La Biblioteca di Alessandria d’Egitto conservava la più ampia collezione di libri antichi a livello mondiale, considerata a tutti gli effetti uno dei principali poli culturali di stampo ellenistico. L’immenso sapere contenuto al suo interno andò distrutto più volte nel corso degli anni tra il 48 a.C. e il 642 d.C., mentre in suo ricordo è stata istituita nel 2002 la Bibliotheca Alexandrina. La Biblioteca di Alessandria è uno dei grandi miti dell’antichità. “Mito” non perchè non sia esistita, ma perchè i racconti su di essa e sulla sua fine sono intrisi di elementi leggendari.
Il più grande contenitore di libri dell’antichità? Probabile (ma conteneva papiri). Un edificio enorme? No, è verosimile fossero almeno due sedi diverse. Distrutta da un incendio? Certo, ma chi, tra gli arabi, i cristiani o Giulio Cesare ne fu il responsabile?
Al di là dei dati, molto confusi, quello che a noi resta è l’immagine di una vera e propria meraviglia dei tempi ellenistici, di cui ad Alessandria d’Egitto non resta nulla: la sua stessa localizzazione è dibattuta. Nel 1974, milletrecento anni dopo la sua definitiva distruzione ad opera degli invasori arabi, nell’Egitto del generale Sadat si decise di procedere alla ricostruzione nella città di un’emula dell’originale. Il successore Mubarak ne fu uno sponsor entusiasta: l’opera pubblica doveva accreditare il governo militare come attento alla eredità egizia ed alla cultura. Inaugurata nel 2002, la Bibliotheca Alexandrina (questo il suo nome, per evitare confusione con quella antica) riattualizza lo spirito dell’originale, divenendo un monumento eccellente e molto più di una semplice biblioteca. Attualmente contiene un milione e mezzo di libri (ma ha la capacità potenziale di contenerne otto) ed al suo interno sono presenti anche sei biblioteche specialistiche, quattro musei, un planetario, quattro gallerie d’arte e un laboratorio per il restauro di manoscritti. Un vero tempio del sapere, dove si ritrovano soprattutto gli studenti delle vicine università, che vi accedono gratuitamente. Tramite il pagamento di una piccola somma anche la restante popolazione può usufruire della biblioteca e delle sue strutture.
La sua forma è pressappoco quella di un disco: la scelta di questo impianto vuole essere una raffigurazione dello scorrere del tempo e del flusso costante della conoscenza. L’architettura può vantare dettagli tecnologici molto originali: delle “palpebre” permettono l’ingresso della luce solare direttamente nella sala di lettura ma filtrano anche i raggi in modo che chi si trova dentro non sia abbagliato, mentre una sorta di “ciglia” frenano gli effetti della pioggia, della sabbia e della polvere.
Il tema del fiore di loto adorna il soffitto: è un simbolo ricorrente in tutta la storia della cultura egiziana e nell’egittologia è associato con il sole, la creazione e quindi la rinascita. Il suo valore simbolico in questo luogo è quindi chiarissimo, esplicitando il valore della ricostruzione della biblioteca come rinascita di un grande luogo di idee, conoscenze ed eccellenza.
Lungo le sponde del Nilo gli antichi Egizi hanno costruito le loro città e i loro villaggi: qui si è sviluppata la civiltà egizia circa 5000 anni fa alcune popolazioni si sono fermate a vivere lungo il fiume Nilo. L’acqua era abbondante e i terreni erano fertili. Per questo motivo hanno iniziato a coltivare la terra. Così sono sorti i primi villaggi, che sono cresciuti e sono diventati città. Spesso le città erano in lotta tra loro perché volevano avere il potere e regolare le acque del fiume. Secondo gli storici, verso il 3000 a.C., cioè proprio all’inizio dell’Antico Regno, l’Alto e il Basso Egitto si sono uniti in un unico regno. Menfi è diventata la capitale. Successivamente, durante il Medio e Nuovo Regno, la capitale era Tebe. In questo periodo l’Egitto aveva scambi commerciali con i popoli vicini. L’Egitto è rimasto un unico Stato sino al 1070 a.C. anche se alcune popolazioni aveva no cercato di invadere, cioè di occupare, parti del suo territorio. Durante l’Età Tarda iI contadini egizi coltivavano le terre vicine alle rive del fiume Nilo. Questo fiume, infatti, da luglio a ottobre, straripava, cioè usciva dagli argini, inondava completamente i terreni vicini e vi depositava il limo, un fango scuro che rendeva la terra molto fertile. Quando le acque si ritiravano, cioè tornavano nel fiume e in parte erano assorbite dal terreno, i contadi ni potevano seminare e ottenere poi un ricco raccolto. Per sfruttare al meglio le piene del fiume, costruirono canali, dighe e bacini per irrigare i terreni. Gli antichi Egizi allevavano animali utili per il tra sporto, per i lavori agricoli e per l’alimentazione. Il fiume, inoltre, forniva pesce in abbondanza e nelle zone del delta si poteva anche andare a caccia di ani mali acquatici e di uccelli nvece popoli stranieri sono riusciti a conquistare l’Egitto. L’Egitto non era più un Paese indipendente
L’Egitto è una terra molto antica, il mito narra che fu colonizzata dagli Schesoo-Hor, o“servitori di Horus”, popoli che si erano stabiliti in Egitto; e, come afferma G. Maspero, è a questa “razza preistorica” che spetta l’onore di aver costruito l’Egitto, quale noi lo conosciamo, fin dall’inizio del periodo storico. Essi fondarono le principali città dell’Egitto, e vi eressero i santuari più importanti.
A causa della perdita dei documenti arcaici egiziani, poiché, “i materiali e i dati storici che possediamo per lo studio della storia dell’evoluzione religiosa in Egitto non sono completi, e spesso non sono molto intelligibili”, è necessario esaminare gli inni antichi e le iscrizioni che si trovano sulle tombe, per corroborare parzialmente e indirettamente le esposizioni date dalla Dottrina Arcaica.
Nei Testi delle Piramidi, la resurrezione avviene allorché ci si addormenta sul letto rivestiti da una pelle o da una stoffa che la sostituisca. La pelle è stata in seguito sostituita nei riti dalle bende della mummia o dal bianco lenzuolo.
L’iniziazione misterica tende a riprodurre nell’iniziando le vicende di Osiride, il prototipo di coloro che avevano vinto la morte.
Durante i Misteri dell’Iniziazione, il candidato, rappresentante il Dio Solare, doveva scendere nel Sarcofago e rappresentare il raggio vivificatore che entra nella matrice feconda della Natura. Il suo riemergere da questo, la mattina seguente, simbolizzava la resurrezione della Vita dopo il cambiamento chiamato Morte. Nei Grandi Misteri la sua “morte” figurata durava due giorni, finché la terza mattina egli risorgeva, dopo un’ultima notte piena delle prove più crudeli. Mentre il postulante rappresentava il Sole o l’astro che tutto vivifica e che “risorge” ogni mattina solo per dare vita a tutto — il Sarcofago era simbolo del princìpio femminile.
l libro dei Morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse, contenente formule magiche, inni e preghiere che guidavano e proteggevano l’anima (Ka) nel suo viaggio attraverso la regione dei morti.
Secondo la tradizione, la conoscenza di questi testi permetteva all’anima di scacciare i demoni che le ostacolavano il cammino e di superare le prove poste dai quarantadue giudici del tribunale di Osiride dio dell’aldilà.
I primi testi funerari a noi noti furono incisi in geroglifici sulle pareti interne delle piramidi dei re della V e VI dinastia del Regno Antico, e presero il nome di “testi delle piramidi“.
In realtà il vero titolo del papiro, usato dagli antichi Egizi è “Peret em heru“, Libro per uscire al giorno. Cioè la possibilità dello spirito del defunto, mediante il corretto impiego dei riti e delle formule, di uscire durante il giorno dal sepolcro. Una serie di passaggi che servivano, appunto come un passaporto per aldilà. Un concedere al defunto di poter passare tutta una serie di ostacoli per arrivare ai campi di Aaru e poi proseguire il suo viaggio nell’eternità.
Erroneamente da qualcuno il libro dei Morti è indicato come il “Libro sacro” degli antichi Egizi, paragonabile, alla Bibbia o al Corano. Niente di tutto ciò. Pur essendo anch’esso considerato di ispirazione divina come i testi sacri, non è né un rituale religioso, né un rito funebre e, per assurdo, nemmeno un libro. E’ una miscellanea raccolta di formule, un insieme magico di incantesimi, la cui lettura mira al raggiungimento di ben definiti effetti. Infatti il defunto, prima ovviamente della sua dipartita, decideva se avere, per il suo corredo funebre, la versione integrale così lunga oppure i singoli capitoli, e anche in quale disposizione.
Il giusto impiego delle Formule (e “giusto” in egizio non ha nulla a che fare con “morale”) sottrae il defunto al suo karma, impedisce alle proprie colpe di essere considerate come tali. A supporto di tale tesi bisogna ricordare che in Oriente esiste tutto un elenco di delitti che possono essere impunemente compiuti dal brahmano,o ssia da colui che, avendo raggiunto la “conoscenza”, ha superato ogni vincolo terreno.
“Il Libro dei Morti,” noto anche come “Il Libro delle Caverne,” è uno dei testi più importanti e misteriosi della letteratura egizia dell’Antico Regno. Scritto e illustrato su papiro, questo testo ha una storia lunga e complessa che abbraccia oltre mille anni di civiltà egizia. In questo articolo, esploreremo l’importanza, il contenuto e il significato di “Il Libro dei Morti” nella cultura dell’Antico Egitto.Il termine “Il Libro dei Morti” è una traduzione moderna del titolo egizio originale, che può essere reso approssimativamente come “Recitazioni per il Passaggio.” Il testo venne scritto per la prima volta durante il Nuovo Regno dell’Antico Egitto, circa tra il 1550 e il 1070 a.C. Fu inizialmente concepito come una guida per aiutare i defunti nel loro viaggio nell’aldilà. Nel corso dei secoli, il testo subì varie modifiche e adattamenti. “Il Libro dei Morti” è composto da una serie di incantesimi, formule e istruzioni per guidare l’anima del defunto attraverso l’aldilà e garantirne la sopravvivenza. Questi incantesimi erano solitamente scritti su papiro e collocati nella tomba del defunto insieme a oggetti funerari. Il testo affronta una vasta gamma di argomenti, tra cui la protezione dalle creature maligne dell’aldilà, la navigazione attraverso il regno dei morti e le sfide che l’anima doveva superare per raggiungere l’aldilà.
“Il Libro dei Morti” era fondamentale nella fede egizia dell’aldilà. Gli Egizi credevano che, dopo la morte, l’anima del defunto fosse sottoposta a un giudizio divino e quindi guidata nell’aldilà. Il testo serviva come guida per superare gli ostacoli e le prove posti dalla vita nell’aldilà. Questo testo dimostra la profonda spiritualità degli Egizi e la loro preoccupazione per l’eternità dell’anima.
Una delle caratteristiche distintive de “Il Libro dei Morti” è la sua ricca iconografia. Ogni copia del testo è accompagnata da illustrazioni colorate che raffigurano scene e divinità legate al viaggio nell’aldilà. Queste immagini erano essenziali per l’efficacia del testo, poiché si credeva che aiutassero il defunto a comprendere e superare le sfide dell’aldilà. “Il Libro dei Morti” ha influenzato la cultura e la religione egiziane per molti secoli. La sua influenza si è estesa anche oltre i confini dell’Antico Egitto, influenzando altre culture e tradizioni spirituali. Oggi, il testo è un importante oggetto di studio per gli egittologi e gli studiosi della religione e della spiritualità antica.
“Il Libro dei Morti” è un tesoro della letteratura egizia e un documento prezioso che ci offre un’istantanea nella spiritualità e nella cultura dell’Antico Egitto. La sua importanza nel guidare le anime dei defunti nell’aldilà rivela la profonda connessione degli Egizi con il mondo spirituale e la loro convinzione nell’immortalità dell’anima. Questo testo rimane un affascinante e misterioso capitolo nella storia della letteratura e della religione antica.
Quest’opera concettuale rappresenta il “Libro dei Morti” dell’Antico Egitto (Il Libro dei Morti), integrando immagini astratte e simboliche per trasmettere i concetti filosofici e spirituali del testo antico. L’opera fonde elementi della cultura dell’Antico Egitto, come simboli, geroglifici e rappresentazioni dell’aldilà, in modo moderno e interpretativo.
Infine la storia dll’Egitto e del Regno Antico è tra le più affascinanti del mondo,e la sua civiltà è considerata una delle più longeve e ancora oggi,seduce le persone di tutto il mondo.
Alessandria d'Egitto
Giugno 2003
La nuova Biblioteca Alessandrina, luogo di ricerca e centro storico culturale nota per commemorare l'antica biblioteca, ha come sfondo la città di Alessandria d'Egitto, città di cultura di fama mondiale. Appare in tutta la sua bellezza un immenso cilindro di vetro e alluminio di 160 metri di diametro attorniata da 100 e più colonne di cemento ornate di capitelli a forma di fiori di loto.
La vista è mozzafiato dentro e fuori, la scenografia esterna è meravigliosa e ha come scenario un mare cristallino.
Una delle più belle biblioteche al mondo è un brulicare di ogni tipo di studiosi,di persone e di visitatori di ogni razza e nazionalità. Le sale di lettura e di consultazione sono stracolme.
