lo sono oltre, sì vi sembrerà strano, ma, essendo fatto di niente, essendo spirito, sono oltre. E anche evanescente.
E' bello conoscersi, è bello incontrarsi, 'ciao come stai?', è bello presentarsi,
'piacere chi sei?'.
Ma come chi sono? Sono niente, sono Stefano, Stefano evanescente.
Non mi puoi conoscere, sono oltre. Oltre le tue stesse conoscenze.
Quando piove, apri l'ombrello, io no, o forse sì, sono oltre, e anche
evanescente.
Tempo fa ho imparato a conoscere un'amica. Anche lei come me, anche lei
oltre.
Tra la folla riuscivo a vederla: aveva un vestiti no di carta leggermente
increspata.
Anche lei mi spiava, dai vetro della metro mentre andava chissà dove, chissà.
Mi diceva: "Sai, l'altro giorno ti ho visto, ma non ti ho chiamato. E' stato molto
bello guardarti senza che potessi accorgerti di me".
lo certe cose le capisco e non le capisco, però certe cose come questa mi
rimangono in testa una vita intera. E quando scende la sera vorrei risolvere
almeno uno di questi problemi.
lo, poi, prendo la vita di sguincio, come dire?, alla leggera. E quando viene
primavera mi diverto a saltare sulle pozzanghere che quel bricconcello di Marzo
ha lasciato sparse in giro. Non ne conosco tanti altri come me. Sì, dico gente
con gli stivali di gomma per non bagnarsi i piedi.
Quando uno mi chiede qualcosa, mi fa una domanda impegnativa, può darsi
che non mi venga, così di primo acchito, la risposta giusta da dare e rimango a
guardarlo inebetito oppure lascio vagare lo sguardo altrove, oltre, proprio per
non fissarlo negli occhi ed essere costretto a confessare la mia impreparazione,
la mia inettitudine. Altre volte, in casi come questi, mi domando se sarebbe il
caso di rifugiarmi in certi angoletti, come facevo da piccolo, o mettermi una
mano sulla pancia e fuggire via fingendo un improvviso attacco di colite.
Ieri l'altro camminavo per caso in una via sconosciuta piena di gente mai vista.
Quante persone distinte, col cappello, che leggevano il giornale. Quante
mamme disperate che correvano appresso ai loro figli discoli, minacciando
terribili punizioni se non si fossero lasciati prendere docilmente. E poi le
ragazze, le ragazze dalle gonne a balze, dalle calze al ginocchio. Che labbra
rosse, che occhi sfavillanti e brillanti di mille colori! Chissà se qualcuna di loro,
a casa la sera, si sarebbe ricordata di un tipo evanescente incontrato così per
caso lungo quella via affollata.
Un colpo di cannone risuona nell'aria, i piccioni s'alzano in volo impauriti,
qualche gatto stracco si rifugia sotto qualche macchina, un cane dal muso
giallo e con un grosso bernoccolo in testa mi guarda con un'espressione di
interrogazione. 'E' solo un botto, gli rispondo 'che vuoi che sia? Non aver
paura, è soltanto quello stupido dell'uomo. Se vuoi, posso offrirti un sorso
d'acqua alla fontanella per rimetterti dallo spavento.
Poi, mentre camminiamo, ci parliamo per fare un po' amicizia ed è per questo
che gli dico che bisogna vivere oltre le apparenze e per quello che sentiamo,
non così come fa l'uomo; che bisogna prendere tutto con garbo e gentilezza,
non così come fa la gente quando sale sui mezzi pubblici. Lui allora mi guarda,
piega il bel muso da una parte e mi risponde che sarebbe bello restare ad
ascoltare quello che sto dicendo, ma che, purtroppo, s'è fatto tardi e deve
andare.
Una volta anch'io avevo un ombrello. Lo usavo sempre, anche quando non
pioveva, lo usavo come un bastone. Ricordo che aveva un bel manico, un mio
amico era convinto fosse di madreperla. Un giorno che pioveva entrai in un bar
e lo scordai lì. Se qualcuno di voi l'avesse visto in giro ...Ah, già, è un ombrello
nero, il manico forse di madreperla.
