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PER SEMPRE. Di Massimo Tirinelli

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L'anziana signora rientrò dalla sua abituale passeggiata pomeridiana con un'ombra di malinconia sul cuore.

 

I colori vividi del pomeriggio estivo avevano ridestato in lei un entusiasmo da tempo sopito e quelle poche ore di distrazione le avevano regalato pensieri finalmente sereni.

La coscienza di non avere più nessuno, però, con cui poter condividere quella piccola gioia aveva avuto ben presto ragione della ritrovata serenità.

Al suo fianco, durante il passeggio, non aveva più suo marito, e il suo unico figlio era lontano, costretto da motivi di lavoro a risiedere in un'altra città. Lì, in seguito, si era sposato e il suo matrimonio era stato allietato dalla nascita di due bimbi.

Nell'atrio del palazzo la signora incrociò la sua vicina  che usciva con il figlioletto di un anno.

La giovane donna la salutò con cordialità e la signora rivolse qualche coccola al bimbo dal viso rubicondo, che le sorrise gioiosamente arricciando le labbra rosse e toccandole il volto con le manine.

L'anziana signora sentì l'amore morderle il cuore.

Per un attimo le parve di riavere tra le braccia suo figlio piccolo. Non poté fare a meno di baciare quelle piccole mani paffute. Una tenerezza straziante e improvvisa la travolse così intensamente da turbarla.

Una volta in casa, crebbe in lei la voglia di chiamare suo figlio.

Si sentivano due volte a settimana, di solito il lunedì e il venerdì, e quella telefonata avrebbe derogato dalla consolidata routine di tanti anni.

Ora aveva tante cose da dire ed era come in preda ad un'eccitazione esaltante. Aveva bisogno di chiamarlo per nome e di sentirsi a sua volta chiamare mamma. L'età non contava, lui era suo figlio e lei sua madre, e questo sarebbe stato per sempre.

Compose il numero, trepidante. La segreteria telefonica di suo figlio comunicò che in quel momento in casa non c'era nessuno ma, lasciando un messaggio dopo il segnale acustico, chi telefonava sarebbe stato richiamato al più presto.

L'anziana signora stava per dire qualcosa ma poi lentamente riappese, sentendosi imbarazzata come se avesse commesso qualcosa di sbagliato.

Si sedette in poltrona.

La luce morbida del crepuscolo si congedava dal giorno e i suoi occhi si posarono sopra i ritratti incorniciati di suo marito e di suo figlio, poggiati sul pianoforte.

Prese la foto di suo figlio: era di parecchi anni prima e lui era bellissimo.

Se la strinse sul cuore e poi, con un sorriso lieve dipinto sulle labbra minute, pian piano chiuse gli occhi.

 

 

 

 

 

 

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