In una sala riservata nascosta ai più in una splendida giornata di sole, la professoressa ZAFIRAM Sirin, docente di storia egizia presso l'università di Alessandria, seduta su un immenso tavolo di vari metri di lunghezza. Chiunque la vedesse si porrebbe subito la domanda: "Perché un tavolo così grande per fare una semplice consultazione?”
Il silenzio della sala è rotto dalle parole di Yusuf ZUBAIR, il più grande esperto bibliotecario dell'Egitto moderno, direttore della Biblioteca di Alessandria.
“Ciao e bentornata Sirin !! Mia cara amica, ci accomuna il grande amore per la storia di questo nostro paese: l'Egitto. Siamo, Sirin, custodi e studiosi di una civiltà culla del mondo antico prima e di quello moderno ora! Prima che tu ti immerga nel tuo lavoro io sono a tua completa disposizione per ogni tua richiesta. Non posso non ricordare quanto io mi senta depositario di una millenaria tradizione quale bibliotecario. Sono il depositario infatti, come tu ben sai e condividi, di quella che fu la biblioteca reale di Alessandria, la più grande e ricca del mondo antico e uno dei principali poli culturali che purtroppo dal 48 a.C. al 642 d.C. i bibliotecari che mi hanno preceduto nei tempi antichi sono stati costretti a ricostruire. Sono l'erede del primo bibliotecario Zenodoto di Efeso nel lontanissimo 284 a.C. e, credimi, di tempo ne è trascorso. Tu, mia cara Sirin, anche tu sei la depositaria e custode di quanto dia conservato tra queste mura dei 40.000 rotoli di papiro ai milioni di testi pervenuti da tutto il mondo. Spero che la sala che ti ho fatto attrezzare trovi la tua approvazione.”
La risposta della dottoressa Zafiram Sirin non si fece attendere.
“Caro Zubair,io mi sento una vera privilegiata dinanzi a tale efficienza organizzativa strumentale altamente tecnologica. Voglio dirti che la mia permanenza nella biblioteca si potrà protrarre per alcuni mesi poiché la mia ricerca di studio è lunga ed elaborata. Sai, il mio primo studio da compiere è l'esame del libro dei morti, il Kitab El Mayytum , l'antico papiro di 16 metri contenente ogni tipo di incantesimo ritrovato 100 anni fa durante la campagna di scavi nel sito di Saqqara. Studierò con attenzione tutti i 33 capitoli del libro e affronterò, come nell'antico Egitto, il viaggio che si compiva all'atto della morte in compagnia di Anubis il dio dalla testa di sciacallo che allora, come oggi, protegge l'anima da mostri e pericoli fino a quando si giunge dinanzi ad Osiride e agli altri dei. Il viaggio , ossia lo studio di questo “grimorio”, è molto impegnativo e perciò sarò tua ospite per un po' di tempo e ti ringrazio con tutta me stessa. Ma ti confesso che lo studio del libro dei morti è la ricerca anche di un mistero contenuto nei 16 metri di questo straordinario papiro.
Come archeologa e studiosa di egittologia non puoi immaginare come mi sento. Non ho bisogno di una compagnia di scavi , già effettuati nel passato, ma solo di saper leggere e d'interpretare ogni riga di questo immenso papiro. So di sollecitare la tua curiosità, ma mi sento come un agente segreto impegnato in una missione impossibile.
Le nostre conoscenze al riguardo non sono mai abbastanza. Voglio studiare particolarmente le formule religiose che dovevano servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio verso la conoscenzala DUAT. Ogni formula indicava un modo per superare i cancelli dell'oltretomba e compiere il viaggio verso la vita eterna. Zubair, dinanzi a questa nuova sfida affiorano i miei ricordi di studio sulla civiltà egizia. Ricordo come veniva mantenuto “sveglio” il morto durante tale viaggio e di come venivano bloccati gli occhi e la bocca del defunto in modo che potesse riottenere la vita anche dopo la morte. Il sarcofago contenente il corredo funerario veniva sigillato e quel sottovuoto creato ha permesso alle mummie di mantenersi intatte fino ai giorni nostri”.
“Ma, Sirin, oltre lo studio del libro dei morti, di quale mistero parli? Vorrei che potessi soddisfare la mia innata curiosità.”
“Yusuf, la mia ricerca inizia proprio leggendo questi 33 capitoli che nascondono delle grandi verità e grandi misteri. Sai Yusuf, non ho bisogno di una pala con cui scavare, ma solo di una buona luce, dei buoni occhiali e dei buoni guanti. Ma ho anche una confessione da farti”.
“Dimmi Sirin, non tenermi in ansia! Prendi il coraggio a quattro mani e parlami”.
“Yusuf, ti confesso che studiando un antichissimo testo di cui non posso fare il nome abbiamo ritrovato, nelle pieghe del libro, una piccola pergamena vergata in oro e, traducendo lo scritto, il sacerdote Conufis parlava di un luogo segreto indicato solo nel libro dei morti ove era nascosto e conservato e protetto un amuleto dai poteri magici e straordinari il cui nome suscita, solo a parlarne, meraviglia: il loto d'oro”.
Sirin guardò il volto di meraviglia di Yusuf ed ebbe la sensazione di essersi liberata di un peso enorme, sfoderando un grande sorriso. Dopo alcuni istanti di silenzio, Sirin si rivolse a Yusuf.
“Ti chiedo, mio caro, di mantenere il segreto su tale ricerca che coinvolge non solo la mia persona, ma persone di alto profilo e importanza. Ognuno, sai, potrebbe chiedersi (noi per primi) il perché di tale ricerca e quale significato rappresenterebbe la scoperta e il rinvenimento del LOTO D’ORO. Il significato è contenuto nel simbolo del fiore di loto. Ti ricordo che il fiore di loto o Seshen si riferisce alle ninfee che si potevano ammirare nei punti meno impetuosi del fiume Nilo. Per noi studiosi il fiore di loto ha la particolarità di chiudere la propria corolla sprofondando nell'acqua la sera e di riemergere la mattina. Per gli antichi egizi è il simbolo di purificazione notturna. Il loto, come ben sai, sarebbe emerso dall'oceano fecondato dagli dei dell'Ogdoade e da questa dimora sarebbe forse nato Atum-Ra. Il loto quindi è l'origine dell'universo.
La ricerca del Loto d'oro e la sua scoperta risponderebbe a ogni interrogativo che l'uomo dall'inizio dei tempi si pone: quali sono le nostre origini, come siamo nati, quali sono le origini dell'universo del mondo in cui viviamo, chi sono i nostri progenitori, come ci siamo evoluti. Il fiore di loto è il simbolo della nascita e della rinascita. La scoperta del luogo ove è nascosto il loto d'oro diventerebbe il più affascinante e straordinario ritrovamento per l'intera umanità. Gli studi compiuti finora mi hanno sempre più convinto dell'esistenza del loto d'oro. La storia degli antichi egizi ha rafforzato sempre di più la mia convinzione sull'esistenza di questo prezioso e unico manufatto.
Ho concentrato i miei studi su alcuni particolari dei dell'antico Egitto: Nefertum il cui significato è perfetto senza eguali. Questo antico dio era il figlio di Ptah e Sekhmet ed era rappresentato da un fiore di loto ed era indicato come il dio del profumo. Il dio Nefertum placava i dolori di Ra attraverso il dono di un fiore. Era anche chiamato Ra giovane e faceva parte degli dei che componevano il tribunale per giudicare i defunti. Nefertum è il simbolo della resurrezione e del ringiovanimento. L'ipotesi dell'esistenza del loto d'oro e il fascino della ricerca e della sua esistenza sta suscitando una serie di ipotesi che solo lo studio sul suo destino può cercare di verificare. Yusuf, tale scoperta sarebbe rivelatrice di quali poteri esso contiene, siano essi poteri magici trascendentali o poteri altamente distruttivi. Ti ringrazio nuovamente di aver attrezzato questa sala di ogni strumento scientifico per lo studio di questo immenso papiro. In questa immane ricerca sono affiancata da due grandi esperti e studiosi che tu di nome certamente conosci, per la loro chiara fama. Ti presento la mia cara amica e assistente Lubna Raniya, esperta e studiosa in campo mondiale di ogni tipo di papiro sia venuto alla luce, e uno degli archeologi più famosi al mondo, un grande egittologo e prof. Sa' d Eldin dell'università del Cairo e docente presso questa università, scopritore di tombe e profondo conoscitore della storia, cultura, religione, lingua e letteratura dell'Egitto dei faraoni. Sono note per i miei collaboratori in tale ricerca le straordinarie loro capacità di interpretare i testi antichi letterari e religiosi, le loro precisazioni genealogiche, dati di scavo, materiali archeologici, epigrafi celebrative, risultati di analisi scientifiche. Ti comunico che domani di primo mattino iniziano i nostri studi e la nostra ricerca, ma, Yusuf, vorrei prima visitare la stanza attigua alla sala studio, quella relativa alle attrezzature scientifiche. Allora, andiamo, la strada da percorrere credo non sia molta.”
Fatti pochissimi metri ci appare una enorme sala illuminata a giorno stracolma di apparecchiature scientifiche.
Sul lato sinistro una grossa macchina per la fotogrammetria e al centro della stanza il mezzo per eseguire la TAC neutronica.
Alle spalle la prodigiosa macchina per generare immagini multi-spettrali, mentre sul lato destro due enormi macchine, quella per la spettrografia Raman e quelle per la modellazione 3D.
“Vedo, Yusuf, che hai eseguito alla lettera tutto ciò che ti avevo chiesto. Ma mi accorgo anche della presenza in fondo di un enorme frigorifero che non ti avevo richiesto. La curiosità di aprirlo mi divora!”
Lo apro e rimango esterrefatta: è pieno di ogni tipo di bibite e di generi di consumo da mangiare.
“Yusuf, mi ha letteralmente sorpreso e mi viene spontaneo dirti: posso offrirti qualcosa di tuo gusto?”
Yusuf Zubair, guardando con semplicità l'amica Sirin, rispose con un laconico: “No grazie, è un mio dono per te e la tua equipe e allora giacché la giornata volge al termine, non mi resta che augurarti la buona cena e la buona notte e dirti: a domani. Usciamo insieme mia cara e sigilliamo le due sale. Di nuovo, a domani!”
Sorge il sole sulla città di Alessandria e già si preannuncia una meravigliosa giornata. Sulla biblioteca si riflettono i raggi del sole nascente che ancora dorme dopo il silenzio della notte e che si prepara ad accogliere studiosi e visitatori provenienti da ogni parte del mondo in un crocevia di gente di ogni razza e colore. Gli unici abitanti della biblioteca sono gli addetto alle pulizie sotto l'occhio vigile di coordinatori.
All'apertura tutto deve essere perfetto e pulito e in ordine dinanzi agli occhi del mondo.
Sono quasi le otto del mattino e il lavoro preparatorio è terminato. Tra pochi minuti la biblioteca aprirà i battenti. I bar di ristoro prospicienti l'entrata sono già pieni e il personale serve ai tavoli e al banco ogni tipo di colazione egiziana e/o internazionale.
Il tempo trascorre veloce come ogni giorno e le fatidiche ore 8:30 di apertura giungono puntuali e il personale di sorveglianza e di sicurezza presidia le varie entrate.
La biblioteca di Alessandria apre le sue porte e con estrema diligenza il personale di sicurezza controlla persone e cose grazie ai supporti tecnici come i metal detector. Nulla sfugge.
Da una entrata secondaria di servizio il direttore Yusuf Zubair, elegante nel suo vestito scuro, accoglie con un grande sorriso i suoi graditi ospiti: Zafiram Sirin, la docente di storia egizia; Lubna Raniya, la super esperta e studiosa degli antichi papiri e il famoso archeologo Sa'd Eldin.
“Buongiorno Yusuf, siamo tutti pronti a iniziare la nostra ricerca, ma permettimi di presentarti la mia segretaria e assistente che da anni mi aiuta sia in campo della docenza universitaria, sia in quello della ricerca, la signorina Alima Aludra, donna impareggiabile per le sue qualità organizzative ed esperta nella catalogazione di ogni tipo di utile documento. Da anni ormai il suo prezioso contributo mi è del tutto indispensabile. Dopo questa presentazione credo sia opportuno, caro Yusuf, che ci accompagni alla nostra sala di lavoro.”
Dopo essere saliti al secondo piano, percorsi una ventina di metri, si trovarono davanti a una porta blindata a combinazione dotata di un codice di accesso. Zubair Yusuf, senza esitare, digitò il codice e come d'incanto la porta si aprì e, con incedere elegante, entrò nella vasta sala e, guardando Sirin, le consegnò una piccola carta su cui erano scritti i codici di accesso alla sala.
Le luci rischiaravano l'ambiente e le postazioni di lavoro apparivano nel loro pieno aspetto.
“Allora, caro Yusuf, iniziamo questo viaggio avvolto dalle tenebre e, con i dovuti riguardi, faccia la sua comparsa il libro dei morti, il Kitab El Mayytum, e inizi il viaggio nell'oltretomba.. Cari amici, ciò che studierete ha un significato esoterico poiché il libro nella sua raccolta si riferisce alla possibilità, da parte degli spiriti dei defunti, di uscire di giorno dal sepolcro, ove per giorno si intende la vita dell'uomo, e le formule in esso contenute servivano per agevolare il passaggio dalla vita alla morte e l'insediamento dell'entità spirituale del defunto nel nuovo stato. Questo straordinario papiro è stato,ritrovato come voi ben sapete, in una camera sepolcrale di una piramide di Sakkara dedicata al faraone Unis della V dinastia al fine di trattare ogni tipo di pratica funeraria, una guida allo studio delle stelle, e alla Teologia solare, nonché al culto di Osiride.”