Com'è che avevo quell'ombrello? Ora che ci penso, me lo regalò lei, quella dal
vestitino di carta, un giorno che non avevo niente da fare, un giorno che,
appunto, la incontrai. M'aveva detto: "Tu che sei sempre in giro, perché non ti
prendi questo ombrello, come fai se dovesse piovere?"
La guardai negli occhi come se la stessi vedendo per la prima volta, anche se
mi succedeva sempre così, di vederla, appunto, come se fosse la prima volta, e
le risposi: "Ma non ricordi che sono Stefano evanescente? Come posso
bagnarmi se sono anche oltre la pioggia?"
A volte qualcuno che incontro per caso mi dice che non ce la fa più con questo
stato di cose. Rimpiange i bei tempi passati quando ci si voleva bene e la
gente, dopo cena, scendeva e si metteva a sedere sulle sedie che aveva
lasciato fuori della porta di casa. Quando bastava guardarsi per accennare un
sorriso tenero, intenso e, soprattutto, senza motivo.
Cari, cari tempi passati! Quanta nostalgia leggo nei tuoi occhi. Ma ti chiedo:
'Perché non fai come me? Perché non provi ad allungare lo sguardo oltre i
vecchi confini di questo mondo? Guarda questa pioggia che viene giù come una
mitraglia d'altri tempi. Non trovi sia bello rimanere qui sotto, sentire le gocce
che ti rigano il viso come se piangessi?'
Ma tu mi chiedi quanto si possa vivere andando oltre e, nel momento in cui me
lo stai chiedendo, già ti si scopre la pelle. Allora ti rispondo che la vita non è
remunerativa, che la si deve accettare così come viene perché è un regalo che
nessuno di noi ha chiesto, ma che qualcuno ha voluto comunque farci. E i
regali non si rifiutano mai.
Direte voi: 'Ma tu non hai mai problemi?'. Roba da ridere. Non appena vedo in
lontananza una seccatura che avanza, baldanzosa e piena di aspettative, verso
di me, non faccio altro che spostarmi di un passo, verso destra o verso sinistra
non importa, e rimanere a guardare quel tentativo di malessere schiantarsi con
tutto il suo carico di malevolenza contro il primo muro.
Dunque, dicevo, quando smette di piovere non provate anche voi quel senso di
beatitudine, di apertura maggiore verso la vita (dico 'maggiore' perché a me
piace molto anche la pioggia)? Non vi viene voglia di lasciare qualsiasi cosa
stiate facendo per andare a fare una bella passeggiata nel parco e respirare a
pieni polmoni quell'aria nuova, annusare quel bellissimo sentore di novità,
foriero di chissà quali fantastici progetti?
Se vi venisse voglia di cercarmi, mi trovereste senz'altro lì nel parco, più
precisamente su un ponticello, appoggiato alla ringhiera a guardar giù,
richiamato dall'allegro borbottare del ruscelletto che se ne va spensierato verso
i prati sconfinati.
Ricordate? lo attraverso la strada e già sono oltre.
Sfioro i rami degli alberi, sfioro le ali degli uccelli e già sono oltre.
Sfioro le lenti correnti e sono vestito di niente perché sono nato libero e tale
voglio restare. Oppure, secondo voi, è meglio questo:
'Non appena verranno emanati i provvedimenti, te li comunicherò.
L'appuntamento, come concordato, è per le venti. Se accelero, faccio in tempo
a giungere da lei, poi però mi devo ricordare di spegnere il cellulare.
Chissenefrega, la lascio in seconda fila. La cartella contiene i seguenti
documenti. Ho prenotato il campo da tennis per domattina alle nove. Papà ha
un tumore. La cena è nel forno, la devi solo riscaldare'.
lo, invece, mentre accarezzo la sera pieno di niente, più trasparente e
spumante che mai, potrei anche rivederla sotto la luna che ci illumina i visi e
riconoscerla nello specchio della fontana che chioccia e che vuole parlarci, forse
per raccontarci una favola. Ma noi stanotte non siamo più bambini, anche se
continuiamo a tenerci per mano e ogni tanto ci lanciamo in un pazzo girotondo.
