Una volta era il fumo una delle cause più frequenti di litigio nell’ambiente lavorativo condiviso ma il divieto imposto ne ha rimosso alle radici la conflittualità anche se esistono spregevoli personaggi,
in particolare dirigenti, che si ostinano a fumare, a creare danni al prossimo ed all’ambiente, incuranti delle norme che regolano la materia. Sappiamo tutti che l’ambiente di lavoro e la stanza d’ ufficio in particolare mettono spesso a dura prova la nostra disponibilità verso il prossimo e la pacifica convivenza. Gli ergologi, o studiosi delle dinamiche lavorative, sostengono peraltro che far emergere il dissapore, il motivo del contendere sia preferibile rispetto al silenzio protratto, ritenuto fonte di danni più gravi e duraturi. D’altra parte ognuno di noi porta sul posto di lavoro anche la parte peggiore di sé, comprese quelle manie comportamentali che difficilmente si ha il coraggio e l’onestà di riconoscere. Certo le occasioni e le motivazioni della conflittualità sono le più disparate ma qualcuno ha voluto vederci più chiaro sulle cause che incrinano in maniera episodica, e talora per sempre, la serenità delle giornate lavorative. Un’indagine ha messo al primo posto tra i motivi di scontro la sistemazione della stanza, un elemento che mette a confronto i maniaci dell’ordine ed i disordinati per vocazione; anche la vicinanza alla finestra e la collocazione della scrivania possono far sorgere qualche logomachia. E’ indubbio che anche le storie d’amore, le gelosie, i corteggiamenti e le “simpatie” creano malumori di una certa rilevanza, soprattutto quando il frequentatore esterno di una stanza risulta palesemente indesiderato ad uno dei legittimi abitatori della stessa. Ben poca cosa rispetto al telefono, nella doppia formula a postazione fissa e cellulare, che crea indubbiamente grandi fastidi: alle donne è attribuito il primato sia per la lunghezza delle telefonate che per la loro quantità. Tutela della privacy? Neanche a parlarne. La tirchieria poi, legata in particolare al rito della colazione, sembrerebbe una causa di poco conto, eppure crea disagi e ripercussioni sulla serenità della stanza. I ritardi poi, non sono solo fonte di disistima, di scarsa affidabilità e di critica professionale, ma, se incancreniti e quasi ostentati in segno di sfida e di menefreghismo, portano a reazioni violente da parte dei “puntualissimi”. Rumori e cattive abitudini esternati nell’ambito della convivenza spicciola sono spesso tollerati in un clima amichevole ma se l’aria è già pesante, di certo non passano inosservati. Sempre più diffusa l’abitudine di mangiare in ufficio con conseguente dispersione nell’aria di odori non sempre graditi, soprattutto nella fase post prandiale. All’ultimo posto della classifica dei litigi c’è il tasso lavorativo: il fastidio per chi non vuol fare o non sa fare nulla viene spesso metabolizzato mediante un atteggiamento di ipocrisia da “quieto vivere” ma il giorno che esplode c’è da assistere a scenate teatrali condite da puntuali riferimenti ad un colpevole vivere senza impegno cui fa seguito talvolta un silenzio senza fine……..tra le parti in causa. Insomma piccoli o grandi screzi, manie, stili di vita a confronto, qualche vera e propria patologia, ma siamo un po’ tutti convinti che c’è molto di peggio in circolazione………...fuori dalla nostra stanza.