Un improvviso silenzio avvolge la sala quando fanno l'ingresso cinque inservienti che portano, con ogni precauzione del caso, il papiro lungo 16 metri che viene deposto sul grande tavolo di ricerca indossando deii guanti protettivi. Oltre al silenzio si aggiunge grande stupore e meraviglia dei presenti dinanzi all’antico papiro : appare in tutta la sua bellezza e mistero il LIBRO DEI MORTI. In tale silenzio affiorano nella mente dei ricercatori gli studi compiuti nella considerazione che tale manufatto affondi le sue radici nelle credenze degli antichi egizi, che credevano nella esistenza di un dio supremo in Ra, il Dio del Sole, da cui sarebbero derivati tutti gli altri dei, tra i quali Seth, il Dio del deserto e il dio Toth, il Dio dei morti. Seth, era una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. È il dio del deserto, delle tempeste, del disordine, della violenza e degli stranieri. Non era comunque un dio trascurato o disprezzato, avendo un ruolo positivo: gli Egizi credevano infatti che Seth viaggiasse con Ra, il dio-sole, sulla barca solare per combattere e respingere il mostro Apopi, che voleva divorare il sole. Si riteneva che, dopo essere stato antagonista di Horus, si fosse poi riconciliato. Era identificato con la rossa sabbia del deserto e con il colore rosso in generale in opposizione a Horus che invece rappresentava la fertile terra nera (limo). L'arcaico dio Ash del deserto occidentale fu assimilato a Seth.
Nella mitologia egizia, Seth era dipinto come l'usurpatore che uccise e mutilò suo fratello Osiride. Iside, sposa di Osiride, ne ricompose le membra per concepire Horus], il quale giurò di vendicarsi contro Seth. Vari miti descrivono il conflitto fra Horus e Seth. Il mito di Osiride è uno dei più importanti nell'immaginario religioso egizio.
Le immagini di Seth lo rappresentano in forma umana con una testa animale – sulla cui natura ci sono ancora dei dubbi: antilope, giraffide, canide, tapiro? – o, più raramente, in forma completamente animale. Seth era chiamato anche “il Rosso”, colore che, simbolicamente, indicava il caos, la rabbia, la violenza, il sangue, ma allo stesso tempo anche la forza e la vita. Rosso è il colore delle sabbie del deserto, su cui il dio regnava, e rosso è anche il colore dei suoi occhi.
È il dio simbolo della confusione e della ribellione, tanto che il geroglifico che lo rappresenta veniva posto all’interno di parole come “rabbia”, “tumulto”, “agitazione”, “caos”. Proprio per queste sue caratteristiche è diametralmente opposto alla dea Maat, che rappresenta l’armonia universale, l’ordine e la giustizia.
Seth, figlio del dio della terra Geb e della dea del cielo Nut, aveva oltre a Osiride anche due sorelle: Iside e Nefti. Osiride sposò Iside, mentre Seth sposò la sorella Nefti. Della sua nascita si racconta che uscì con un calcio dalla pancia della madre. Come inizio non lasciava presagire nulla di buono.
Dopo la morte di Osiride, che divenne il dio dell'oltretomba, Seth iniziò a regnare sul sud dell'Egitto, mentre il nord era sotto l'autorità del dio Horo, figlio di Osiride, che vi si era rifugiato insieme alla madre Iside per sfuggire alla furia omicida dello zio. Seth però rivendicava per sé anche il nord e iniziò una lotta senza precedenti contro il nipote. Durante una battaglia Seth si trasformò in un ippopotamo, durante un’altra strappò un occhio a Horo e Horo i testicoli a Seth: insomma, tra loro fu una guerra senza esclusione di colpi. Thot appartiene invece alla religione dell'antico Egitto, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria. È rappresentato sotto forma di ibis sacro, uccello che volava sulle rive del Nilo, o sotto forma (meno frequente) di babbuino. Inoltre era protettore degli scribi.
Il dio Thot è considerato tra i più importanti essere divini dell’antichità. La sua funzione è forse tra le più temute e rispettate dalle numerose culture in cui questa divinità compariva seppur attraverso nomi diversi.
Le entità lunari, come dice la parola stessa, sono associate alla Luna e hanno funzioni e tradizioni diverse a seconda della cultura. A questa categoria appartiene anche Thot. La sua identità era molteplice.
Amato e venerato nella città di Khmonou nel Medio Egitto, Thot era il Dio della scrittura, della magia, della sapienza, della matematica e geometria, inventore dei geroglifici.
E’ il patrono degli scribi, a lui si deve appunto l’invenzione della scrittura. Secondo la teoria ermopolitana, il Dio Thot aveva reso effettiva la creazione del mondo grazie alla parola.
Gli Egiziani credevano che Seshat avesse inventato la scrittura, mentre Thoth l’avrebbe solo insegnata all’umanità. Seshat altro non era che la “Signora della Casa dei Libri“, quindi anche lei era una figura che si prendeva cura della biblioteca, di ortografie e rotoli.
Si narra che avesse annotato, in 42 libri, tutta la sapienza del mondo. Il numero 42 sta per i nomoi egizi e per i giudici della psicostasia, di cui faceva parte.
La Luna era alla base del calendario egiziano. Come detto poc’anzi, Thot era un Dio lunare e quindi anche “signore del tempo”.
Era anche il Dio delle leggi e del diritto, aiutando Osiride a giudicare le anime dei faraoni e segnandone il loro destino. Questo avveniva durante il Giudizio divino – la pesatura del cuore.
Come gli Dei giudicavano le anime dei morti per segnarne il loro destino, è scritto nel capitolo 25 del libro dei morti. Tra questi vi era Osiride, Thot e Ammit, quest’ultima era colei che ingoiava l’anima del defunto qualora non avesse superato il giudizio.
Una bilancia, inventata da Thot stesso, ed una penna di Ibis erano gli oggetti divini con cui veniva decretato il giudizio. Il cuore del defunto veniva posto in un piatto della bilancia e la penna d’uccello nel piatto opposto. Due erano i verdetti:
se il cuore pesava più della penna, l’anima del defunto era condannata e la dei Ammit lo ingoiava;
se pesava quanto la penna e quindi restava bilanciata, allora era degna di passare “dall’altra parte” e Osiride lo accompagnava nei Campi dei Giunchi.
Come veniva raffigurato il Dio Thot
Due sono le raffigurazioni del Dio Thot:
- quello più comune che viene ritrovato nella maggior parte dei reperti, è una forma umana con la testa di Ibis, un uccello che vola sulle rive del fiume Nilo e che si pensa sia legato a questa divinità per la precisione dei suoi salti, che distano esattamente quattro palmi;
- un babbuino con in testa una luna, simbolo di saggezza e di cui troviamo una statuetta al Louvre.
- Nella mitologia egizia Thot era stato alleato di Horus nella lotta contro Seth, per difenderlo dal Dio Ra. Quando la Dea Tefnut fuggì nel deserto di Nubia, egli fu incaricato di riportarla indietro.
Thot appartiene invece alla religione dell'antico Egitto, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria. È rappresentato sotto forma di ibis sacro, uccello che volava sulle rive del Nilo, o sotto forma (meno frequente) di babbuino. Inoltre era protettore degli scribi.
Il dio Thot è considerato tra i più importanti essere divini dell’antichità. La sua funzione è forse tra le più temute e rispettate dalle numerose culture in cui questa divinità compariva seppur attraverso nomi diversi.
Le entità lunari, come dice la parola stessa, sono associate alla Luna e hanno funzioni e tradizioni diverse a seconda della cultura. A questa categoria appartiene anche Thot. La sua identità era molteplice.
Amato e venerato nella città di Khmonou nel Medio Egitto, Thot era il Dio della scrittura, della magia, della sapienza, della matematica e geometria, inventore dei geroglifici.
E’ il patrono degli scribi, a lui si deve appunto l’invenzione della scrittura. Secondo la teoria ermopolitana, il Dio Thot aveva reso effettiva la creazione del mondo grazie alla parola.
Gli Egiziani credevano che Seshat avesse inventato la scrittura, mentre Thoth l’avrebbe solo insegnata all’umanità. Seshat altro non era che la “Signora della Casa dei Libri“, quindi anche lei era una figura che si prendeva cura della biblioteca, di ortografie e rotoli.
Si narra che avesse annotato, in 42 libri, tutta la sapienza del mondo. Il numero 42 sta per i nomoi egizi e per i giudici della psicostasia, di cui faceva parte.
La Luna era alla base del calendario egiziano. Come detto poc’anzi, Thot era un Dio lunare e quindi anche “signore del tempo”.
Era anche il Dio delle leggi e del diritto, aiutando Osiride a giudicare le anime dei faraoni e segnandone il loro destino. Questo avveniva durante il Giudizio divino – la pesatura del cuore.
Come gli Dei giudicavano le anime dei morti per segnarne il loro destino, è scritto nel capitolo 25 del libro dei morti. Tra questi vi era Osiride, Thot e Ammit, quest’ultima era colei che ingoiava l’anima del defunto qualora non avesse superato il giudizio.
Una bilancia, inventata da Thot stesso, ed una penna di Ibis erano gli oggetti divini con cui veniva decretato il giudizio. Il cuore del defunto veniva posto in un piatto della bilancia e la penna d’uccello nel piatto opposto. Due erano i verdetti:
se il cuore pesava più della penna, l’anima del defunto era condannata e la dei Ammit lo ingoiava;
se pesava quanto la penna e quindi restava bilanciata, allora era degna di passare “dall’altra parte” e Osiride lo accompagnava nei Campi dei Giunchi.
Come veniva raffigurato il Dio Thot
Due sono le raffigurazioni del Dio Thot:
- quello più comune che viene ritrovato nella maggior parte dei reperti, è una forma umana con la testa di Ibis, un uccello che vola sulle rive del fiume Nilo e che si pensa sia legato a questa divinità per la precisione dei suoi salti, che distano esattamente quattro palmi;
- Nella mitologia egizia Thot era stato alleato di Horus nella lotta contro Seth, per difenderlo dal Dio Ra. Quando la Dea Tefnut fuggì nel deserto di Nubia, egli fu incaricato di riportarla indietro.
- un babbuino con in testa una luna, simbolo di saggezza .
Le luci della sala sono mantenute costanti per non alterare e non danneggiare in alcun modo il preziosissimo papiro.
Mentre i tre studiosi prendono posizione, Yusuf Zubair saluta i presenti augurando loro buon lavoro e ogni successo nella ricerca.
Zafiram Sirin, responsabile di questa affascinante ricerca, si rivolge a Lubna Raniya, l'esperta in papirologia, cedendole la parola. Raniya, guardando i colleghi, sfodera un gran sorriso.
“Vorrei, prima di immergerci nello studio e nella ricerca, dirvi senza preamboli ciò a cui ci troviamo di fronte. Siamo in presenza di un reperto unico nel suo genere. In esso è incisa, si presume, la carta topografica degli inferi con l'indicazione delle varie entità demoniache e le iscrizioni utili onde sventare prevenire i pericoli relativi. Infatti, credetemi, vedrete con i vostri occhi il profondo dualismo che ha caratterizzato le istituzioni dell'antico Egitto e che ha influito sulla topografia dell'oltretomba. Ma questo riflesso dell'Egitto reale nel regno dei morti è puramente simbolico; deve essere trasferito ricordandosi come, nella terminologia misterica, le indicazioni vanno riferite a stati di essere, ossia a particolari condizioni dell'entità psichica disincarnata. Dovete sapere che questo grimoirio magico è una miscellanea di formule che mirava al raggiungimento di ben definiti effetti. Ogni formula è stata rappresentata da un geroglifico dalla bocca umana. Ciò voleva indicare che le formule in questione non erano semplici diversioni del testo, ma dovevano essere espressamente pronunciate. E le formule che compariranno nel libro dei morti sono ben definite! Infatti gli scritti che leggeremo sono parole divine e si crede che rappresentano gli scritti del dio PTHAH. Questa divinità era nei tempi antichi il simbolo del sapere. Si tratta quindi, in sostanza, di un supporto tangibile delle vie cosmiche, della lettura, della vibrazione della voce, appoggiandosi alla vibrazione della forma data dal segno grafico. Perdonatemi, amici, se mi sono dilungata. Non era mia intenzione tediarvi o tenere una lezione, ma solo mettere dei punti fermi dinanzi a ciò che incontreremo lungo la strada.”
Ma, meraviglia delle meraviglie, dinanzi ai loro occhi appare nella sua totale bellezza il papiro.
Sirin indossa come gli altri i guanti di protezione per le mani con molta cura e circospezione.
“Direi - disse Sirin - che la nostra analisi deve iniziare con lo studio del trattamento prima della formazione del foglio e successivamente dei trattamenti di rifinitura e di protezione dello stesso.
Questo immenso papiro narra innumerevoli vicende e certamente deve nascondere qualche segreto. Certo è che il nostro lavoro sarebbe stato quanto meno semplificato poiché all'atto del ritrovamento del papiro sono stati rimossi i sigilli e di cui a tutt'oggi non si ritrova traccia”.
Le parole di Sirin certo crearono nei presenti un profondo desiderio di andare a scoprire i possibili segreti contenuti nel libro dei morti. Divisi i compiti di studio, i ricercatori iniziarono l'analisi dei primi capitoli del libro diviso in 33 parti.
