Molto critica e decisa la posizione di Federdiabete Lazio: “Gara regionale per i presidi per la cura del diabete inadeguata. Ritiro immediato, i pazienti non possono più aspettare”
Federdiabete Lazio lancia un appello urgente al Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e al Direttore Generale della Sanità, Andrea Urbani, per chiedere il ritiro immediato della gara d’appalto indetta dalla Centrale Acquisti regionale. L’oggetto della contestazione è la fornitura di aghi, strisce reattive e pungidito, presidi essenziali per le persone con diabete.
La gara, pubblicata senza alcun confronto preventivo con le associazioni dei pazienti o le società scientifiche di riferimento, rischia di compromettere gravemente l’intero sistema di gestione del diabete nella regione. Nel Lazio, infatti, si contano circa 400.000 persone affette dalla patologia, con una delle percentuali di incidenza più alte d’Italia.
I punti critici della gara secondo Federdiabete Lazio:
Pochi fornitori per le strisce glicemiche: Sono previsti solo tre aggiudicatari per le strisce glicemiche. In un mercato consolidato, cinque aziende coprono la quasi totalità dei glucometri oggi in uso. Questa scelta obbligherebbe oltre 250.000 pazienti a cambiare dispositivo in meno di un anno, generando costi sanitari aggiuntivi, disagi organizzativi enormi e un carico di lavoro insostenibile per i Centri di Diabetologia.
Un solo aggiudicatario per lotto di aghi: Non è prevista alcuna alternativa. Questo meccanismo ha già causato interruzioni del servizio in passato, con aziende impossibilitate a coprire il fabbisogno regionale. “È inaccettabile – prosegue Lina Delle Monache – che non si garantisca almeno una seconda opzione, soprattutto per categorie fragili come neonati, bambini, anziani e pazienti obesi, che necessitano di aghi specifici e diversificati.”
Presidi di scarsa qualità: Numerosi pazienti hanno già segnalato l’uso di presidi dolorosi, che si flettono o si rompono, costringendoli ad acquistare dispositivi alternativi a proprie spese. Questo fenomeno, legato alla logica di gara che non privilegia la qualità e la personalizzazione, rischia di compromettere ulteriormente l’efficacia delle terapie e l’aderenza (compliance) dei pazienti al percorso di cura.
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