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Home I ragazzi/e di piazzale Clodio I fossili di monte Mario: intervista ad Alberto Bordi, uno dei "ragazzi di piazzale Clodio" degli anni sessanta, romano di sette generazioni (S.Metroni)

I fossili di monte Mario: intervista ad Alberto Bordi, uno dei "ragazzi di piazzale Clodio" degli anni sessanta, romano di sette generazioni (S.Metroni)

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Nell'incontro sono raccontate le giornate spensierate trascorse sulle pendici del monte che domina Roma a raccogliere i fossili pliocenici

 

 

 

Alberto Bordi, fino a due anni fa viceprefetto in servizio nel dipartimento Immigrazione del ministero dell'Interno ed oggi scrittore e giornalista a tempo pieno, è nato nell'abitazione paterna di circonvallazione Clodia 21, a pochi passi da quello che etimologicamente è il "monte del mare"

1) Chi sono "i ragazzi di piazzale Clodio" e cosa li lega a monte Mario?

Tutti i ragazzi che negli anni sessanta abitavano nelle strade intorno a piazzale Clodio hanno avuto la singolare opportunità di vivere all'ombra di monte Mario che per loro rappresentava una sorta di parco avventura, dove rincorrere farfalle, costruire rifugi sugli alberi, cercare minerali e soprattutto raccogliere conchiglie fossili.

 

2) Come si raggiungevano i terreni scoscesi del monte che con i suoi 140 metri domina la città eterna?

Negli anni della nostra giovinezza, non esisteva il Tribunale; lì c'erano casupole e abitazioni assai modeste, oltre al nostro campetto di calcio, pieno di sassolini e polvere; non c'era la strada panoramica che sale oggi fino a via Trionfale e noi, un po' boy-scout ed un po' Robinson Crusoe, armati della inseparabile fionda,  scendevamo le scalette di via Golametto e uscivamo in via Casale degli Strozzi, edificio imponente oggi completamente ristrutturato; da lì, rasentando i resti di una vecchia strada romana, salivamo in direzione dello "zodiaco" ossia dell'osservatorio astronomico, incontrando spesso le pecore del contadino che alloggiava in zona.

3) Quale era la tecnica per reperire le conchiglie fossili?

L'attrezzatura era costituita da un modesto coltellino, una busta di plastica e tanto entusiasmo. Le giornate ideali per la ricerca erano quelle seguenti ad una abbondante pioggia, che rendeva  morbide le sabbie e le arenarie; queste si scioglievano abbastanza rapidamente, facendo affiorare, in maniera nitida ed inconfondibile, le sagome degli antichi molluschi che abitavano il mar di Tetide.

4) Di che tipo di fossili si trattava?

Si recuperavano prevalentemente ostreidi, alcuni dei quali raggiungevano un peso considerevole e la grandezza di una mano aperta, spesso utilizzati come posacenere domestici, se si trattava di  gusci di ostricche particolarmente concavi. Si potevano trovare anche muricidi , ceritidi e turritellidi oppure gli inconfondibili dentalidi, a forma di piccole zanne d’elefante. Con un po’ di fortuna era possibile incappare in cardidi e petricolidi, bivalvi quasi mai ritrovati interi, intatti.

 

5) Insomma eravate esploratori in erba, novelli Indiana Jones in pieno territorio urbano?

Sicuramente ci sentivamo tali anche se i nostri genitori, preoccupati di questo eccesso di spirito libero, finirono per vietarci le nostre spedizioni scientifiche. Certamente non  sapevano che prima di noi illustri personaggi si erano dedicati, centinaia e migliaia di anni prima, al medesimo svago, da Marziale a Stendhal, da Carducci a Chateaubriand, fino a D'Annunzio, per non parlare di Leonardo da Vinci che gradiva raccogliere “i nicchi” sulle pendici dei tornanti dal quale si può ammirare, oggi come allora, un panorama di rara bellezza.

6) Ci è tornato da grande a raccogliere fossili marini nel monte che è immagine integrante della sua vita?

A distanza di anni, vuoi per mantenere inalterato il legame con la casa ed il quartiere dove sono nato, vuoi per godermi l’ineguagliabile panorama di Roma dallo “zodiaco”, vuoi per disintossicarmi dalle scorie delle inevitabili libagioni della notte di San Silvestro, alcuni anni fa avevo preso la bella abitudine, nella mattinata del 1° gennaio, di fare una bella passeggiata nella riserva di Monte Mario, partendo dalla entrata di via Gomenizza, in passato sempre pulita ed accessibile. Di recente ogni  genere di rifiuti e di vegetazione invasiva, oltre a soggetti inquietanti, ne impediscono un sereno avvicinamento. Compiendo questo primo tratto, senza particolare fatica, si arriva fino a villa Mazzanti, splendida struttura con giardini, fontane ed un laghetto artificiale, oggi sede di "Roma natura" ed aperta al pubblico. Si prosegue poi attraverso il percorso attrezzato, utilizzato spesso da mountain bikers particolarmente allenati, fino a raggiungere l’osservatorio astronomico e la pineta presente alle sue pendici; una camminata sicuramente piacevole, mai uguale a se stessa, che consiglio agli amanti della natura e della città eterna, che può essere programmata in qualsiasi giorno dell'anno, magari muniti di un coltellino e di una piccola piccozza…perchè i fossili ci sono ancora………………

 

Ultimo aggiornamento Mercoledì 27 Maggio 2020 15:44