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Home Amici di Lavinio Profumo d'estate. Torre Astura, a pochi chilometri da Nettuno, una meta amena per chi ama il mare, la natura, la storia. Di Alberto Bordi

Profumo d'estate. Torre Astura, a pochi chilometri da Nettuno, una meta amena per chi ama il mare, la natura, la storia. Di Alberto Bordi

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Nei cristallini fondali intorno al castello ancora rintracciabili cocci di anfore e reperti di epoca romana

 

 

Non si può rimanere insensibili al grande fascino dei resti della peschiera pertinente alla villa romana risalente al I secolo a.C. e forse appartenuta a Cicerone, che ne parlava nelle sue lettere ad Attico. Questo angolo di storia e di natura importante si raggiunge percorrendo la strada provinciale Acciarella, che da Nettuno porta a Latina. Passato il grande bosco del Foglino, si prosegue per circa 5 km; al primo incrocio occorre girare a destra per Foceverde e, dopo tre chilometri, si arriva ad un grande parcheggio gratuito e non custodito, aperto dalle 7 alle 19.

Da qui parte una passeggiata a piedi che in 25 minuti circa ti porta a Torre Astura, il cui territorio è oggi compreso all'interno dell'UTTAT (Ufficio Tecnico Territoriale Armamenti Terrestri) del Ministero della Difesa, meglio conosciuto come "Poligono Militare" di Nettuno; è sicuramente grazie alla gestione degli uomini con le stellette che questo tratto di costa, lungo circa 8 chilometri, non sia degradato, anche se la spiaggia risulta fruibile nei soli mesi di luglio ed agosto. Nei restanti mesi ci sono esercitazioni militari. Se non si vuole camminare, dal parcheggio si può prendere una barchetta, che, per la cifra di 1,50 euro, ti conduce, in cinque minuti di  lenta navigazione sul fiume Astura, fino alla pineta che si affaccia sul mare. E' consigliabile portarsi acqua,viveri,ombrellone, lettino e cappello; l'optimum è una bicicletta con portapacchi per compiere il tragitto polveroso tra il parcheggio e la zona marina.

 

Si è lontani dagli scenari comodi degli stabilimenti balneari di Anzio, Lavinio e Nettuno. Qui c'è il mare vero, carico di storia. Il paesaggio è per la maggior parte pianeggiante, con tratti di vegetazione bassa a erbe e cespugli di macchia mediterranea. Qua e là affiorano scorci di dune, spesso sporcate da cumuli di alghe, residuo di mareggiate, o da rifiuti lasciati da villeggianti incivili.

La torre ed il castello appaiono ancora oggi in buono stato; qui nel 1268 Corradino di Svevia, sconfitto nei pressi di Tagliacozzo, si rifugiò in cerca di salvezza, ma Giovanni Frangipane, signore di questa terra, lo consegnò a Carlo d'Angiò re di Napoli, che non esitò a farlo decapitare.

Nel 1426, dopo essere stata feudo dei Caetani e degli Orsini, la fortezza passò sotto i Colonna i quali la ristrutturarono, dandole l'attuale aspetto, e la vendettero nel 1594 a Clemente VIII Aldobrandini. Da questi, passò ai Borghese, dai quali fu ceduta al comune di Nettuno negli anni settanta del XX secolo.

Si devono a Gregorovius ed a Gabriele D'Annunzio descrizioni affascinanti di questo luogo ameno, un tempo caro ad artisti e studiosi ed oggi apprezzato principalmente dagli amanti dell'attività subacquea in apnea.

Alcuni storici sottolinearono come la tappa di Torre Astura si rivelasse particolarmente infausta per la gens Giulio-Claudia: secondo Svetonio, Augusto contrasse nel viaggio notturno da Astura la dissenteria che lo avrebbe portato alla morte, e anche Tiberio vi si ammalò, ripartì diretto a Capri, ma morì a Miseno. Plinio poi racconta che una remora che si era attaccata all'albero dell'imbarcazione che portava Caligola da Astura alla sua villa di Antium, fu considerata presagio di morte - e che effettivamente l'imperatore morì due mesi dopo.

Molti pittori hanno rappresentato su tele lo scorcio del castello sul mare; tra questi merita attenzione l'artista Franz Schreyer (1858-1936).

In tempi più vicini a noi la fortezza è stata utilizzata come ambientazione per diversi film, tra i quali spiccano il Pinocchio televisivo, L'arcidiavolo e Brancaleone alle crociate con Vittorio Gassman; lo sceneggiato televisivo del 1975, L'amaro caso della baronessa di Carini, scritto dall'indimenticabile maestro di regia Daniele D'Anza, nonché il film Salvo D'Acquisto, del 1974, con Massimo Ranieri nelle vesti del protagonista, l'eroico carabiniere sacrificatosi per salvare un gruppo di persone dai rastrellamenti tedeschi.