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IL PRANZO DI NATALE. Di Mirella Pescosolido

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Giulia vive sola in un modesto appartamento alla periferia di Roma. E’ vedova da alcuni anni ed il suo unico figlio, Roberto, dopo vari tentativi infruttuosi alla ricerca di un lavoro in Italia, che gli avrebbe  permesso di non allontanarsi troppo da sua madre

, si è visto costretto ad accettare una proposta lavorativa in Francia. E’ lì da circa due anni, in un albergo della Lorena, dove svolge le mansioni di capo cameriere.

 

La sofferta decisione di Roberto di vivere all’estero turba molto Giulia che con il figlio ha sempre avuto un bel rapporto comunicativo e amorevole. Roberto ammira tanto sua madre per la forza e la tenacia che dimostra nell’affrontare di petto anche le situazioni difficili e per quella passione che traspare in tutto ciò che svolge e Giulia è molto orgogliosa di suo figlio che ha sempre dimostrato di essere un giovane assennato e volenteroso.

“Sono quasi due anni che non lo vedo!” pensa tristemente la donna, osservandosi attraverso il grande specchio posto in un angolo del soggiorno, che riflette una figura aggraziata, dai tratti ancora giovanili,  con un viso  dolce ma un po’smagrito e segnato dalle vicissitudini.

Giulia lavora in casa, confezionando camicie per una serie di prestigiosi negozi di Roma, un lavoro di precisione ma, purtroppo, mal retribuito.

Ogni giorno lei continua a cucire colletti, polsini, taschini con molta attenzione, fino a tarda notte per riuscire a consegnare il lavoro con puntualità. Per l’enorme stanchezza, di sera  la vista le si appanna e spesso si addormenta sfinita sulla macchina per cucire.

Ultimamente però i suoi pensieri sono rivolti al passato. Pensa al Natale che si avvicina, alle feste che aveva trascorso diversamente negli anni precedenti, insieme al marito che amava molto, al figlio ed ai parenti che ora non ci sono più. Pensa alle tavole imbandite, alle candele accese sulle tovaglie rosso vivo, ai profumi invitanti di arrosti e di dolci e i suoi occhi si inumidiscono di lacrime.   Desidererebbe molto poter organizzare ancora una volta un bel pranzo di Natale nella sua casa, ma con chi? Chi accetterebbe il suo invito? Giulia non si  aspetta molto dal vicinato perché da tempo ha percepito che in quel vecchio stabile gli inquilini sono tutti un po’ diffidenti ed ognuno si fa i fatti propri anche per paura di essere coinvolto nelle problematiche altrui, tuttavia, l’idea di tentare di aprire un piccolo varco nel cuore di qualcuno di loro la emoziona.

“Forse potrei chiamare la signora Amelia, del piano di sopra! Sarebbe un modo per farmi perdonare del rumore che fa la macchina per cucire. Potrei invitare anche la signora Nora che abita al piano terra visto che si lamenta sempre del calpestio che sente nelle notti in cui sono sveglia per terminare il lavoro!”.

Così pensando, animata da generosi propositi, la donna si dà una ravviata ai capelli e con determinazione va a suonare alle porte delle sue vicine. Amelia ascolta la proposta di Giulia guardandola con aria sorpresa e nel contempo annoiata e indifferente, si limita a fare no con la testa e con la scusa di avere una pentola sul fuoco, ringrazia frettolosamente e richiude la porta.

Nora, con spavalderia, specifica di avere dei figli splendidi che a Natale la vogliono sempre a casa loro perché  non la lascerebbero mai da sola.

Giulia è costernata di fronte a tanta freddezza e mestamente ritorna in casa, quella casa che una volta amava tanto e che ora le sembra diventata una prigione; sprofonda delusa in una vecchia poltrona e si lascia andare ad un pianto dirotto.

E’ quasi sera, di lontano, ogni tanto si sente lo scoppio di qualche petardo preannunciante la prossima fine dell’anno ed i rintocchi delle campane al termine della messa vespertina.

Giulia apre la finestra, l’aria pungente la fa risvegliare dal torpore in cui si era abbandonata. Osserva  l’erba accartocciata dal gelo, nel cortile del palazzo, le luci natalizie che si rincorrono sui balconi, la gente frettolosa che rientra nelle case affannata e carica di pacchi.  Alza gli occhi al cielo con devozione e speranza. Ad un tratto una stella più grande delle altre, come se si staccasse dalla volta celeste, attraversa il cielo lasciandosi dietro una scia luminosa. “Sembra la stella cometa! Chissà? Forse potrei esprimere un desiderio…” pensa Giulia. Subito dopo, però,  sentendosi molto provata dalle emozioni della giornata, senza minimamente pensare alla cena, si stende sul letto e si addormenta sfinita.

La mattina seguente la sveglia uno scampanellio insistente. “Chi può essere a quest’ora?” pensa Giulia.

“Signora, mi scusi se la disturbo! Sono Francesco, il nuovo inquilino dell’ultimo piano!”. Giulia, incuriosita, va ad aprire e si trova di fronte un bel ragazzone dal viso aperto e simpatico contornato da una folta capigliatura  nera. “Mia moglie ed io facciamo parte di un’associazione di volontariato e quest’anno, come buon auspicio per il nostro arrivo qui, per Natale vogliamo invitare nella nostra casa gli inquilini di questa scala che vivono soli. Ci farà molto piacere se vorrà trascorrere il Natale con noi!”.

Giulia, dopo un attimo di esitazione, risponde di essere ben lieta di aiutare a preparare il pranzo precisando di essere una brava cuoca e, con slancio,  abbraccia quel generoso e sensibile vicino, respirando tutto quel calore che per tanto tempo le è venuto a mancare.

Rientra in casa commossa. Lo squillo del telefono, come sempre, la fa trasalire; con il cuore in tumulto e acceso di speranza, alza la cornetta. Sì, è proprio Roberto, il suo adorato figlio che la chiama dalla Francia per assicurarle che, finalmente, quest’anno gli hanno concesso le ferie nel periodo di Capodanno e che quindi potrà venire a Roma e rimanerci per quindici giorni. Oltretutto non verrà da solo ma sarà accompagnato dalla donna di cui è innamorato. “Marlene desidera tanto conoscerti, mamma!” esclama Roberto. “A presto! Ti voglio bene!”.

“Ti voglio bene anch’io!” risponde la donna commossa.

Giulia non sta più nella pelle dalla felicità. Le feste natalizie che per lei si erano preannunciate tristi e solitarie, di colpo si prevedono gioiose e piene di calore. “Così è la vita…” pensa “quando meno te lo aspetti anche ciò che sembra irrealizzabile si può avverare!”. Poi i suoi pensieri vanno a quella strana stella che brillava nel cielo la sera prima, scomparendo all’improvviso con un luminoso colpo di coda. Forse il cielo stesso le ha voluto dare un segno della sua benevolenza, forse gli angeli ci sono più vicini di quanto noi crediamo … ma, in fondo, è inutile porsi troppe domande, l’importante è riacquistare la serenità del cuore con la fiducia che qualcuno o qualcosa vegli sempre su di noi. Con queste riflessioni, Giulia ringrazia Dio e l’Universo per aver ascoltato le sue preghiere e per aver riempito la sua solitudine facendole ritrovare calore, accoglienza e l’amore di suo figlio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mirella Pescosolido

 

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