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Home Eventi culturali in diretta Alla Casa dei Cavalieri di Rodi, a Roma, il 24 settembre, incontro con il presidente dell'Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone e con l'autore e conduttore televisivo Sigfrido Ranucci (dal nostro inviato)

Alla Casa dei Cavalieri di Rodi, a Roma, il 24 settembre, incontro con il presidente dell'Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone e con l'autore e conduttore televisivo Sigfrido Ranucci (dal nostro inviato)

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Il convegno, che ha richiamato personalità autorevoli del giornalismo di indagine, oltre ai presidenti di RAI e del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, rientra nell'evento  "Roma caput media" all'insegna del motto "Celebrating cultural diversity in a global media world"

 

Nell'ambito dell'evento "Roma Caput Media", in programma a Roma dal 23 al 28 settembre 2019 presso la prestigiosa Casa dei Cavalieri di Rodi, in piazza del Grillo 1, si è tenuto, il convegno "Giornalismo investigativo e magistratura inquirente, un rapporto complicato". Protagonisti dell'evento nella affascinante sala delle Cariatidi, Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione e Sigfrido Ranucci, noto autore e conduttore del seguitissimo programma Report Rai 3; moderatore Alessandro Casarin, direttore TGR Rai.

Con una serie di interventi ad intarsio di particolare spessore, raccontati sempre con estrema vivacità, arricchita da interessanti spunti propositivi, il conduttore di Report ed il magistrato paladino dei cittadini, hanno parlato, quasi senza pausa, dei tanti temi che dominano lo scenario complesso del giornalismo di inchiesta, richiamando le tante esperienze vissute in prima persona, ciascuno in relazione ai rispettivi ruoli ricoperti.

Cantone ha bocciato senza riserve il cosiddetto diritto all'oblio, definito "una boiata all'italiana", ricordando, in sintonia con il suo correlatore, come il patrimonio RAI sia da considerare patrimonio della intera collettività italiana, prima ancora che patrimonio dell'azienda di viale Mazzini.

A seguire, non poteva non essere toccata la dolente questione delle querele per diffamazione, vero incubo dei giornalisti di frontiera; Ranucci, nel ricordare di essere stato destinatario di oltre cento querele con annessa richiesta di risarcimento per una cifra complessiva superiore ai 120 milioni di euro, ha proposto la istituzione di un tribunale, sulla falsariga di quello dei ministri, che, a livello centrale, valuti il fumus di una querela e proceda con esclusione di quelle "sospette", "anomale" e "strumentali", per lo più presentate in ambiti locali, facilmente contagiabili dalla malavita o dai grandi interessi ravvicinati.

Il presidente ANAC ha condiviso la necessità di una riforma di tale istituto giuridico, ipotizzando de iure condendo la necessità di una sorta di condanna alle spese per i soggetti promotori di querele temerarie o palesemente strumentali, ricordando la paradossale vicenda del fallimento della storica testata de "l'Unità" e la correlata esposizione patrimoniale della sua direttrice, Concita De Gregorio, quale responsabile del quotidiano, seppur estranea alla intera gestione precedente alla assunzione dell'incarico.

Riportati inoltre alcuni inquietanti episodi in cui si riscontrava palese il meccanismo intimidatorio posto in essere artatamente mediante l'utilizzo della querela, al fine di soffocare la libertà di stampa e di indagine di giornalisti particolarmente acuti e coraggiosi. Ranucci ha ricordato le difficoltà riscontrate a più riprese nel suo lavoro di giornalista investigativo, per esempio in occasione del reperimento dei dati del circuito economico del latte in Italia, oltre alle intimidazioni ed alle minacce a giornalisti e funzionari delle Istituzioni in merito alla volontà di rendere pubblici i piani economici e finanziari di una azienda.

Alla domanda di Casarin sulla organizzazione ed al funzionamento dell'Autorità Anticorruzione, Cantone ha risposto con una sintetica ma lucida ricostruzione storica, ricordando l'avvio della struttura (28 aprile 2014) nell'ufficio di piazza Augusto Imperatore, con 19 dipendenti provenienti da altre Amministrazioni pubbliche, secondo la disciplina della "legge Severino" applicabile all'istituto di garanzia sorto sulle ceneri della ex Civit,  la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche. Oggi operano oltre 300 persone in 25 uffici, con competenze definite (appalti, prevenzione della corruzione in itinere etc.) con esclusione delle procedure concorsuali, spesso portate indebitamente alla attenzione di detta Autorità (l'80 % delle denunce/esposti viene archiviato per incompetenza). Questo fenomeno, analogo a quello che investe le Procure della Repubblica, costrette ad archiviare moltissimi "sfogatoi" che pervengono agli uffici giudiziari, dimostra comunque la grande voglia di legalità, di correttezza e di chiarezza da parte della collettività, in ogni aspetto della vita sociale.

Ranucci viene ancora tirato in ballo dal moderatore in merito alla famosa inchiesta sulla pizza napoletana (che nella città campana ha prodotto significativi  cambiamenti: forni più puliti, impasti meno bruciati ed ingredienti più controllati) e su quella prossima (il 21 ottobre) sulle cialde di caffè. A seguire una nutrita file di domande al presidente Cantone, sui suoi rapporti con la politica e con gli ultimi governi in particolare, sulla vicenda di EXPO Milano e sulla aggiudicazione dei lavori per il rifacimento del ponte Morandi a Genova (mai avvenuta in ossequio alla "legge" speciale del commissariamento, svincolato da tutte le leggi tranne quelle sull'antimafia) ed infine sulla vigilanza (preventiva) espletata sulle stazioni appaltanti, un metodo collaborativo che ha funzionato piuttosto bene.

Prima dei convinti applausi dell'intera platea presente, Cantone ha ribadito il suo ritorno alla Magistratura, felice di tornare ad occuparsi di diritto...