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Home Arte cultura e tempo libero Le meduse dei nostri mari, incontri a volte pericolosi....Di Alberto Bordi

Le meduse dei nostri mari, incontri a volte pericolosi....Di Alberto Bordi

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Come distinguere la urticante Pelagia nocticula dalla quasi innocua  Rhizostoma pulmo, una leggiadra "barchetta di s. Pietro" bluastra da una fastidiosa "caravella portoghese"

 

Arriva l'estate e puntuale arriva la notizia dell'arrivo massivo delle meduse in alcuni tratti del mar Mediterraneo, con la correlata riproposizione di interrogativi su questi animali unici, in particolare sul loro potere urticante e sui rischi che corre il malcapitato che tocca la loro sagoma ed infine su come lenire il dolore provocato dal contatto con questi organismi costituiti per oltre il 90 per cento da acqua. Per fortuna nei nostri mari non si incontrano le Irukandji delle coste australiane, meduse di piccole dimensioni ed estremamente velenose, e neppure la vespa di mare, una cubomedusa del nord dell'Australia e del Sudest asiatico, di taglia grande, in grado, con le sue migliaia di nematocisti velenifere di uccidere fino a 50 persone; non può capitare di imbatterci  nemmeno nella grossa Cyanea capillata, detta "criniera di leone" per la moltitudine dei tentacoli di cui dispone, frequentatrice delle acque fredde dei mari del nord ed inconfondibile per il colore rosso-arancione. Mentre i biologi dedicano grande attenzione alla medusa Turritopsis nutricula, ritenuta potenzialmente immortale, anzi capace di un progressivo ringiovanimento dovuto a particolari  mutamenti cellulari dell'organismo, noi dobbiamo occuparci degli esemplari che possiamo incontrare nei nostri mari.


La Velella velella è poco urticante, è molto bella ed è molto comune nei nostri mari. Ad Anzio/Lavinio il 1° giugno la spiaggia era diventata blu per le migliaia di esemplari portati a riva da una forte mareggiata. Innocua per l’uomo, ha una vita breve e  galleggia sulla superficie del mare.  E' conosciuta come “barchetta di San Pietro”; non è in realtà una medusa ma una colonia galleggiante di polipi attaccati a un galleggiante chitinoso munito di una "vela" che porta la colonia a spasso con l’aiuto del vento.
Rhizostoma pulmo.(Nella foto in alto) Abbondante nelle nostre coste. Poco urticante. Colore bianco latte con tipico orlo bluastro. Il suo ombrello può superare i 50 cm. ed il suo peso può arrivare  fino a 9 kg. Questa specie di cavolfiore marino si distingue per l'andamento lento, maestoso. In Cina viene cucinata.
Physalia phisalis. Piuttosto rara ma urticante per l'uomo in quanto dotata di cnidocisti velenose. E' una colonia di medusoidi lunga circa 15 cm. ma con tentacoli lunghissi (anche oltre i 20 metri) detta anche "Caravella portoghese" per la prerogativa di galleggiare, grazie ad una   vescica piena di gas.
Aequorea forskalea. Piccola, mai superiore ai 10 cm, ed innocua perché priva di cnidocisti pericolose per l'essere umano. Ombrello appiattito, ha caratteristici canali radiali tra centro e margine dell'ombrello. Non  molto frequente nei mari italiani.
Aurelia aurita. (Nella foto in basso) E' definita "la medusa degli acquari", dove riesce a vivere senza traumi; conosciuta pure come "medusa quadrifoglio" per la caratteristica forma rinvenibile al centro dell'ombrello, ha un  diametro ombrellare di oltre 30 cm e si presenta come un discoide biancastro. Poco urticante, il suo veleno non è nocivo per l'uomo; diffusa in tutto il mondo, in Cina viene consumata in tavola.
Carybdea marsupialis. Presente nelle aree più settentrionali dei mari italiani, è  molto urticante e provoca dolore, anche se di breve durata. Piccola e trasparente, appartiene alla famiglia dei  cubozoi, ossia di quelle meduse che in Australia provocano la morte dei bagnanti, si caratterizza per gli avvicinamenti alla costa nelle ore notturne.
Cassiopea andromeda. Non più grande di 30 cm. (diametro ombrellare), si riconosce  per l'ombrello  rivolto verso il basso, mentre bocca e tentacoli guardano verso l’alto. Il suo muco risulta urticante.
Olindias phosphorica. Piccola (max. 6 cm), carina ma urticante. Questa medusa dalla sagoma trasparente si caratterizza per la presenza di  gruppi di tentacoli di misura diversa, che la notte appaiono luminescenti. Localmente abbondante, usa salire e scendere nei fondali marini con un andamento verticale piuttosto energico.
Pelagia noctiluca. (Nella foto a destra) Formano spesso banchi stanziali lungo le nostre coste. E' una costante presenza dei nostri mari, ove frequentemente...lascia il segno. Infatti la stragrande maggioranza delle punture di meduse sono ascrivibili a questa specie. Per ricordarla vale la formula 10+8+10: l'ombrello misura infatti circa 10 cm, è armato di otto lunghi tentacoli che, estesi, possono raggiungere anche i dieci metri.
Drymonema dalmatinum. Molto urticante e pericolosa a causa delle sue grandi dimesioni, nasce e prolifica in acque dalmate e croate ma oggi si incontra anche nel versante italiano dell'Adriatico. Può arrivare fino a 1 metro di diametro ed è la più grande medusa del Mediterraneo.
Phyllorhiza punctata. Piuttosto grande,ma poco urticante e quindi non pericolosa per i bagnanti. E' soprannominata "medusa a pois"  a causa delle macchie bianche che si possono notare sull'ombrello lattiginoso. Appartiene alla stessa famiglia di Rhizostoma, in comune con la quale ha le dimensioni (anche più di 50 cm) e la struttura generale. Come la Rhizostoma, è commestibile.

 

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