta che saluta Aldo Buttini 1931 Massa Carrara
6 Atleta con clava (ginnasta) Ercole Drei 1932 Lecce
7 Lanciatore di palla Aroldo Bellini 1931 Cremona
8 Lottatore (massaggiatore) Aroldo Bellini ? Potenza
9 Timoniere Nicola D’Antino 1932 Pescara
10 Saltatore con l’asta Aldo Buttini 1933 Trieste
11 Pugilatore in guardia Carlo De Veroli 1931 Sassari
12 Lanciatore della palla di ferro Tommaso Bertolino 1930-1935 Pistoia
13 Sciatore Nicola D’Antino 1932 Aquila degli Abruzzi
14 Pugilatore che si fascia la mano Francesco Messina 1931-1933 Mantova
15 Podista (Maratoneta) Carlo De Veroli ? Novara
16 Atleta con strigile Aroldo Bellini ? Catania
17 Lanciatore di giavellotto Aldo Buttini 1932 Perugia
18 Giocatore di tennis Libero Andreotti e Antonio Berti ? Parma
19 Discobolo Enrico Martini ? Frosinone
20 Giocatore di tennis Aldo Buttini 1933 Ragusa
21 Pugilatore a mani nude Aldo Buttini 1932 Chieti
22 Atleta vittorioso che saluta Angelo Biancini 1933 Trapani
23 Tuffatore Aroldo Bellini 1931/1932 Pola
24 Pugilatore Francesco Messina 1931-1933 Ascoli Piceno
25 Atleta con pallone (Giocatore di calcio) Bernardo Morescalchi 1931 Catanzaro
26 Atleta al timone Tommaso Bertolino ca. 1935 Enna
27 Lanciatore di palla Nino Cloza ? Piacenza
28 Atleta Omero Taddeini 1932 Arezzo
29 Fiondatore Romeo Gregori 1932 Pavia
30 Atleta in riposo Tommaso Bertolino ? Gorizia
31 Lanciatore di martello (Giovane atleta col gagliardetto) Aldo Buttini 1932 Fiume
32 Giuocatore di pallone col bracciale (Pilibulus) Aroldo Bellini 1932 Forlì
33 Atleta su barca a vela Eugenio Baroni 1933 Venezia
34 Marciatore (Podista) Aroldo Bellini 1932 Torino
35 Lottatore Aroldo Bellini 1931/1932 Treviso
36 Atleta con l’asta Aldo Buttini 1936 —
37 Lanciatore di palla vibrata Oddo Aliventi 1931 Caltanissetta
38 Discobolo in riposo Nicola Rubino 1930 —
39 Pugile vittorioso (lottatore che saluta) Carlo De Veroli 1932 Milano
40 Pugile che si asciuga Aldo Buttini 1938 —
41 Sciatore Carlo De Veroli 1931/1932 Bolzano
42 Giuocatore di hockey Aroldo Bellini ca. 1935 —
43 Arciere Bernardo Morescalchi 1932 Ravenna
44 Arciere Silvio Canevari 1930/1931 Rovigo
45 Lanciatore di giavellotto Attilio Selva 1930 Messina
46 Pugilatore Attilio Selva 1930 Rieti
47 Discobolo Attilio Selva 1930 Siena
48 Fromboliere Attilio Selva 1930 Alessandria
49 David Silvio Canevari 1930/1931 Pisa
50 Lanciatore della sfera Aroldo Bellini 1931/1932 Macerata
51 Eroe medioevale Aroldo Bellini ? —
52 Lanciatore di disco Tommaso Bertolino 1931 Palermo
53 Atleta col fascio littorio Aroldo Bellini ? Littoria
54 Calciatore in riposo Carlo De Veroli 1931 Bari
55 Ercole cacciatore Eugenio Baroni 1933 Ancona
56 Pugilatore in riposo Carlo De Veroli 1931 Siracusa
57 Lanciatore di pietra Aroldo Bellini 1932/1933 La Spezia
58 Atleta scalatore Eugenio Baroni 1933 Bergamo
59 Atleta che si asciuga (Nuotatore) Carlo De Veroli 1932 Livorno
60 Ercole Silvio Canevari 1931 Brindisi