Subito Lubna Raniya si trovò dinanzi ad una scrittura di un'epoca certamente lontanissima: la descrizione di un incantesimo che avrebbe trasformato l'uomo nel re dell'universo.
Raniya a voce alta, guardando i suoi tre compagni, esclamò a voce alta: “Certamente è una parte del libro di Thot che è il testo base di ogni conoscenza iniziatica. Certo è - affermò – che mentre leggo, osservo e studio questo papiro, vedo che contiene una storia rocambolesca e bellissima. Questo incantesimo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio l'idea peculiare della cultura egizia, ossia che la scrittura geroglifica che è sotto i nostri occhi era riservata in modo esclusivo alla sfera della sacralità.Ci troviamo di fronte alla parola di dio, della divinità ovvero al verbo divino. Mi ritengo – disse Raniya – un'avida collezionista e studiosa di ogni tipo di papiro, ma il mio pensiero spesso mi riporta a quanto affermano gli archeologi e gli scopritori di tombe come in questo nostro papiro, testo sacro, che reca con sé la maledizione leggendaria che accompagna gli scopritori di tombe egizie: la maledizione della morte, conseguenza di tali gesti. Il papiro dei morti diviene per noi un efficace strumento di comunicazione e conversazione del sapere e sul sapere .”
Il silenzio viene interrotto da Sirin, che ha voce alta si rivolge agli astanti:
“Ho visionato e affrontato lo studio di altri due incantesimi che seguono i precedenti di cui ci ha riferito l'amica Raniya.
Vi ricordo che questo papiro che noi definiamo il libro dei morti reca con se il nome di papiro Waziri, che prende il nome da Mustafa Waziri, il nostro segretario generale del consiglio supremo delle antichità di Egitto.
Ho notato e trascritto questi nuovi incantesimi i cui geroglifici parlano del dio Anubi, il dio della mummificazione e protettore del mondo dei morti che avrebbe condotto il defunto davanti a Osiride, dio degli inferi.
Si parla, nel papiro, di un incantesimo rivelatore con cui il defunto giurava di non aver commesso nessuno dei principali 42 peccati e che il suo cuore poteva essere pesato sulla bilancia contro una piuma per determinare se fosse degno di un posto nell'aldilà.”
Sirin, con molta efficiacia, si rivolge allora verso Alima Aludra, la sua esperta organizzatrice e perfetta documentarista.
“Questa giornata ormai volge al termine e, cara Alima, dobbiamo organizzarci per la giornata di domani: l'analisi scientifica e tecnica del papiro grazie alle strumentazioni che Yusuf ci ha messo a disposizione. Credo che ci siamo meritati una lauta cena ristoratrice prima di recarci nei nostri alloggi (prospicienti la biblioteca) dotati di ogni tipo di comfort.”
Chiamati per sigillare e chiudere la sala di ricerca, appaiono sulla soglia tre addetti alla sicurezza che, dopo aver fatto uscire gli studiosi, procedono alla chiusura ermetica.
Già le prime ombre della notte fanno spazio ad una bellissima luce lunare che si riflette sul mare e sulla città di Alessandria e i riflessi argentei si specchiano sulla sponda occidentale del delta del Nilo.
Inizia il nuovo giorno e il Sole sembra emergere dalle acque per immergersi a sera e morire nel mare.
L'Egitto è la terra del sole per definizione e antonomasia e Alessandria affonda le sue radici nell'alba dei tempi. La sua nascita si fonde con la mitologia e della sua grandezza e mistero restano segni tangibili, custoditi nella grande biblioteca.
Già alle ore 8 il mattino trova le nostre ricercatrici Sirin, Alima e Raniya pronte ad accedere all sala di ricerca.
Dopo un paio di minuti il personale di sorveglianza giunge e, digitato il codice d'accesso, appare la sala in tutto il suo splendore.
Ogni cosa è al suo posto e le tre studiose occupano subito le rispettive posizioni.
Le luci rischiarano il tavolo di lavoro dove troneggia nella sua magnificenza l'immenso papiro del libro dei morti.
Sirin, nell'augurare a tutte il buon lavoro, si rivolge con la solita sua innata gentilezza ad Alima. “Alima, predisponi nella nostra sala le apparecchiature scientifiche che avevamo richiesto. Oggi, care colleghe, effettueremo delle indagini ben precise che ci permetteranno di catalogare con minuziosa attenzione ogni più piccolo particolare del nostro papiro e dei suoi possibili segreti. La prima a fare il suo ingresso è la macchina per effettuare la fotogrammetria, seguita dallo spettroscopio X Raman e per ultima l'apparecchio per realizzare con la grafica 3D gli oggetti che potranno servirci. Raniya, ti prego di affiancarmi in questa prima analisi.”
Accesa la macchina si procede alla prima analisi.
“Sarà eseguita sul nostro papiro una fotogrammetria. Il processo fotogrammetrico inizia con una serie di foto che potranno servire per determinare i contenuti ed estrarre misure che si potrebbero rivelare utili per la generazione di un modello in 3D.
Credo che ci sia utile, Alima, usare il sensore più grande che ci permette di avere una parità di ottica e distanza di presa.”
Si procede con le foto e automaticamente sono acquisiti i dati metrici del papiro. Dopo circa un minuto sul computer appaiono le foto caricate. L'indagine multi-spettrale continua con Alima che avvicina la nuova macchina d'indagine.
Si procede con opportuna cautela alla nuova analisi di studio, la spettroscopia X Raman.
Sirin e Raniya sono affascinate dalla bravura e dalle conoscenze tecniche di Alima.
Alima, con molta circospezione, inizia la spettrografia. Questo apparecchio scientifico è progettato per delle applicazioni che richiedono molta attenzione, in cui bisogna evitare qualsiasi contatto con il papiro e senza alcun prelievo di campione, caratteristica che lo rende strumento principe per la diagnostica molecolare.
Questa analisi viene compiuta da Alima in modo sequenziale sulla intera unità di misura del papiro, garantendo un'assoluta precisione e possibile ripetibilità e annullando ogni errore di posizionamento.
Il tempo scorre veloce e fanno capolino i primi segni di un pomeriggio inoltrato.
I nostri ricercatori non hanno fatto alcuna pausa e la loro capacità e la loro soglia di attenzione appare attenuata da un effetto alone. L'unica che ancora non trova un attimo di respiro è Alima, che alacremente sta collezionando nel computer tutti i dati fin qui raccolti.
Sirin, accortasi di ciò, decide allora che la migliore soluzione di qui a poco è interrompere lo studio.
Dopo circa mezz'ora, terminato il lavoro, anche Alima è pronta a dire: stop.
Raccolte le borse le tre ragazze, chiamati i rappresentanti della sicurezza, guadagnano l'uscita lasciandosi alle spalle una straordinaria e proficua giornata di analisi.
Sirin allora, forte del suo ruolo, a voce alta dice: “Buonanotte.”
Un nuovo giorno giunge e il sole già rischiara e illumina l'intera biblioteca di Alessandria d’Egitto.
Le tre ricercatrici fanno accesso nella sala. Il libro dei morti è lì in attesa, pronto ad essere studiato. Sirin si rivolge alle due sue compagne Raniya e Alima.
“Prima di iniziare il nostro lavoro debbo confessarvi l'esatto scopo del nostro studio. Fino ad oggi ho dovuto mantenere il più assoluto segreto!”
Raniya e Alima la guardano perplesse e il silenzio nella sala prende il sopravvento.
“Devo dirvi che tra i geroglifici di questo enorme papiro si nasconde la chiave di un mistero che ormai da secoli attanaglia qualsiasi studioso. In esso è contenuta l'ubicazione del luogo ove sarebbe conservato il famoso loto d'oro, la cui esistenza è avvolta da varie leggende e credenze popolari. Molti studiosi ne negano persino l'esistenza.
Noi dobbiamo senza fare una comparazione una profonda attenta analisi e uno studio al solo fine di accertarne la sua possibile esistenza.
Le leggende nel tramandare la storia della esistenza dell’otto d’oro narrano di una cerimonia sacerdotale in onore del Dio amon alla presenza del faraone punto una prima spiegazione plausibile come voi ben sapete è contenuta nella figura del faraone. Il faraone il vero simbolo dell’antico Egitto e significava il suo nome Grande casa . Molti lo consideravano una divinità scesa sulla terra e rappresentante degli dei nel mondo terreno e che avevi il controllo totale sul fiume Nilo oggi dovremo studiare ogni capitolo del libro dei morti leggendo tra le pieghe del papiro grazie agli innumerevoli fotogrammi che abbiamo catalogato.
L’impresa può apparire ardua,ma la sfidache abbiamo dinanzi è a dir poco affascinante!
Ramiya e io ci dividiamo i compiti mentre Alima annoterà ogni nostra indagine catalogandola.
Le ore trascorrono veloci e ogni formula di incantesimo viene scrupolosamente esaminata, ogni geografico viene passato al setaccio. Quando ogni speranza sembra abbandonare Sirin e Raniya hanno una battuta di arresto. Alcuni geroglifici appaiono non comprensibili. Sirin mentre osservava il ventunesimo rotolo del libro si accorse di due particolari geroglifici che non rappresentavano semplicemente un incantesimo, ma nella sua parte terminale recavano dei disegni oscuri, ma indicativi, un imbattersi in qualcosa di raro, ma di misterioso e oscuro. Certo appare chiaro che per migliaia di anni questo papiro manteneva i suoi segreti, senza svelarli. Guardando con profonda attenzione Sirin si accorse che in un geroglifico appariva l’immagine nascosta di HARSOMTUS. Tale personaggio era apparso nelle ricerche effettuate nel tempio di Hathor ad Deudera a70 km da Tebe sulla riva occidentale del Nilo. Furono ritrovate molte stanze funerarie e molte cripte mostravano stanze con pareti per Sirin la scoperta aveva un qualcosa di straordinario e di magico.Il suo pensiero si rivolse subito alla storia alla leggenda che avvolgeva Harsomtus.
Guardando più attentamente e allargando con le lente d’ingrandimento si accorse di quanta bellezza appariva ai suoi occhi. Harsomtus era sotto forma di un serpente, che emergeva con fiore di loto attaccato alla prima alla prua di una ch ancor più visibile in basso si scorgeva un pilastro che sostiene il serpente e la figura del Dio che riposa sul fiore di loto. SIRIN ricordò subito una raffigurazione, trovata nel passato con cui il dio veniva raffigurato dentro un contenitore chiamato HN e che rappresentava l’utero della dea NUTI. In un altro geroglifico appari alla sua vista la figura di un sacerdote nell’atto di ufficiale riti attorno ad uno strano oggetto strano e misterioso virgola ma dal color oro con accanto la figura di un gatto. a Sirin affiorarono immediatamente i suoi studi sui gatti dell’antico Egitto.Il gatto ricordo per gli egizi era l’animale sacro al Sole e a Osiride, mentre la gatta alla luna e a Iside e ricordo altresì che gli stessi veneravano BASTET, una divinità con corpo di donna e testa di gatto. BASTET è la figlia di Iside e sorella del dio Horus.Era una dea molto potente collegata a RA ed era il simbolo della vita, della fecondità e della maturità.Certo pensò Sirin il passato per sempre non può essere cancellato dalla storia e dimenticato dal tempo e improvvisamente le apparve tutto più chiaro.
Il luogo dove poteva essere conservato convalidava la ipotesi leggendaria dell’esistenza del LOTO D’ORO e la sua mente iniziò subito a elaborare ogni cosa e il suo viaggio verso la scoperta e la ricerca prendeva forma per divenire una splendida realtà.
Colma di felicitàe gonfia di orgoglio in un enorme sorriso si rivolse a Raniya e Alima: EUREKA!!! pronuciò ad alta voce. Il LIBRO DEI MORTI inizia a svelare i suoi misteri!!
Raniya e Alima si illuminarono e guardando Sirin dall’emozione non riuscirono a proferire parole, ma solo piccole sillabe incomprensibili ed evidente traspariva una gioia sui tre volti fino ad allora contenuti. Allora affermò Raniya il Loto d’oro esiste d davvero. E’ un risultato incredibile.
Ma dopo acuni istanti di felicità iniziarono a sorgere le prime domande.Sirin disse Raniya : “ Ma dove dobbiamo cercare?”Srin guardando le coolleghe non riusci’ a trattenere un affettuoso sorriso.”Io ho alcune idee al riguardo” che si basano sulle nostre conoscenze tramandate dai nostri predecessori:Gli antichi egizi Dovremoperciò prpcedere “ad escludendum” ripercorrendo a ritroso la storia egizia. Ho consultato sul computer un antico documento che consente la notizia dell’esistenza del libro dei morti e dipinti sul rotolo di papiro con illustrazioni dal grande valore artistico, che indicavano le tappe del viaggio ultraterreno del defunto. Dobbiamo però porci un interrogativo se sia potuto esistere un luogo dedicato al regno dei morti.
Il viso di Sirin improvvisamente si ulluminòdi immenso e divenne raggiante. Il LOTO D’ORO,disse ad alta voce non può che essere nascosto, conservato e ben protetto in un luogo certo e misterioso e una sola parola riuscì a proferire dalla sua bocca:HAMUNAPTRA!!!!
