Comirap

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Home Arte cultura e tempo libero Il rituale del lancio della monetina nella fontana di Trevi si deve ad un "archeologo mondano" di nome Wolfgang Helbig di Alberto Bordi

Il rituale del lancio della monetina nella fontana di Trevi si deve ad un "archeologo mondano" di nome Wolfgang Helbig di Alberto Bordi

E-mail Stampa PDF

 

 A tutti piace credere che funzioni davvero il rito propiziatorio del lancio della monetina nelle acque della fontana di Trevi in prospettiva di un ritorno nella città eterna, ma sono davvero in pochi a conoscerne l'origine.

 

La Fontana di Trevi è la più grande ed una fra le più note fontane di Roma, ed è considerata una delle più celebri fontane al mondo. Parlandone non si può non evocare il bagno di Anita Ekberg nella celebre “Dolce vita” felliniana  del 1960 oppure il tentativo di Totò di vendere la fontana stessa, complice un arguto Nino Taranto, ad un incauto acquirente (il film era “Totò truffa” del 1962), ma il capolavoro di Nicola Salvi adagiato su palazzo Poli è indissolubilmente legato al rituale del lancio della monetina quale gesto propiziatorio per un futuro ritorno nella città eterna. Come nasce questo gesto, divenuto parte integrante della fontana e della stessa città eterna, come ricordano i versi di “Arrivederci Roma” cantati da Renato Rascel?  Vale la pena richiamarli: “….te trovi Fontana de Trevi tutta pe' te! Ce sta 'na leggenda romana legata a 'sta vecchia fontana per cui se ce butti un sordino costringi il destino a fatte torna'. E mentre er . sordo bacia er fontanone la tua canzone in fondo è questa qua! Arrivederci, Roma... good bye...au revoir...

La Fontana di Trevi ha fatto da sfondo a tanti altri film, tra i quali citiamo “Tre Soldi Nella Fontana” (1954) e “C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola.

 

 

Ecco le due spiegazioni più accreditate di un gesto sicuramente antico eppure ripetuto ogni giorno migliaia di volte di fronte alle trasparenze dell’Acqua Vergine: la prima, legata all’uso, comune a tanti popoli vissuti prima di Cristo, Romani compresi, di gettare monete in fontane, fiumi o laghi per accattivarsi il favore delle divinità delle acque ed essere tutelati durante un viaggio, che non mancava di pericoli naturali. Una seconda ipotesi riconduce più semplicemente questa tradizione al fine di ricavare fondi da destinare alla gestione ed al restauro della fontana.

Vale la pena ricordare, al riguardo, che il progetto della fontana di Trevi fu finanziato prevalentemente dai ricavi derivanti dalla reintroduzione del gioco del Lotto a Roma. Oggi l'acqua del bacino della fontana fuoriesce attraverso un meccanismo di riciclo e non è più potabile. Al contrario alcune fontanelle laterali al corpo centrale del monumento forniscono ancora oggi acqua da bere. L'Imperatrice

I romani veri raccontano che un tempo, quando un ragazzo doveva partire da Roma, veniva condotto dalla sua fidanzata alla fontana per berne l'acqua da una coppa nuovissima, mai usata. Dopo il rito rompevano la coppa per simboleggiare l'indissolubilità del loro amore.

 

L'indagine più accurata sulla genesi di questo gesto propiziatorio è stata svolta dalla professoressa Lucia Travaini, numismatica di fama internazionale, capace di reperire un articolo del 1900 di R. Wunsch, scritto in onore di Wolfgang Helbig (1839-1915) che su questa vicenda ha un ruolo di assoluto protagonista. Apprezzato archeologo, questi era considerato un punto di riferimento culturale per gli studiosi tedeschi che arrivavano a Roma, ma non solo; in breve tempo era diventato anche il fulcro della mondanità alemanna all'ombra del cupolone; in questa sua veste di brillante "compagno di salotto" dell'intellighenzia germanica a Roma, ebbe modo di capire quanto grande fosse la malinconia degli studiosi tedeschi in procinto di allontanarsi dalla città dei papi, dove, a detta di molti di loro, avevano trascorso il periodo più bello e più ricco della loro esistenza. Proprio per suggellare questo addio struggente e per alleviarne in un certo qual modo l' infinita amarezza grazie ad una fondata speranza di ritorno, Helbig, “l'archeologo mondano”, inventò il rito del lancio della monetina nella fontana di Trevi quale incantesimo per tornare a riassaporare le bellezze di Roma.

L'idea fu  molto apprezzata da subito e perfino il grande Theodor Mommsen (1817-1903) spese parole  di plauso ed ammirazione per Helbig e per la sua geniale trovata: ".....la felicità dei tempi romani, la grazia, la tranquillità, la gaiezza, la pienezza della vita e della convivenza romana legano tutti coloro che sono arrivati a Fontana di Trevi in un legame con Roma e insieme in un legame reciproco di comunanza duratura......".

In realtà il rituale del lancio della monetina , per essere compiutamente propiziatorio del ritorno, doveva avere per oggetto una moneta fuori corso (forse simbolo dell'amore per il passato) ed essere accompagnata da una copiosa bevuta di acqua vergine, sgorgante dalle rocce inventate da Salvi. Carlotta d' Austria, moglie dell'Imperatore Massimiliano celebrò il rito usando una preziosa coppa donatale da Papa Pio IX. Queste due componenti si sono perdute nel tempo e l'introduzione dell'euro ha purtroppo "omogeneizzato" le monete che si adagiano sul pavimento della vasca, ma l'incantesimo funziona ancora ed i turisti continuano a tornare a Roma…….

 

 

 

 

 

Seleziona la lingua

Italian English French German Greek Portuguese Spanish