Ma tutto questo succede soltanto quando si fa buio e non c'è nessuno che
possa guardarci; tutto questo succede quando facciamo l'amore e voliamo alti
nel cielo stellato.
Ora è ferma sul sentiero lucido di ghiaia e gioca con qualche ombra a scivolarci
sopra, ora è ferma lì a ricordarmi di essere una Venere ed io, se ci saprò fare,
la sua conchiglia.
Domani le chiederò se ha ancora voglia di vedermi o se invece dovrò uccidermi
con quel veleno che mi ha regalato.
Intanto si toglie il vestito e mi getta addosso le sue viole, le chiedo scusa se
sono stato troppo ladro quando le ho portato via il profumo del suo corpo, però
lei mi dice che se l'aspettava e che tutto questo succede quando facciamo
l'amore. Così penso che non mi basterà una vita per avere una risposta, per
rivederla sorridere tristemente intelligente come fa ora mentre si rinfila nel
vestito, mi stringe la mano, si volta di scatto e mi dice; mentre mi accarezza
delicatamente la guancia, mi fissa negli occhi, mi strofina piano il naso e mi
dice; mentre mi riavvia un capello fuori posto, si sistema meglio la maglietta e
mi dice: "Va bene, ti amo".
E adesso che mi avete visto ballare nella notte, sotto le stelle, adesso che mi
avete visto ballare fino a sentirmi male; adesso che mi avete visto a cavalcioni
su un ramo di un albero, assorto in qualche vago pensiero o tutto preso a
canticchiare un allegro motivetto, adesso sapete perché sono così oltre.
Non posso fare a meno di esserlo perché non è possibile vivere da schiavi.
Perché non è possibile vivere nella paura di essere completamente se stessi o
rinunciare ad amare il prossimo. Perché non è possibile non credersi dio o un
aquilone, e correre su un colle fino a spiccare il volo.
Intanto prendo il treno. Prendo il treno e torno in città. Distratto dai pensieri,
mi ero allontanato un po'.
Torno sui miei passi, a guardare i bambini giocare liberi nel vento.
Qui, mi divago e mi sento leggero come una foglia.
Anche i cani mi vogliono bene e mi chiedono sempre di giocare. lo gli tiro un
sasso e loro lo rincorrono. Quando uno di loro me lo riporta, lo vedo
scodinzolare: è il ritratto della felicità. Qualcuno di voi sicuramente non mi
capirà, se dico che quasi l'invidio, quel cane. Tu, homo sapiens sapiens o come
cavolo ti chiamano, chi ti credi di essere? Con le tue bombe, chi ti credi di
essere? Il padrone del mondo? Ah, ah, mi fai proprio ridere. Quello che chiami
progresso ti ha fatto irrimediabilmente allontanare dalla verità. Tu non sei
nessuno, tu non riesci nemmeno ad ascoltare più il rumore del vento o della
pioggia, il pianto di un bambino, ti dà fastidio perfino la carezza di tua moglie.
Continuerò a camminare lungo ogni sentiero, sarò in ogni luogo che vorrò
vedere. Il mio spirito leggero mi aiuterà fino a che non si sarà fatta notte. Non
conoscerò la paura di esprimere un libero pensiero, non mi nasconderò in una
vecchia soffitta a leccarmi le ferite. Non metterò dei sacchi di sabbia a
proteggere le mie cose, non finirò schiavo delle mie responsabilità.
L'unica cosa di mia proprietà è stato un ombrello dal manico, forse, di
madreperla. Ma, a dire il vero, non l'avevo nemmeno acquistato, me lo regalò
una ragazza dal vestitino di carta. E tutto questo successe quando abbiamo
fatto l'amore ...