Hamunaptra era la città dei morti macabro appellativo che votava spettrali immagini di luoghi abbandonati, magari infestati da fantasmi, privi di vita e di una qualsiasi presenza umana. Era un fitto reticolo di tombe, mausolei e monumenti funebri di straordinaria bellezza HAMUNAPTRA la città perduta è stata considerata l’anticamera del Regno dei morti. Già il libro insieme di formule e di racconti è incentrato sul viaggio notturno del dio Sole e della sua lotta con le forze del male ( tra cui il serpente APOPI) che tentano nottetempo, di fermarlo per non farlo risorgere al mattino. nNon ci resta, disse Sirin, che organizzare il nostro viaggio ad HAMUNAPTRA e fare se avrà successo ritorno ad Alessandria . Credo che io Sirin sia l’unica a conoscenza dell’ubicazione di HAMUNAPTRA e credo che non sarà affatto facile per me ritrovare il luogo e scoprire in quale nascondiglio sia stato riposto il LOTO D’ORO.
Mi attendono non so quali pericoli enigmi da risolvere è la cosa più importante è che tu rania Lima rimanete a custodire e a continuare lo studio del papiro con l’attenzione che merita e scoprire nuove cose e quali segreti ancora custodisce punto partirò domani col mio amico archeologo il professor RADI AKIM espertissimo conoscitore di templi e tombe egizie.
Adesso che la sera volge al termine vi invito a chiudere voi la sala studio,io vi precedo e vi attendo fuori.voglio organizzare telefonicamente la partenza per domani telefonando ad HAKIM.
Mentre Raniya procede alla chiusura digitando il codice segreto accanto alla porta della sala,Sirin saluta affettuosamente a telefono Hakim dandogli lumi su quello che servirà loro per il viaggio dell’indomani.
Le ore trascorrono veloci e ogni formula di incantesimo viene scrupolosamente esaminata, ogni geografico viene passato al setaccio. Quando ogni speranza sembra abbandonare Sirin e Raniya hanno una battuta di arresto. Alcuni geroglifici appaiono non comprensibili. Sirin mentre osservava il ventunesimo rotolo del libro si accorse di due particolari geroglifici che non rappresentavano semplicemente un incantesimo, ma nella sua parte terminale recavano dei disegni oscuri, ma indicativi, un imbattersi in qualcosa di raro, ma di misterioso e oscuro. Certo appare chiaro che per migliaia di anni questo papiro manteneva i suoi segreti, senza svelarli. Guardando con profonda attenzione Sirin si accorse che in un geroglifico appariva l’immagine nascosta di HARSOMTUS. Tale personaggio era apparso nelle ricerche effettuate nel tempio di Hathor ad Deudera a70 km da Tebe sulla riva occidentale del Nilo. Furono ritrovate molte stanze funerarie e molte cripte mostravano stanze con pareti per Sirin la scoperta aveva un qualcosa di straordinario e di magico.Il suo pensiero si rivolse subito alla storia alla leggenda che avvolgeva Harsomtus.
Guardando più attentamente e allargando con le lente d’ingrandimento si accorse di quanta bellezza appariva ai suoi occhi. Harsomtus era sotto forma di un serpente, che emergeva con fiore di loto attaccato alla prima alla prua di una ch ancor più visibile in basso si scorgeva un pilastro che sostiene il serpente e la figura del Dio che riposa sul fiore di loto. SIRIN ricordò subito una raffigurazione, trovata nel passato con cui il dio veniva raffigurato dentro un contenitore chiamato HN e che rappresentava l’utero della dea NUTI. In un altro geroglifico appari alla sua vista la figura di un sacerdote nell’atto di ufficiale riti attorno ad uno strano oggetto strano e misterioso virgola ma dal color oro con accanto la figura di un gatto. a Sirin affiorarono immediatamente i suoi studi sui gatti dell’antico Egitto.Il gatto ricordo per gli egizi era l’animale sacro al Sole e a Osiride, mentre la gatta alla luna e a Iside e ricordo altresì che gli stessi veneravano BASTET, una divinità con corpo di donna e testa di gatto. BASTET è la figlia di Iside e sorella del dio Horus.Era una dea molto potente collegata a RA ed era il simbolo della vita, della fecondità e della maturità.Certo pensò Sirin il passato per sempre non può essere cancellato dalla storia e dimenticato dal tempo e improvvisamente le apparve tutto più chiaro.
Il luogo dove poteva essere conservato convalidava la ipotesi leggendaria dell’esistenza del LOTO D’ORO e la sua mente iniziò subito a elaborare ogni cosa e il suo viaggio verso la scoperta e la ricerca prendeva forma per divenire una splendida realtà.
Colma di felicite gonfia di orgoglio in un enorme sorriso si rivolse a Raniya e Alima: EUREKA!!! pronuciò ad alta voce. Il LIBRO DEI MORTI inizia a svelare i suoi misteri!!
Raniya e Alima si illuminarono e guardando Sirin dall’emozione non riuscirono a proferire parole, ma solo piccole sillabe incomprensibili ed evidente traspariva una gioia sui tre volti fino ad allora contenuti. Allora affermò Raniya il Loto d’oro esiste d davvero. E’ un risultato incredibile.
Ma dopo acuni istanti di felicità iniziarono a sorgere le prime domande.Sirin disse Raniya : “ Ma dove dobbiamo cercare?”Sorin guardando le coolleghe non riusci’ a trattenere un affettuoso sorriso.”Io ho alcune idee al riguardo” che si basano sulle nostre conoscenze tramandate dai nostri predecessori:Gli antichi egizi Dovremo perciò procedere “ad escludendum” ripercorrendo a ritroso la storia egizia. Ho consultato sul computer un antico documento che consente la notizia dell’esistenza del libro dei morti e dipinti sul rotolo di papiro con illustrazioni dal grande valore artistico, che indicavano le tappe del viaggio ultraterreno del defunto. Dobbiamo però porci un interrogativo se sia potuto esistere un luogo dedicato al regno dei morti.
Il viso di Sirin improvvisamente si ulluminòdi immenso e divenne raggiante. Il LOTO D’ORO,disse ad alta voce non può che essere nascosto, conservato e ben protetto in un luogo certo e misterioso e una sola parola riuscì a proferire dalla sua bocca:HAMUNAPTRA!!!!
Hamunaptra era la città dei morti macabro appellativo che votava spettrali immagini di luoghi abbandonati, magari infestati da fantasmi, privi di vita e di una qualsiasi presenza umana. Era un fitto reticolo di tombe, mausolei e monumenti funebri di straordinaria bellezza HAMUNAPTRA la città perduta è stata considerata l’anticamera del Regno dei morti. Già il libro insieme di formule e di racconti è incentrato sul viaggio notturno del dio Sole e della sua lotta con le forze del male ( tra cui il serpente APOPI) che tentano nottetempo, di fermarlo per non farlo risorgere al mattino. nNon ci resta, disse Sirin, che organizzare il nostro viaggio ad HAMUNAPTRA e fare se avrà successo ritorno ad Alessandria . Credo che io Sirin sia l’unica a conoscenza dell’ubicazione di HAMUNAPTRA e credo che non sarà affatto facile per me ritrovare il luogo e scoprire in quale nascondiglio sia stato riposto il LOTO D’ORO.
Mi attendono non so quali pericoli enigmi da risolvere è la cosa più importante è che tu rania Lima rimanete a custodire e a continuare lo studio del papiro con l’attenzione che merita e scoprire nuove cose e quali segreti ancora custodisce punto partirò domani col mio amico archeologo il professor RADI AKIM espertissimo conoscitore di templi e tombe egizie.
Adesso che la sera volge al termine vi invito a chiudere voi la sala studio,io vi precedo e vi attendo fuori.voglio organizzare telefonicamente la partenza per domani telefonando ad HAKIM.
Mentre Raniya procede alla chiusura digitando il codice segreto accanto alla porta della sala,Sirin saluta affettuosamente a telefono Hakom dandogli lumi su quello che servirà loro per il viaggio dell’indomani. Nulla deve essere tralasciato!! Carao Hakim disse Sirin predisponi subito gli strumenti tipici di noi archeologi da usare sul campo, non ultima la Trowel , la cazzuola inglese con lama da 10 cm., quella robustissima enon flessibile, l’umica con cui sia possibile ripulire escavatore in modo corretto se ci troveremo nelle condizioni di usarla. Appena sorge il sole di un nuovo giorno sul piazzale antistante la biblioteca alessandrina una grande Jeep a pieno carico attendere l’arrivo di Sirin in completo abbigliamento da archeologo mentre già siede alla guida l’amico RADI AKIM. Inizia il viaggio verso Hamunaptra che prevede circa tre ore di macchina di cui un percorso di 150 km sia su strada asfaltata, e circa 80 km di pieno deserto. Il tempo trascorre veloce e abbandonata la strada convenzionale affascinante appare il deserto nella sua bellezza e che colora il viaggio mentre il sole batte verso lo zenith e la temperatura esterna aumenta.
La fortuna degli occupanti e che il viaggio è corroborato da un’aria condizionata certamente gradevole e che non crea nessuna difficoltà. Ma mai dire mai.!!! Infatti a circa 20 km dall’arrivo, all’orizzonte appare una tempesta di sabbia e polvere fenomeno tipico del deserto, dinanzi agli occhi dei due archeologi. Un alto muro di sabbia e un vento forte fanno da scenario rendendo il cielo completamente giallo. Oggi queste tempeste di sabbia hanno l’appellativo di “Dragon Storm” la tempesta del drago. Dinanzi a Serin e Hakimi uno spettacolo affascinante in cui il sole si è oscurato lasciando il posto ad una intensa pioggia sabbiosa in un repentino cambiamento meteorologico nato quasi dalla volontà di un dio per proteggere la necropoli di Hamunaptra. Dopo circa mezz’ora la tempesta dopo aver investito e ricoperta la macchina dei nostri archeologi inizia a placare il suo furore e la sua forza e la macchina riprende il cammino allontanandosi di nuovo nel deserto.Torna dopo alcuni kilometri la completa visibiltà e appare all’improvviso un nuovo e affascinante scenario in tutta la sua bellezza:E’ una necropoli… E’ la città dei morti!!
Parcheggiato il veicolo in uno spazio antistante l’entrata ahi Hakim e Sirin zaino in spalla si avviano verso l’entrata del tempio dei morti. Sirin precedendo Akim entra nelle prime tombe a cui viene a contatto scrutando con attenzione tutto ciò che riesce e che i suoi occhi percepiscono nei minimi particolari. In ognuna di esse un corredo funerario con utensili e suppellettili, oggetti personali del defunto e del cibo ormai pietrificatosi. A terra dei vasi di profumo che dovevano contenere il profumo tipico che normalmente accompagnava il defunto: era una mescolanza di 60 diverse essenze, quali ginepro,cedro, menta, pistacchio e cannella e per terra oltre al profumo anche una piccola cassetta di legno che doveva contenere degli unguenti e medicinali , nonché sostanze oleose che servivano per preparare emulsioni, oltre ai vasi canopi.
Ad Hamunaptra ogni tomba veniva scalpellata nella roccia seguendo un percorso sotterraneo lineare che assumeva un valore simbolico. Il buio tragitto ipogeo imitava il percorso che, secondo i testi sacri egizi, il sole doveva percorrere con la barca solare nel suo viaggio notturno prima di risorgere al mattino; allo stesso modo il defunto sarebbe risorto nel mondo ultraterreno. Le tombe erano strutturate in una successione di ambienti: un ingresso con ampio cortile dava accesso al vestibolo rettangolare colonnato, ed era seguito da una cappella o sala delle offerte, dove erano stivati il cibo e gli oggetti necessari al defunto per affrontare il lungo viaggio mortale; seguivano una nicchia con stele funeraria e una statua del defunto e, infine, la cripta funeraria, dove il defunto giaceva nel suo sarcofago. l motivo di pregio architettonico era costituito dalle colonne e dai capitelli che sorreggevano il soffitto. Ma la bellezza che caratterizzava queste tombe è da ricercarsi nelle pitture parietali su stucco con soggetti di argomento religioso, funebre, sociale ma anche di vita privata e della natura nei suoi aspetti di flora e di fauna, pitture realizzate tutte con estro e vivacità. La tomba apparve in tutto il suo splendore: conteneva un insieme ben conservato di dipinti che mostrano il viaggio nell'aldilà dopo la morte. Le pareti della tomba illustravano i suoi incontri con diverse divinità che guidano durante il viaggio, conducendo infine alla fine..
Secondo gli storici, molte tombe sono considerate lussuose tra tutte quelle scoperte finora e destinate a persone di rango. Le pareti della tomba sono decorate con affreschi e una parte significativa delle pareti interne è ricoperta da decorazioni dipinte. Inoltre, le decorazioni sulle pareti della seconda scala di discesa sono in rilievo.
Le tombe egizie, infatti, erano ricche di oggetti simbolici e pratici destinati ad accompagnare il defunto nell'aldilà.Questi includevano gioielli, amuleti, mobili, vestiti, cibo, e persino carri e barche in miniatura.Inoltre, le pareti delle tombe erano spesso decorate con intricate pitture e geroglifici narranti la vita del defunto e i riti religiosi.
Hamunaptra città nascosta nel deserto e il luogo in cui riposa Imhotep. Questa è una mummia di 3000 anni che si crede che ritorni come una maledizione dopo essere stata liberata. Imhotep e la città di Hamunaptra sono intimamente legati e protette dai Medja , che non vogliono il risveglio della "bestia" che è stata custodita per secoli. La città altresiì funge da luogo di riposo per i Faraoni e custodisce la loro ricchezza mortuaria d'oro, e migliaia di preziosi oggetti funerari. Hamunaptra, conosciuta anche come la Città dei Morti .
