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Home Arte cultura e tempo libero Visita all’area archeologica dell’Ospedale San Giovanni. Di Alberto Bordi

Visita all’area archeologica dell’Ospedale San Giovanni. Di Alberto Bordi

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La scoperta di questa straordinaria realtà sotterranea resa possibile dal Gruppo Archeologico Romano  in convenzione con ADA ROMA ed altre associazioni volontaristiche in campo per la difesa della salute

 

 

Si tratta dei resti venuti alla luce durante i lavori di ampliamento dell’ospedale e riguardano la villa di Domizia Lucilla, madre del’imperatore Marco Aurelio. Questo articolato complesso residenziale era  costituito da una sontuosa dimora patrizia, dai fabbricati per gli addetti all’attività agricola e dagli appezzamenti terrieri che garantivano una cospicua produzione ortofrutticola destinata alla commercializzazione.

Questa risulta essere una prima caratteristica di questi luoghi: la presenza di un assetto strutturale destinato al commercio, testimoniato anche da enormi orci destinati alla conservazione di vino (enopolio), olio ed altro ancora, e poi la presenza, lungo la strada limitrofa, di tabernae (bar, trattorie), di una vetreria, di  una tintoria (fullonica), ritrovamenti da considerare rari perfino  nel variegato contesto archeologico romano. Ovviamente la storia edificatoria dell’Ospedale dell’Angelo, prima titolazione del san Giovanni- Addolorata, va distinta dalla storia più antica (IV sec. D.C.)  della Domus Anniorum, la villa di Annio Vero, nonno paterno dell’imperatore Marco Aurelio, oggi in gran parte sotterranea, comprendente anche un peristilio, ubicato sotto la corsia nuova (sala Mazzoni) del nosocomio, orientato in modo diverso rispetto alla corsia vecchia proprio a causa dell’originario allineamento della casa romana alla vicina via Tuscolana.

Non sembra condivisibile la tesi che qui vi fossero i basamenti della statua di Marco Aurelio, presente in piazza san Giovanni fino all’ottavo secolo e nel 1538 trasportata in piazza del Campidoglio secondo il progetto Michelangiolesco. In ogni caso questa area era di grande interesse ancor prima dell’impero, sia per la presenza di ben quattro acquedotti e sia per la presenza di strade in basalto, fondamentali per i trasporti di cose e persone. Nel corso della visita, condotta in modo esemplare dall’esperto del GAR, dottor Fulvio Accorinti, è stato possibile ammirare una  vasca circolare circondata da un portico a pilastri con pavimento di opus sectile di cipollino e giallo antico, di fine fattura ed ottima conservazione, oltre ad un’altra vasca, più a sud, pavimentata da mattoni bipedali bollati. In alcuni laterizi, realizzati proprio nelle officine della nobile proprietaria della villa, si può notare l’orma di un cane, conseguenza di un passaggio dell’animale quando ancora l’impasto era fresco,mentre in altra parte dell’ipogeo si può toccare con mano la funzionalità dell’originario sistema di riscaldamento, realizzato  attraverso un condotto di aria calda sotterraneo alla pavimentazione.

Di grande interesse, all’ingresso,oltre alla statua medievale dell’arcangelo Gabriele, da cui derivava  la prima titolazione dell’ospedale,  le epigrafi inerenti alla costruzione dell’ospedale, come quella che indica con precisione i lasciti erogati dalla nobiltà fino al 1922 per  rendere possibile l’avanzamento dei lavori  (c’è anche Vannozza Caetani, la “moglie” di papa Alessandro VI Borgia”) e quella raffigurante il  SS.Salvatore, icona della Confraternita dei Raccomandati, che praticava l’accoglienza e l’assistenza dei pellegrini che si riversavano nella città di Roma.

Va ricordato che, benché il nucleo dell’ospedale esistesse già nel medio Evo, le forme attuali del palazzo dell’ospedale lateranense e dell’ospedale stesso risalgono alla fine del cinquecento. Il Palazzo fu infatti realizzato durante il pontificato di Sisto V, precisamente negli anni 1585-1589 mentre la Corsia dell’Ospedale del SS. Salvatore per gli uomini è degli anni 1580-1639 e posteriore di qualche anno quella per le donne.

Attraversato il giardino monumentale, con la fontana alimentata dall’Aqua Felix ed una colonna sormontata da un “peso” romano su cui è inciso il volto del Salvatore, si arriva alla Spezieria, locale di impronta medievale, ristrutturato nel ventennio fascista, con stigliature originali e capienti vasi nei quali venivano raccolte le misture destinate alle cure delle varie patologie. Una citazione a parte merita la presenza di fistulae, per di più marcate e quindi importanti dal punto di vista dell’archeologia, ossia delle tubature utilizzate per convogliare l’acqua utilizzata in questa grande villa nobiliare e nei giardini attigui, organizzati come orti produttivi per fini commerciali.

Non mancano altre attrattive come uno stupendo sarcofago doppio, istoriato sul fronte da due angeli alati, un mosaico di pavimento di particolare bellezza, colonne e capitelli che arricchivano la residenza di una delle famiglie più potenti della Roma imperiale.

Benemeriti di questa interessante visita il Gruppo Archeologico Romano, forte di sessanta anni di proficua attività di scoperta, studi e manutenzione dei beni archeologici del nostro Paese e di associazioni come l’ADA Roma, presieduta da Venanzo Paganelli, che non lesinano un prezioso impegno volontaristico al servizio della cittadinanza sul fronte della salute e della assistenza ai malati.

 

Gruppo Archeologico Romano - Memoria, Ricerca, Scoperte, Passione

ADA ROMA

 

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