La ricerca di Sirin prosegui’ senza sosta per individuare una sala funeraria particolare.Certo è che la
moltitudine di tombe presenti poteva scoraggiare chiunque.Ma il Libro dei morti appena elaborato corse in aiuto ai due archeologi Infatti gli antichi egizigi credevano che l’uomo nascesse con due anime:
iil BA, destinato ad effettuare il viaggio verso l’Aldilà, dove riceveva il premio o la punizione che lo aspettava, e il KA che rimaneva nella tomba con il corpo per custodirlo. Il processo di mummificazione permetteva al corpo defunto di conservarsi alla perfezione e quindi poter compiere questo viaggio.
L’Aldilà era visto come un mondo idilliaco, dove il defunto poteva vivere tranquillamente lavorare e riposarsi quando voleva, il tutto a cospetto di OSIRIDE.. Prima di arrivare a questo mondo di pace, il defunto doveva superare una serie di prove. Al termine del viaggio si giungeva alla prova finale. Sirin e Hkim proseguendo nel loro cammino giunsero in una tomba oscura preceduta da una grande sala. Sirin si illuminò improvvisamente nel viso felice di essere finita in quel luogo. La visione che si presentò dinanzi ai loro occhi ottenere altro non era che : LA SALA DEL GIUDIZIO, che per gli antichi era il momento cruciale per conseguire la piena sopravvivenza ed essere accolto nel paradiso degli dèi. Forse la ricerca poteva così giungere al termine, ma ora vi era qualcosa di piu importante da fare :l’analisi della sala! Sirin inizio nelrispetto del luogo dove si trovava ad ispezionare metro per metro la sala e i geroglifici posti sulle pareti che indicavano il viaggio dei morti. La sua attenzione improvvisamente fu attirata da un’illustrazione particolarmente scura e ricordò che quella figura l’aveva già vista nel papiro. Era la rappresentazione dell’ OM-DAI la punizione per colui che nella sua vita terrena si era comportato male e veniva punito nel peggiore dei modi e condannato ad essere mummificato vivo. Accanto al dipinto un geroglifico raffigurante uno Scarabeo un po’ più in rilievo rispetto agli altri simboli. La sua curiosità crebbe a tal punto di voler quasi staccare da quella parete la figura dello Scarabeo. Akim ricordando di quanti tranelli e meccanismi venivano messi a proiezione a difesa delle tombe dagli antichi egizi ebbe un’intuizione. Serin: Spingi,disse, lo Scarabeo facendo attenzione a qualsiasi cosa tu verrai in contatto. Sirin non se lo fece ripetere e con azione repentina spinse lo Scarabeo che improvvisamente entrò nella parete. Sul soffitto come d’incanto iniziarono a cadere sul pavimento delle gocce di un fluido strano. Sbigottiti e increduli guardando il pavimento si accorsero che quel fluido piovuto dal cielo altro non era che mercurio. Le gocce di mercurio sempre più frequenti si concentrarono nel centro della sala e all’improvviso scomparvero come inghiottite dal pavimento stesso. Dopo qualche minuto dietro lo Scarabeo si aprì con un rumore stridulo un’apertura nel muro di circa 1 m. Lo stupore della meraviglie lasciarono attoniti Sirin e Akimi che non riuscivano a proferire parola, ma la curiosità di vedere cosa conteneva l’apertura nel muro vinse ogni loro timore e paura. Illuminata l’apertura dinanzi a loro apparve una quantità di vasi canopi e più a fondo uno scrigno di metallo ermeticamente chiuso recante un sigillo in oro e un simbolo la S.
Sirin sorrise ad Akim dicendogli che quella S a sigillo, certo non era un omaggio degli antichi egizi alla sua persona. Ricordò che la S altro non era che l’iniziale della parola SESHEN, il vero nome del FIORE DI LOTO e che si riferiva alle ninfee che si potevano ammirare nei tempi antichi nei punti meno scorrevoli del fiume Nilo. Con un timore quasi reverenziale strinsero nelle mani il prezioso scrigno, mentre l’ emozione era salita alle stelle e guardare il suo contenuto rappresentava certo il momento più straordinario. Sirin pensò a come aprirlo è una luce è un’idea la illuminò. L’apertura era sicuramente legata al sigillo e con forza spinse il sigillo fino in fondo. Improvvisamente con uno scatto magicamente lo scrigno si aprì e apparve ai loro increduli occhi un manufatto coperto da un piccolo telo di lino adagiato su un piccolo papiro. Senza indugi con circospezione Akim e Sirin aprirono il piccolo telo di lino e meraviglia delle meraviglie apparve loro un manufatto facilmente riconoscibile per la sua forma e disegno: IL LOTO D?ORO, un oggetto bellissimo completamente in oro massiccio e finemente lavorato. Sirin non credeva a ciò che vedeva che non riuscivo a proferire alcuna parola e quasi balbettando riuscì a dire soltanto : “ CHE MERAVIGLIA!!!! “. Dopo alcuni momenti di imbarazzo e incredulità realizzò che la scoperta aveva qualcosa di stupefacente. Il Loto d’oro esisteva veramente e il corso dei secoli non ne aveva oscurato la bellezza, infatti esso rappresentava per gli antichi egizi l’origine dell’universo,la creazione della terra, del cielo, del sole e di ogni cosa e il la nascita del primo degli dei ATUM-RA. Ricordò Sirin come in un filmche le scorreva nella mente e negli occhi tutti gli studi e approfondimenti fatti sul fiore di loto, delle ninfee e dei simboli floreali trasmesse dagli antichi nel corso dei millenni. All’inizio dei tempi esistevano le acque del Caos e le tenebre coprivano le acque, fino a quando la ninfea primordiale si alzò dall’abisso. Lentamente, la leggenda ricordava ,Serin, la ninfea aprì improvvisamente i suoi petali rivelando un giovane Dio seduto nel suo cuore d’oro e un dolce profumo andò alla deriva attraverso le acque e la luce fluì dal corpo di questo bambino divino per bandire l’oscurità universale. Questo bambino era il Creatore, il Dio Sole la fonte di ogni vita. Quindi la ninfea primordiale chiuse i suoi petali alla fine di ogni giorno sostituito per tutta la notte dal Regno del Caos, finché il dio dall’interno della ninfea non faceva ritorno. Si narra che il creatore era consapevole di essere solo e tale solitudine divenne insopportabile e nel dio nacque il desiderio che altri esseri condividessero con lui il nuovo mondo. I suoi pensieri perciò divennero creare degli gli dei e tutto ciò che esiste. Quando i suoi pensieri li ebbero plasmati la sua lingua donò loro la vita nominandoli uno per uno.. Pensieri e parole erano quindi il potere dietro la creazione. Sirin e Hakim allora colmi di felicità estrassero dello scrigno il piccolo papiro e all’unisono lessero i geroglifici in esso dipinti e una sola parola era scritta: “RINASCITA”. I due riposerò con cura il papiro e il manufatto d’oro è chiuso lo scrigno riavvolgendolo nell’antico panno di lino.
Sirin allora posò il tutto nel suo zaino stringendolo con amore al suo petto a mo’ di protezione da tutto e tutti:Direi,disse Hakim guardando Sirin,con molta calma e circospezione dovremmo uscire fuori della necropoli raggiungere il nostro fuoristrada. Lentamente i due percorsero a ritroso i loro passi guardando se oltre a loro vi fosse qualche altra presenza, ma non vi era nessuno.La luce del pomeriggio e il sole ormai non allo zenith rendeva lo spettacolo desertico ancora più magico e affascinante è ormai fuori i nostri archeologi raggiunsero con la macchina e un sospiro di sollievo pervase entrambe. Erano fuori e potevano lasciarsi alle spalle Hamunaptra, la città dei morti. Ebbe inizio così il viaggio di ritorno. Missione compiuta!! Nuova meta la biblioteca di Alessandria. Iniziato il viaggio di ritorno vede alla guida Hakim con accanto lato passeggero Sirin che stringe tra le braccia il prezioso zaino. Dopo alcuni chilometri nel deserto avviene un fatto sicuramente molto strano: il cielo viene coperto dal volo di migliaia di uccelli neri tanto che sembra sia scesa la notte. Akim nel proseguire il viaggio vede che improvvisamente il cielo a poco poco si schiarisce e gli uccelli si allontanano velocemente. E’una nuova manifestazione naturale densa di magia o premonitrice di una sventura possibile? Finalmente il fuoristrada lascia il deserto e conquista la strada asfaltata e il sorriso appare sul viso dei due archeologi. Dopo circa due ore di viaggio in tutta la sua bellezza si intravedono le luci della sera sulla città di Alessandria. Sirin felice come non mai telefona sorridente a LUBNA RANIYA, a ALIMA ALUDRA e a YOSUF ZUBAIR, e al culmine della gioia:” Vi prego amici cari di attenderci al nostro arrivo in biblioteca per godere anche voi della nostra scoperta e della sua meraviglia. A tra poco miei cari,solo il tempo di arrivare”.
Le luci della sera si mescolano con la luce lunare immergendosi nelle acque del mare e come un fiore di loto avvolgono la Biblioteca di Alessandria.
Il fuoristrada si ferma accanto all’entrata secondaria e a passo svelto Sirin e Akim si dirigono verso gli amici che li attendono trepidanti. Con le guardie di sicurezza giungono alla porta d’ingresso della sala di studio fino ad allora avvolta dalla luce artificiale. Troneggia sulla grande tavola il libro dei morti, il famoso affascinante papiro quasi ad accogliere e a lasciare il posto al nuovo protagonista della scena: IL LOTO D’ORO mentre ognuno degli astanti prende posto in attesa delle parole di Sirin e Hakim e senza indugi viene stratto dallo zaino un piccolo involucro coperto e ad alta voce il silenzio è rotto da alcune parole:”Ho l’onore di presentarvi e sottoporre alla vostra attenzione questo piccolo manufatto che ogni archeologo vorrebbe stringere nelle sue mani. Dopo millenni e dall’inizio dei tempi ecco il prezioso e unico LOTO D’Oro”.
La meraviglia dei presenti e il loro stuporesi legge nei loro ampi sorrisi colmi di gioia,mentre un applauso spontaneo avvolge la sala. A turno stringono tra le mani il prezioso cofanetto quasi con la paura di sciuparne la bellezza con la sola vista.
Sirin ringraziando si congratula con i presenti poichè la scoperta è il frutto e il risultato di uno studio attento e accurato compiuto ognuno nella propria sfera di competenza e il solo lavoro di equipe ha permesso questo straordinario ritrovamento.
Il silenzio viene interrotto dalle parole di Alima che a voce alta pronuncia poche paroleelargendo sorrisi afferma che è il caso di festeggiare l’avvenimento. Sirin rivolgendosi agli amici senza mezzi termini che i festeggiamenti devono essere procrastinati al giorno seguente. “ Voglio,affermò Sirin,prima ancora di ogni momento di gioia dedicarmi stasera stessa alla conservazione e alla catalogazione di questo meraviglioso e preziosissimo oggetto d’oro e del papiro che ne narra la storia. Ci vedremo domani per i festeggiamenti ora desidero rimanere sola e terminare il mio lavoro prima del meritato riposo notturno.” Con la felicità sulle labbra e sul viso i tre lasciarono la sala mentre la porta blindata si richiudeva alle spalle di Sirin unica abitatrice della sala studio.
Accomagnata dalla sua innata curiosità strinse tra le mani il prezioso reperto e inizio a dettare al computer la relazione sulla sua scoperta e mentre lo guardava il suo cuore si riempiva d orgoglio. Trascorrono circa tre ore la notte incombe nella sala solo Sirin e i suoi nuovi compagni il Loto d’ oro e il Libro dei morti e lei non si acorge affatto del tempo che scorre e al termine ripone lo scrigno e il suo papiro in cassaforte ne in preda alla stanchezza e con gli occhi velati dal incipiente sonno si addormenta sulla sua poltrona. Vinta dalla fatica dorme di un sonno profondo e ristoratore corroborato da immensa felicità. Sono circa le tre di notte e mentre si gode il suo sonno, nella sala invece si aggira un’ombra sospetta e sinistra coperta da un mantello nero e un cappello a falde larghe. Con fare circospetto l’ombra sembra avvolgere Sirin che dopo alcuni secondi emette un gemito di dolore accasciandosi sulla sedia con il viso che cade sul tavolo. Trascorrono alcuni minuti e l’ombra si dilegua nella notte senza che si percepisca alcun rumore. Trascorrono altre ore e il nuovo giorno nasce in un’alba spettacolare mentre il sole sorge ed emerge dal mare nella città di Alessandria. Sono le nove del mattino e il cellulare di Serin suona ininterrottamente senza alcuna risposta. A chiamarla è l’amico Yosuf Zubair il bibliotecario e direttore della biblioteca di Alessandria.
Il suo primo pensiero è che l’amica Sirin stia ancora riposando dalle fatiche passate
.Le ore trascorrono inesorabilie il telefono di Serin squilla continuamente senza alcuna risposta. Yosuf e gli amici a noi noti iniziano a preoccuparsi e lo preganodo recarsi al più presto nella sala della biblioteca. Forse Sirin ha ripreso il suo lavoro e Yosuf senza indugio si reca insieme al personale della sicurezza e vigilanza verso la sala per fermarsi dinanzi alla porta blindata della stessa. Dopo aver inserito il codice di accesso la porta lentamente si apre ee lo spettacolo che appare dinanzi a loro è a dir poco sconcertante. Distesa a capo chino e riversa sul tavolo appare Sirin morta e in fondo alla sala stessa la cassaforte completamente vuota e spalancata.
Yosuf dimostrando sangue freddo ordina al personale di sicurezza di non toccare nulla nella sala per non contaminare la scena del crimine e inquinare possibili e utili prove e di presidiare dal di fuori la stessa facendola rimanere aperta e di chiamare con la massima urgenza la polizia. Trascorsi appena quindici minuti arriva trafelato un uomo dall’apparente età di cinquant’ anni,elegantemente vestito,attorniato da numerosi uomini. L’uomo è ADAN RADI,il più famoso ispettore della polizia di Alessandria,capo assoluto della squadra omicidi noto per la sua sagacia e capacità nel risolvere ogni tipo di assassinio. Accanto a lui una bellissima donna bionda in un’elegante tailleur nero: E’ la massima esperta e capo della polizia scientifica di Alessandria: la dottoressa LIMA NAMIR! Accanto all’ ispettore Adan prima di accedere nella sala l’esterno viene presidiato dagli uomini dell’ispettore nelle persone degli agenti BASIL, TAIZ, HATIM, NADIA, ALIMA e MUMEN. Vestiti con le tute di protezione Adan Radi e gli agenti Nadia e Salima fanno il loro ingresso nella sala che diviene così la scena criminis quella principe per effettuare il sopralluogo. Lima esperta della scientifica è altresì medico legale e il suo primo atto e l’accertamento invita della dottoressa ziering Zafira punto il corpo risulta privo di vita e appare gelido da ore senza apparente perdite di sangue e che possa indicare come sia stato effettuato l’assassinioe nessuna traccia vv emergere una prima analisi. Adan si limita con i suoi uomini ad osservare senza fare domande l’attività della preziosa collega punto la scena criminis sei di essa si può parlare costruisce le tracce di ogni persona che ha lavorato in quel luogo. La morte di sSirin pone subito agli inquirenti e agli investigatori tutti la domanda : E’ attribuibile la morte a cause naturali o trattasi di un omicidio? Al momento e da una prima analisi del cadavere non sembra si possa parlare di una morte naturale, seconda Lima Namir, ma solodall’autopsia, afferma la stessa, si potrà accertare “la mortis causa”. Ora dobbiamo prima di rimuovere il corpo, rivolgendosi ad ADAN, attentamente effettuare ogni tipo di rilievo. L’esame della scena criminis procede con attenzione e gli agenti della polizia, procedono effettuando ogni segnale antropometrico,misurando le distanze corporee, nonché il rilievo planimetrico e descrittivo e del luogo, e un ritratto completo e particolare in ogni più piccolo dettaglio, insieme ai rilievi fotografici a corredo di quello che sarà il fascicolo relativo al sopralluogo.
LIMA rivolgendosi ai suoi collaboratori chiese espressamente di effettuare anche riprese video della sala da ogni angolazione e sulle cose in essa contenute e che in futuro avrebbero potuto permettere in maniera più completa ogni utile opportuna valutazione criminologica in una migliore visione d’insieme. Dobbiamo verificare,disse,LIMA adADAN,ogni cosa,senza tralasciare nulla. Le nostre fonti di prova sono spesso invisibili, dalle impronte plantari,dattiloscopiche, dai residui di polvere da sparo, a micro tracce come peli,capelli e tutte vanno messe in particolare evidenza. La vittima da questo primo esame,non presenta né ferite, da taglio,abrasioni,strappi o l’uso da armi da fuoco. Potremo avere dei risultati precisi solo effettuando l’autopsia che riuscirà così a fare luce sulla morte della dottoressa. Abbiamo concluso la rilevazione di ogni possibile traccia. Le tracce sono, Adan, i veri testimoni come tu ben sai,” i silenti del crimine”. Sono sempre presenti e affidabili perché non possono mentire, non si dimenticano, non si confondono e non possono essere sbagliate. Solo un errore umano nell’individuarle e studiarle può sminuirne il valore. Dopo circa due ore trascorse dal reperta mento e dai rilievi la polizia mortuaria fu autorizzata a trasportare il corpo di Sirin presso l’istituto di medicina legale per l’autopsia da effettuare. Apposti i sigilli alla sala di studio della biblioteca Lima e l’ispettore Adam radi si allontanarono verso l’uscita della biblioteca. Cara Lima posso offrirti,disse, un caffè o ogni cosa tu desideri ed entrambi si avviarono verso il bar interno dlla biblioteca. Dopo aver consumato due caffè si congedarono e Adan chiese alla collega quali erano i tempi previsti per l’effettuazione dell’autopsia.
L’indagine investigativa sarebbe potuta iniziare solo dopo tali risultati. Trascorsero appena due giorni quando la mattina il telrfono dell’ufficio di Adan suonò con insistenza .Dall’altro capo del telefono la voce di Lima che con tono estremamente professionale,si rivolse all’ispettore dicendo:” Abbiamo terminato di redigere con i risultati completi e definitivi dell’esame autoptico”. La curiosità di Adan fu preceduta da un eloquente lungo silenzio. Lima iniziò a parlare affermando che detto esame era durato più del previsto per oltre dieci ore poiché non si riuscivano ad individuare le modalità della morte della dottoressa Serin.Solo con una approfondita indagine di diagnostica per immagini e con l’ausilio di metodiche radiologiche recentissime, quali la radiologia microscopica, e una micro TAC, siamo riusciti ad effettuare la visualizzazione di una possibile lesione nascosta.
Posso senza ombra di dubbio alcuno,disse LIMA, che la morte è avvenuta per avvelenamento da cianuro!! Infatti abbiamo riscontrato alla base del collo prospiciente la spina dorsale un piccolo foro dovuto ad una puntura effettuata con una siringa ipodermica. Certo è che molti pensieri iniziarono ad affollarsi nella mente dell’ispettore ADAN, primo fra tutti fu quello che l’assassinio abbia cercato di conferire all’accaduto un aspetto del tutto normale, e ove la causa del decesso non lasciava dubbio di sorta: si doveva trattare di morte naturale. Il mondo dei veleni, da secoli si è presentato sempre estremamente vario, complesso e misterioso e affonda le sue radici nella storia e nei secoli.
“IL VELENO UCCIDE”.Nell’utilizzazione criminale del veleno ci si è trovati di fronte a comportamenti particolari quali la dissimulazione, i segreti,le menzogne e l’ambiguità. Coloro che per uccidere fanno uso di veleni hanno come assassini un’ombra che li possa proteggere per colpire ed imporsi. Il veleno da sempre, pensò nuovamente Adan, “ E’ l’arma dei deboli!! Sulla scena del crimine tutto si poteva pensare che la mortis causa fosse il veleno e in particolare il cianuro. Gli studi fatti dall’ispettore gli ricordarono una tesi che nella sua specializzazione aveva scritto sull’argomento. Il cianuro è un’anione molecolare presente nei sali ionici dell’acido cianidrico. Il cianuro, infatti, ricordava, impedisce il rilascio dell’ossigeno da parte della emoglobina al sistema di trasporto degli elettroni e fa effetto entro pochi secondi causando la morte. Nel caso di specie la dottoressa Sirin era morta come fosse stata punta da una ape. L’ispettore allora iniziò ad elaborare nella sua mente e su un foglio di carta le piccole prove in suo possesso, certamente non sufficienti ad individuare un possibile assassino. In questo caso, pensò non si deve tralasciare alcun elemento che possa individuare il colpevole e le mie indagini devono essere svolte con oggettività per inchiodare il reo con le spalle al muro. I risultati dattiloscopici all’interno della sala e all’esterno e all’interno della cassaforte non presentavano tracce sensibili, se non quelle sparse nella sala da parte degli studiosi che lavoravano con Serin, solo le impronte di Yosuf Zubair,,Lubna Raniya e Alima Aludra.
Il quadro che si presentava dinanzi ad Adan certo non era dei più semplici da interpretare e indagare in questo caso non era facile ove apparivano più ombre che luci. In base alla sua esperienza nel campo delle indagini su casi omicidiari, si basava proncipalmente sul suo fiuto di investigatore , non trascurando alcun nesso di casualità. Quando ci si trova ad investigare su un caso di omicidio per scoprire il colpevole è necessario disporre di una somma di fattori: una confessione, un testimone, una prova materiale, e ogni più piccolo insufficiente indizio. Pensò che l’inizio della sua indagine doveva partire dall’esame della ricerca di possibili testimoni e prove, un percorso che studiava le caratteristiche della vittima e l’analisi compiuta sulla scena del crimine.
Infatti dopo il sopralluogo, fondamentale è lo studio dei fatti e la possibile identificazione dei responsabili o del responsabile tramite la documentazione delle condizioni ambientali e l’ individuazione di tutte le prove fisiche rilevanti, procedendo ad escludendum a diverse teorie e formulazioni. Le indagini iniziali devono procedere con l’interrogatorio di ogni possibile testimone e/o persona coinvolta e legata alla biblioteca di Alessandria e creando per ciascuno un profilo psicologico. Tale profilo può non limitarsi ad ipotizzare tratti di personalità, ma deve includere anche informazioni socio demografiche, nonché la corretta interpretazione della scena del delitto e individuando il tipo di personalità di ogni soggetto che avrebbe potuto compiere il crimine. Adan aveva dinanzi a sè i risultati dell’autopsia e dei rilievi effettuati sulla scena criminis, ma perso con lo sguardo nel vuoto nel suo ufficio, ebbe la sensazione di trovarsi nel “porto delle nebbie”. Tutto appariva troppo semplice e schematico, ma aveva la sensazione che qualcosa gli stava sfuggendo. Rivolse allora il suo pensiero non all’omicidio della dottoressa Sirin Zafiram , ma al reato commesso dall’assassino: ilfurto nella cassaforte presso la sala studio della biblioteca. Prima di tutto pensò che era indispensabile effettuare degli interrogatori approfonditi tra gli studiosi che collaboravano nelle ricercche, fino alle persone preposte alla security e alla sorveglianza della biblioteca e al personale preposto alla pulizia della sala di studio . Dopo aver compilato un lungo elenco di persone, chiese al suo aiutante l’agente di polizia MOUME di convocare nell’ordine scritto sul foglio i testimoni per l’interrogatorio uno alla volta. I primi ad essere convocati furono i colleghi di studio e ricerca della dottoressa Sirin: YOSUF ZUBAIR, LUBNA RANIYA,ALIMA ALUDRA e non ultimo RADI HAKIM. Dagli interrogatori trasparve quasi a giustificare le loro azioni precedenti che all’ora dell’omicidio, ognuno di loro adduceva lo stesso unico alibi ossia quello che dopo aver lasciato Serin la sera, a tutti insieme si erano recati a mangiare e festeggiare il successo della ricerca in un noto ristorante alessandrino: il MINOUCHE. Non tanto per curiosità, ma per proseguire l’indagine il desiderio dell’ispettore era di non tralasciare i più piccolo particolare e per questo sentì il bisogno di chiedere cosa avessero mangiato a cena gli interrogati.
Adan conosceva bene i piatti descritti tipici alessandrini, ma le sue esperienze culinarie ebbero il sopravvento. Cosa avevano mangiato si domandò? E fu accontentato dal coro adan unanime dei presenti. I piatti che venivano descritti erano certo ricchi di fantastici profumi solo a descriverli. Prima fa tutte la “MOULOKHEYA”, una zuppa di erbe famose in tutto il mondo arabo, nonché Un altro piatto principe la pecora altro piatto tipico guarnito di vari legumi e il piccione arrosto. La serata dichiararono i sunnominati testimoni, si era conclusa presso la discoteca più famosa di Alessandria affacciata sul mare: la MEPHISTO, il cui nome stesso poteva apparire oggetto di sventura. Molti interrogativi affollavano la mente dell’ispettore primo fra tutti:” Perché è stata uccisa la dottoressa Sirin Zafiram?. E un chiarimento esaustivo gli venne in aiuto dall’interrogatorio e dalla testimonianza del professor Radi Akim. Il professore che aveva promesso di mantenere uno stretto riserbo sulla vicenda e sugli studi compiuti nella biblioteca esitò non poco a raccontare la preziosa scoperta compiuta insieme alla collega in una tomba in HAMUNAPTRA.
“Abbiamo,confessò,trovato il famoso reperto di cui si ignorava la possibile esistenza avvolto solo da antiche leggende, il LOTO D’ORO” che aveva riposato nascosto da circa cinquemila anni nella città dei morti.” Adan a tale notizie vide allontanarsi dalla sua mente le nebbie che affollavano la sua mente di investigatore eil furto del loto d’oro doveva essere strettamente legato all’assassinio nella biblioteca e ogni persona che la frequentava poteva essere un colpevole potenziale e un assassino. Al di là del valore inestimabile del manufatto era importanteciò che esso rappresentava nel simbolismo egizio: “LA NASCITA E LA RINASCITA”. Ma quali misteri, pensò, poteva rappresentare tale oggetto nei tempi attuali e non seppe assolutamente darsi una risposta convincente. Gli interrogatori nei giorni a seguire proseguirono alacremente senza che nessun elemento utile all’indagine emergesse per dare una mano fattivae concreta all’ispettore. Procedendo nelle stesse i il desiderio fu quello di richiedere al procuratore di Alessandria l’autorizzazione e il mandato ad effettuare minuziose perquisizioni presso gli alloggi degli studiosi e del personale di sorveglianza. Adan appena giunta l’autorizzazione organizzò un briefing,una riunione al completo di tutti i suoi uomini gli agenti che da anni lo seguivano nelle sue imprese;BASIL,,TAIZ,HATIM, la bellissima NADIA e SALIMA e il giovane MOUMENche da due anni era al suo servizio. Andava organizzato subito un blitz e doveva essere effettuato nella più assoluto segreto.Si stabilì che si sarebbe compiuto alle 5 del mattino successivo in maniera contemporaneaco effettuando capillari e minuziose perquisizioni preso le abitazioni diYosuf Zubair,Radi Hakim, Lubna Raniya,Sa’d ELDIN e Alima Aludra.
Il sospetto di un investigatore del calibro di Adan era che i loro alibi pur se verificati, potevano invece nascondere segreti a lui sconosciuti e suo unico desiderio era quello per cui era pagato scoprire l’assassino o gli assassini fossero essi uomini o donne. Augurò buon lavoro e buona fortuna a tutti i suoi uomini dando loro appuntamento per il mattino seguente. Giunte le luci dell’alba Adam e i suoi agenti bussarono le varie porte destando da loro sonno gli studiosi della biblioteca i compagni di viaggio e di ricerca della defunta Sirin che meravigliati di questa irruzione non annunciata rimasero sbigottiti e sempre più stupefatti. A ognuno di loro fu consegnato un mandato di perquisizione e sul loro volto traspariva solo preoccupazione e’angoscia. Le loro case quasi tutte costruite su due livelli apparvero lussuosamente arredate anche se poste in vecchi centri urbani, ove si poteva in lontananza scorgere lo splendido mare di Alessandria. L’interno delle case si presentava come una miscellanea di stili, mobili in stile occidentale ricchi di ogni confort moderno e in cui si mescolavano immagini dell’ antico Egitto raffiguranti le antiche divinità .
I pavimenti erano finemente lavorati con motivi geometrici dai colori sgargianti. Le case nei loro due piani erano finemente arredate da salotti, da una splendida cucina e dispensa posta al pianterreno, mentre al piano primo vi erano il salotto e la sala da pranzo, mentre il secondo invece ospitava le stanze private con un’anticamera. Delle statue di grandi dimensioni troneggiavano nei salotti e Adam riconobbe subito quelle dedicate ad AMON- RA , a ISIDE dea della magia e della resurrezione, oltre a quella del dio HORUS il dio dalla testa di falco nella dimora del direttore della biblioteca di Alessandria Yosuf Zubair L’indagine dell’ ispettore e dei suoi uomini proseguì per ore e nel perquisire la casa di Alima Aludra simile nello stile in tutto alle altre un qualcosa colpì la sua attenzione. Le altre case avevano messe in bella evidenza una sola statua di un dio egizio dell’antichità, quasi ad esprimere le preferenze dei proprietari in una sorta di scelta di un dio a loro più congeniale e protettivo. Nel salotto di Alima troneggiavano in bella mostra invece due bellissime statue a grandezza naturale quella di HORUS una delle principali e più antiche delle divinità egiziane con alla sommità la testa di un falco e una seconda statua raffigurante un personaggio sul cui capo era posto un disco solare circondato dall’ Ureo. Accanto ad Horus era posta la statua del dio THOT che nell’ antichità era considerato tra i più importanti esseri divini. Era il Dio supremo Ehi chi aveva creato la scrittura, le formule divine, magiche e quelle della giustizia per l’aldilà dove egli pesava le anime dei morti nel suo giudizio. Al termine di queste perquisizioni domiciliari Adan richiamò i suoi uomini pregando loro di stilare un dettagliato rapporto, ma in lui crebbe la convinzione che non vi era stante i risultati un fondato motivo che il corpo del reato e le cose adesso pertinenti si potessero trovare nelle case di queste persone. Il giorno si procedeva verso l’imbrunire e l’ispettore fu preso da un certo sconforto per non aver trovato elementi significativi e chiarificatori alla sua indagine. Avrebbe atteso l’indomani per leggere i rapporti dei suoi uomini e decise di tornare a casa. La sua investigazione gli apparve come giunta ad un punto morto. La sua notte fu tormentata da sogni spettrali agitati e le poche ore di sonno certo non lo ristorarono affatto. Risvegliatosi improvvisamente e dopo aver sorbito un lungo caffè nero,le sue nebbie improvvisamente si diradarono in un lucido pensiero.
“Mi sta sfuggendo,pensò,un particolare forse piccolissimo che ho avuto dinanzi ai miei occhi:ma quale? “. Le sue cellule grigie si misero in moto e ad alta voce disse tra sé e sé,come aveva fatto a non capire e a non capire. Gli balenò subito un pensiero costante quello che appena il sole nasceva su Alessandria doveva tornare nella abitazione di Alima Aludra e capire il perché della presenza di due statue.
Forse era il suo un pensiero banale, ma forte era il desiderio di non lasciare nulla al caso. Un nuovo giorno nasce su Alessandria d’Egitto nel crescente sole che sorge dal mare. Adan via telefono chiamò immediatamente le sue giovani agenti Nadia e Salima, pregandole di venirlo a prendere a casa al più presto possibile.
Mentre l’alba esorta ormai sulla città con la macchina di servizio giungono presso l’abitazione di Alima Alundra e dover bussato alla porta d’ingresso già completamente vestita appare la padrona di casa. L’ispettore scorge immediatamente un sorriso di convenienza e di sorpresa sul viso della donna e subito le si rivolse scusandosi per questa ulteriore visita, ma spiegò che loro avevamo la necessità di farle vedere presso gli uffici della polizia alcune foto segnaletiche di persone che lavorano presso la biblioteca e come per gli altri studiosi le chiedevano aiuto per ogni possibile riconoscimento. Ll’ agente Salima avrà il compito di accompagnarla e di riportarla a casa nel più breve tempo possibile. “ Io disse Adan la ttenderò qui in casa sua insieme all’agente Nadia attendendo il suo ritorno sperando che il riconoscimento abbia successo.”Senza battere ciglio Alima Aludra prese la borsa e con la gente saliva guadagno l’uscita dell’abitazione. Finalmente Adan aveva il campo libero e con l’a gente Nadia si recò dal piano terra al primo piano dove troneggiavano in bella evidenza le statue di Horus e di Thot e iniziò ad osservare le stesse in ogni più piccolo particolare e solo dopo attento esame notò alla base della statua di Horus una piccola linea. L’ispettore pensava che fosse una crepa ma toccandola più da vicino improvvisamente udì uno scatto è la base della stessa svelò il suo segreto. La base conteneva un cassetto nascosto il cui contenuto apparve come dal nulla ove era poggiato uno straccio di stoffa ammuffito dal tempo. L’ispettore e Salima preso tra le mani un involucro lo guardarono stupefatti quando meavigliosamente apparve ai loro occhi ciò che non pensavano mai di trovare: era il corpo del reato ossia il famoso e antichissimo Loto d’oro. Superato il primo stupore la prima considerazione di Adan fu quella di avere raggiunto il primo traguardo in importante verso la scoperta dell’assassino.
Guardò l’agente Nadia che a voce alta disse”Ispettore allora siamo vicino alla verità e a due passi da scoprire chi ha commesso il delitto””. Non siamo ancora certi che il nostro assassino abbia gettato la sua maschera. Con il prezioso involucro Adan continuò a verificare ogni parte della stanza quasi spinto dal suo sesto senso e dal suo fiuto di investigatore provetto, quando inciampò improvvisamente nel grande tappeto che copriva il bellissimo pavimento ed esso a questo punto rivelò il suo nascosto segreto: apparirono i segni di un’apertura. L’incredulità regnava sovrana e Adan non perse tempo a sollevare quella parte di pavimentazione. Nascosta sotto i loro piedi appariva una botola che sollevata faceva intravedere delle ripide scalee al termine di queste accensero la luce e i due non cedettero ai loro occhi stupefatti e dinanzi a loro apparve un’immensa sala con un altare al centro di essa e l’ illustrazione di innumerevoli geroglifici sulle pareti. Accanto all’altare erano posizionate due statue dalle sembianze già conosciut. La prima aveva un viso già visto: era quello di Yusuf zubair e alla base della statua inciso un nome il grande sacerdote del Dio MANSUR. Accanto a questa un’altra statua di note sembianze recante il viso di Alima Aludra e alla sua base un altro nome: la vergine IZZ FADWA,grande sacerdotessa del dio HORUS.
Ovunque erani sparsi simboli e oggetti utili per i rituali e sull’altare era posto un papiro evocativo del dio Horus con una preghiera scritta in antico egizio. Ad Adan e Nadia apparve tutto chiaro come se nel buio della sala apparisse uno splendido sole. Tra gli oggetti rituali quasi nascosto alla vista apparve una siringa ipotermica. Forse ci si trovava dinanzi all’arma del delitto e con estrema attenzione Nadia con un fazzoletto prese la siringa riponendola prima in un sacchetto di plastica di quelli adoperati nelle refertazioni epoi nella sua borsa. L’ispettore colmo di gioia sentiva vicina la fine della vicenda e chiara in suo cuore,ma la sua mente si poneva la domanda e un nuovo interrogativo finale: l’omicidio è stato perpetuato da una o due persone. Mancava solo l’atto conclusivo. A passo svelto Adan e Nadia uscirono dal pavimento sistemando con cura chiudendo la botola ricoprendola con il tappeto. Nadia pose altresì nella sua borsa con estrema delicatezza il Loto d’oro. L’ispettore con un grande sospiro liberatorio uscìdall’abitazione tirandosi dietro la porta e senza indugi preso nelle mani il cellulare compose il numero dell’agente Salima che prontamente rispose : “ Senza farti capire,dissse Adan, trattieni ancora nei nostri uffici la dottoressa Alima Aludra e con l’agente Mumen convocate il direttore della biblioteca di Alessandria il dottor Yosuf Zubair: Io sto arrivando!!!”,disse con voce decisa. Poi nella mente dell’ ispettore Radi balenò l’ esigenza subito di effettuare una nuova telefonata. Compose senza indugio il numero della dottoressa Lima Namir l’esperta nelle tecniche di sopralluogo sulla scena criminis e responsabile della polizia scientifica della città di Alessandria.
“ Buongiorno cara Lima,disse, ti chiamo per un tuo preziosissimo intervento immediato e ti chiedo di recarti subito presso il tuo ufficio dove di raggiungerà il mio agente Nadia e che ti consegnerà la busta con la siringa ipodermica che potrebbe essere considerata grazie ai tuoi rilievi l’arma del delitto della dottoressa Sirin Zafiram !!”.
“ La tua grande professionalità,continuò Adan, e i tuoi risultati immediati potranno permettermi di inchiodare e accusare oltre ogni ragionevole dubbio il colpevole assassino”
Lima Namir,piena di orgoglio per la stima ricevuta da tali parole confermò all’ ispettore che si sarebbe recata prontamente in uficio ad effettuare ogni utile esame. Adan ben presto arrivò nel suo ufficio e ad attenderlo era l’ agente Salima in compagnia di Alima Alundra. Quest’ultima si sentì sollevata nel vederlo e prontamente guardando l’ispettore chiese ad alta voce se potesse andare via ottenendo un no come risposta l’immediata , mentre nell’ufficio fece il suo ingresso il direttore Yosuf Zubair e dinanzi alla sua vista il viso di Aludra si contrasse, meravigliata da tale presenza. Con fare deciso l’ispettore propose ai suoi due ospiti di accomodarsi insieme a lui in una sala attigua al suo ufficio, mentre l’agente Moumen entrò trtraeilato egli consegnò un piccolo foglietto. Quest’ultimo altro non era che il risultato dell’analisi computa sulla siringa ipodermica da parte della dottoressa Lima Namir. Nel messaggio una breve frase: “ La siringa presente tracce evidenti di cianuro”!. Adam non fece trasparire alcun segno di emozione,ma ebbe solo un pensiero che il cerchio ormai si chiudeva e che l’assassino era ormai con le spalle al muro. Dopo aver fatto accomodare nella sala i suoi ospiti coadiuvato dalla presenza dell’agente Nadia la prima domanda che formulò in modo imperativo fu :” PERCHE?”. Nella piccola sala scese il gelo e il silenzio mentre il viso di Alima Alundra si contrasse così improvvisamente e Adan con fare incalzante e minaccioso le rivolse una domanda istantanea:” Ha ucciso lei la dottoressa Zuf iram Sirin?” La reazione fu immediata e Alima Aludra scoppiò in un pianto dirotto e liberatorio e le uniche parole rotte dal pianto furono: “ Sono io l’assassina di Sirin. L’ho uccisa perché nel mio ruolo di sacerdotessa del Dio Horus questo era il mio compito di riportare dopo millenni il Loto d’oro al sacro culto del dio e volevo punire Sirin per aver violato con la sua scoperta l’antico sonno dei morti. “Io e Yosuf siamo i grandi sacerdoti ed eredi del dio Horus e non potevamo permettere che dei profani potessero spingersi oltre il muro del tempo antico con le loro scoperte turbando il riposo del Dio falco e coccodrillo segno .imperituro nei secoli e per quelli avvenire della forza e del dominio completo dell’Egitto. IL LOTI D’ORO andava protetto contro tutto e tutti per le sue straordinarie virtù, sintesi della conoscenza e della magia,visione del futuro e della capacità di guarire il presente e guardare il futuro.
L’arresto immediato compiuto dall’ispettore Adan Radi di entrambi i protagonisti della vicenda, dell’assassina e del suo complice fa calare sulla biblioteca della città di Alessandria il sipario, mentre le luci del giorno lasciano spazio a quelle di una notte serena in cui non vi sono tenebre oscure, ma solo l’illuminazione di una pallida luce lunare che si immerge e rischiara il mare e che si immerge e rischiara il mare di Alessandria d'Egitto avvolgendo tutta la città con la promessa di un sonno dolce e ristoratore.